Indignados, un fallimento tutto italiano | Megachip
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Indignados, un fallimento tutto italiano

Indignados, un fallimento tutto italiano
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17 Ottobre 2011 - 15.29


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Una meravigliosa occasione perduta.

protestaindignatadi Nicola Sessa – peacereporter.net. Con commento di Megachip in coda all”articolo.

I cosiddetti Indignados italiani hanno fallito. O, forse, noi italiani non abbiamo compreso a fondo il significato dell”indignazione.
Si dirà che c”erano molti pacifici che credevano di marciare pacificamente; si dirà che una frangia violenta ben organizzata, magari con il supporto di elementi stranieri, ha rovinato una manifestazione bellissima. I black bloc sono diventati un alibi troppo scontato in un modo di manifestare diventato anacronistico, ancorato a schemi che hanno almeno 50 anni di vita,

modelli che il potere politico finanziario è ben preparato a fronteggiare. È impossibile evitare la violenza dei ragazzi vestiti di nero? Sicuramente è possibile tenerli fuori dalla festa.

È proprio in questo che gli organizzatori della manifestazione italiana (unica in Europa ad aver preso questa piega vergognosa) hanno fallito. Quello degli Indignados è un movimento nuovo, fresco, creativo, improvvisatore. A Roma il tutto è stato pianificato come una qualsiasi manifestazione sindacale con il classico raduno in Piazza della Repubblica e fine corsa a Piazza San Giovanni. Nulla di nuovo. Come nuove non erano le presenze alla manifestazione: bandiere di Sinistra e Libertà, dei Cobas, del Partito comunista dei lavoratori, dei No Tav non avrebbero dovuto esserci. Tanto meno il gruppo del “no tessera del tifoso”. Sì, c”erano anche loro.

Le manifestazioni di Spagna, Israele e soprattutto di Wall Street hanno insegnato che non ha senso marciare senza senso e che soprattutto i numeri non contano: sono più efficaci 300 persone che arrivano all”improvviso nel cuore finanziario di un Paese che non un milione di persone davanti a una basilica.

E ancora i cori: sempre “Silvio pedofilo”, “Silvio vaffanculo”. È tutto molto limitato e cieco. Gli Indignados si muovono contro un sistema asfissiante politico-finanziario, di cui fanno parte tutti, anche i sindacati. Il bersaglio non è un solo governo e gli Indignados, per definizione, non possono e non devono sopportare il cappello di alcun partito. Magari, un giorno scopriremo che un corteo silenzioso, sobrio, senza musica e alcol spaventerebbe maggiormente i vampiri che ci guardano dall”alto.

Non sono state portate idee, nessun programma, nessuna richiesta, nessuna pretesa. Gli Indignados italiani hanno perso una grande occasione e ne sono responsabili perché da domani non si parlerà del futuro delle nuove generazioni, della disperazione delle vecchie, ma di una manifestazione con centinaia di migliaia di persone rovinata da un gruppo di criminali vestiti di nero.  

 

Fonte: it.peacereporter.net.


Nota di Megachip:

 

Nicola Sessa sottovaluta un aspetto essenziale. Il programma c”era, eccome! C”erano parole d”ordine precise (come quelle di Alternativa e quelle del Comitato 1° ottobre), anche se immerse in un mare di diversità.  Comunque il problema esiste e dovrà essere affrontato. Ne parla anche Debora Billi in un suo articolo (“Basta: i cortei non servono ad un accidente”). Di certo, anche per ragioni storiche, non è stato facile per nessuno liberare le grandi novità dal guscio delle abitudini.  Se Sessa fosse stato là dentro non avrebbe potuto fare meglio 


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