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Diario di un anno di militanza

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26 Gennaio 2012 - 11.26


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federico 20120126

di Federico Frascarelliwww.paneacqua.eu

Pordenone, dopo circa un anno si è svolta, nel capoluogo friulano la seconda assemblea nazionale di Alternativa, il laboratorio politico culturale fondato da Giulietto Chiesa il 17 Aprile 2010. La scelta della location non è casuale ma vuole essere un omaggio al gruppo friulano che si è contraddistinto nel corso dell”anno crescendo come organizzazione territoriale e come numero di iscritti.
Dopo un anno di militanza non è difficile tirare le somme di un bagaglio di esperienze importanti. Vorrei partire subito da quella che mi ha colpito più di tutte, lo faccio parlando di quello che più di tutte mi ha profondamente segnato. La giornata 13 giugno 2011. 

Giornata della Vittoria Referendaria. Giornata indimenticabile. Alternativa è stato un movimento significativo dentro il comitato referendario “vota si per fermare il nucleare”, lo forze e le persone in campo che hanno dato il loro contributo è stato importante. A partire dalla raccolta firme, alla sensibilizzazione, dall”organizzazione, fino alla comunicazione. Un percorso che ha significato per me e per molti altri militanti un alto momento di crescita e formazione politica. Siamo stati parte di un evento importante della storia di questo paese. Sono convinto che si sia aperto un varco in quel periodo, che è iniziato con la vittoria di Pisapia e soprattutto con quella di De Magistris a Napoli. Le settimane precedenti il voto referendario stavano dando la spinta a quel vento di cambiamento che avrebbe preso ancora più forza con la vittoria dei referendum per sfociare il 14 giugno nell”occupazione del teatro valle. Uno fra i più importanti teatri di Roma, anch”esso rappresentazione dell”ennesimo bene pubblico dismesso senza un progetto trasparente e gestito secondo logiche privatistiche.

Io trovo che sia significativo che in Italia, terra di arte e di cultura, paese unico per beni artistici che tutto il mondo ci invidia, i lavoratori dello spettacolo, una fra le categorie più segnate negativamente dalla crisi, trovi la forza e lo spirito per portare avanti una protesta che non si ferma soltanto alla semplice occupazione, ma trovi le forme e anche le formalizzazioni giuridiche per provare a delineare un percorso di gestione condivisa, distribuita, democratica del bene comune.

Siamo partiti con le mobilitazioni per i diritti sull”acqua pubblica per arrivare alla difesa di una altro bene comune, meno materiale, ma importantissimo come la cultura. Reputo estremamente importanti i contributi di Ugo Mattei e Stefano Rodotà alla causa del Valle Occupato, che nasce da un momento di lotta giuridicamente illegale ma costituzionalmente legittimo per riappropriarsi di uno spazio pubblico sottratto alla collettività di cui la collettività si riappropria trovando attraverso processi di discussione interna le forme, pratiche ma anche giuridiche, per autogestirsi. E” vero che bisogna stare con i piedi per terra ma non si può allo stesso modo non considerare molto interessante il progetto napoletano di De Magistrs di portare a compimento la creazione di una società di diritto pubblico per la gestione dell”acqua in cui a partecipare nel consiglio di amministrazione siano le voci dei movimenti e dei lavoratori.

Il bene comune, al momento, è l”unico sistema economico sociale Alternativo ad una società capitalistica che non riesce più a garantire quello che un tempo, aldilà dei vari nonostante, riusciva a garantire: benessere e lavoro.
E” cosa nota che un italiano su due invece di preoccuparsi di quello che sarà il suo futuro con le riforme neoliberiste, assolutamente in continuità con il precedente governo Berlusconi, faccia indiscriminatamente il tifo per Monti senza porsi il benché minimo problema di come influiranno negativamente sulla vita della stragrande maggioranza degli italiani le riforme che adesso vede come l”ultima possibilità di salvezza. Ma in un momento di incertezza totale in cui si prefigurano scenari estremamente bui sembra essere l”unica maniglia possibile alla quale aggrapparsi.

Non entrerò nel dibattito dell”euro si – euro no. Motivo di discussione ampia dentro il laboratorio di Alternativa. Ma sicuramente dobbiamo ripensare ad una Europa diversa, un”Europa libera dalla schiavitù dei mercati, ad una Europa che non può essere messa in ginocchio dalle valutazioni delle agenzie di rating e sicuramente, dire di no alla BCE al Fondo monetario Internazionale, alla UE, che non hanno nessun mandato elettivo per dettare le regole agli stati nazionali su quali misure adottare in materia di politica economica.

La nostra partecipazione come Alternativa al comitato No debito (comitato nato dalla volontà di Giorgio Cremaschi con l”auspicio di porsi come opposizione di movimento sociale alle politiche di austerity del nuovo governo Monti) è in questo senso puntuale e strategica. Ma nel dibattito sull”euro è complicato e difficile trovare una convergenza propositiva sul cosa fare piuttosto che sul cosa non è giusto fare. Il parere degli economisti, anche se provenienti da una stessa area ,non è sempre uniforme, tutt”altro, segno che non ci sono manuali di riferimento per il tempo che corre e non c”è un pensiero di riferimento. Credo tuttavia che la moneta, nel suo significato più profondo debba intendersi come concetto democratico, non come un tecnicismo comprensibile per pochi. La moneta, come direbbe Keynes, è l”anello di congiunzione fra presente e futuro. Un euro in funzione del tempo dunque, ma in che modo?

Onestamente, e questa è la mia personale opinione, credo che sia giusto parlare di ecologia. Credo che sia importante inquadrare il momento storico. In un contesto, oggi più che mai, segnato dalla lotta per le risorse naturali credo che non si possa non parlare di conversione ecologica. In un mondo dominato dal mercato, dal consumismo, dalla crescita infinita, vengono a galla le grandi contraddizioni di un sistema che, come più volte preannunciato da Giulietto Chiesa negli anni passati, sta giungendo oramai al collasso. Il riciclo delle risorse, la minimizzazione degli sprechi, la produzione di energia pulita, la distribuzione del sistema produttivo e la condivisione, sono la base di partenza per un mondo nuovo che inevitabilmente ci sarà. Questo non vuol dire indiscriminatamente green economy.

E” bene fare chiarezza su questo punto che molto spesso è oggetto di incomprensione fra movimenti che vogliono dialogare fra di loro, non per un incondizionato rifiuto del capitalismo e delle sue regole, ma perché quello del processo di riconversione ecologica va guidato e governato. Non si può cioè lasciare che sia la mano invisibile a gestire, secondo i ben noti criteri del profitto, lo sviluppo di una economia alternativa che finisce poi col diventare una bolla speculativa a danno di altri e importantissimi settori come per esempio quello alimentare.
Non si può in parole povere eliminare un campo di grano perche è più conveniente sostituirlo con un campo di pannelli solari. Non si può sostituire la coltivazione di cerali per la produzione alimentare a vantaggio di una produzione di biocarburante.
Ostinarsi a pensare che il business dell”energia pulita ci porterà nuovamente a far soldi è totalmente sbagliato. La decrescita in questo senso è un passaggio obbligatorio. Non si può cioè considerare il prodotto interno lordo come l”unico mezzo possibile per misurare la salute di un paese. Il consumo, la crescita infinita fanno ormai parte del passato. Dopo la vittoria referendaria, il comitato nazionale “vota si per fermare il nucleare” ha tentato di darsi una forma nuova, accettando una nuova sfida: quella del “forum energia“. Ed è da li che dobbiamo ripartire.

Alternativa in questo contesto può giocare ancora un ruolo importante soprattutto nella capacità di mediare fra le varie personalità del comitato nazionale, sempre d”accordo nel dire di no (adesso è la volta del carbone) ma spesso in contraddizione nella formulazione di nuove proposte.
Nonostante la più stupida televisione del mondo, quella italiana, continui a proporci modelli e stili di vita ormai profondamente lontani dalla concretezza reale, sappiamo tutti, o almeno lo sappiamo bene in Alternativa, che l”informazione è importante e propedeutica per il cambiamento radicale.
Abbiamo deciso di partecipare al progetto di Tv Popolare, un progetto che nella sua realizzazione pratica è sempre stato il sogno del cassetto di Giulietto Chiesa, un progetto ambizioso e difficilissimo da perseguire. Ma secondo me non impossibile. Dobbiamo insieme ai ragazzi di Tv popolare trovare le modalità e le tecniche giuste di partecipazione. Fuori c”è la gioventù ed è tanta quella che non vede l”ora di mettersi in gioco per un progetto innovativo. Dobbiamo trovare le formule giuste di integrazione, dobbiamo trovare i fondi ma soprattutto saper coinvolgere le persone che sono molte e che non chiedono altro che potersi mettere in gioco per un progetto in cui credono.

Fonte: http://www.paneacqua.eu/notizia.php?id=19516

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