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Megachip è già tutto questo

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5 Febbraio 2012 - 22.30


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cab-mobile

di Pier Francesco De IulioMegachip

Ai lettori di Megachip, agli amici di Alternativa.

Ci sono molti modi di scrivere un editoriale, troppi.
La cosa si complica quando l”argomento sul quale si è chiamati ad esprimersi coinvolge noi stessi in prima persona e tratta degli impegni che ci assumiamo con gli altri per il futuro.

Si sa, un numero troppo alto di possibilità spesso conduce all”impasse. Mi sono deciso alfine a scrivere questo pezzo poco prima della sua pubblicazione, con la stessa spontaneità che avrei avuto nello scrivere a degli amici per raccontargli l”inizio di un”avventura. Tenendo a mente il consiglio di un grande maestro come Luigi Pintor – che di editoriali se ne intendeva – quando diceva, “due pagine bastano ad esaurire qualsiasi argomento”.

Quando Giulietto Chiesa mi chiese la prima volta se fossi interessato a prendere la direzione di Megachip istintivamente risposi “non lo so”. Naturalmente mi sentivo lusingato dall”offerta ma la questione non poteva essere risolta così, su due piedi: chiesi tempo per riflettere. Pensai anche che la mia risposta potesse essere stata fraintesa ed interpretata male. Fui rincuorato nel constatare che il mio interlocutore non ne era stato offeso. Anzi. “Bene, sono d”accordo. Prenditi il tempo necessario, e fammi sapere”, mi disse.

Presi il mio tempo. E in questo tempo ebbi modo di conoscere Pino Cabras. C”eravamo già incrociati una volta a Firenze durante un Consiglio Nazionale di Alternativa ma non avevamo avuto l”occasione di parlarci. Naturalmente sapevo chi fosse. Sapevo dell”ottimo lavoro che faceva per Alternativa e per Megachip. Poche telefonate bastarono affinché tra noi si stabilisse un”intesa.

Il risultato delle nostre conversazioni fu che ci trovammo in sintonia su molti aspetti sia di contenuto sia di metodo e anche su una certa visione di come sarebbe dovuta evolvere l”organizzazione e la linea editoriale di Megachip.
Naturalmente dei nostri convincimenti ne parlammo con Giulietto Chiesa, il direttore responsabile, che si dimostrò anche lui favorevole. La conseguenza ulteriore fu che il mio “non lo so” divenne un “sì”.

In questo lasso di tempo ci fu il momento in cui Pino Cabras mi affidò le chiavi della sua “cab-mobile”, come ebbi a chiamare una volta il “suo” Megachip, ovvero l”utenza di “amministratore” del sito web. Insomma, iniziai subito a farci “un giro”. Ne seguirono numerosi altri.

Fu una vera sorpresa. E non mi riferisco soltanto agli aspetti meramente informatici, ai quali per attitudine professionale ero abituato, o al cospicuo numero di articoli, contributi scientifici, editoriali, lettere, ecc., pubblicati negli anni di presenza sul web.
Ad attirare la mia attenzione furono piuttosto un certo numero di progetti non particolarmente sviluppati ma dai nomi suadenti – Pensieri lunghi, Stella polare, Cronache bizantine, . -  che nel sistema elettronico mi si presentavano in veste di asettica forma binaria. Chiesi informazioni. La risposta fu che al momento non c”era il modo di dare il giusto seguito a quelle iniziative, seppure assai interessanti, perché non c”erano risorse sufficienti. Quelle directory e quei file che mi avevano incuriosito per la suggestione provocata dal loro nome erano dunque “idee sospese”, in attesa di mettersi o rimettersi in moto.
Ecco, se oggi qualcuno mi domandasse la prima cosa che si potrebbe fare in Megachip, risponderei: rimettere in moto quelle “idee sospese”. Ci sono già. Sono di grande valore. Bisogna soltanto trovare l”energia e il tempo da dedicargli. Questo è quello che penso.

Si potrebbe fare anche altro, certo. Guardarsi intorno. Mettersi in ascolto. Aggiustare il tiro. “Fare rete” non soltanto sul web ma anche “fuori dalla rete”. Sperimentare forme di collaborazione attiva con altre realtà editoriali, soprattutto locali, interessate a sviluppare progetti condivisi in cui ci sia uno scambio reciproco di intelligenze e saperi. Aprirsi al mondo dei movimenti. Stare in prima linea nella difesa del territorio e dei beni comuni. Affiancare l”attività centrale di “aggregazione” di contenuti “in rete”, ad un”altrettanto robusta attività di “elaborazione” di contenuti originali.

Tutte cose che in buona parte sono state sperimentate e che si fanno già, ma che bisogna potenziare e in alcuni casi inventare di sana pianta dandogli forma e sostanza. C”è dunque la necessità di ri-disegnare alcuni processi interni ma soprattutto di corroborare le attività della redazione con l”immissione di nuovi stimoli ed ulteriori energie. E nel dire questo non posso non pensare all”enorme potenziale costituito dall”analisi e dalla riflessione teorica che quotidianamente si produce all”interno di Alternativa, così come alla capacità di sintesi e di programma dei suoi organi direttivi.

Ma non è mia intenzione raccontare qui nel dettaglio come potrà cambiare Megachip. I motivi sono due. Il primo motivo è che non c”è nessuna urgenza di cambiare. La “cab-mobile” è una fuori serie in cui si può continuare a lungo a mettere “semplicemente” la benzina. Ciò costituisce un grande vantaggio nell”immediato anche se non può essere una tendenza. Il secondo motivo è che nulla è stato ancora stabilito in modo definitivo. Tutt”altro. Questo non significa che non ci siano delle ipotesi di lavoro, come ho cercato di anticipare. Significa piuttosto che le decisioni sugli sviluppi possibili di Megachip non potranno prescindere da una valutazione preventiva delle forze e delle risorse necessarie e da un confronto aperto e costruttivo con chi di volta in volta si renderà disponibile a collaborare per il nostro progetto comune.

Molte sono le parole-chiave che si possono usare per indicare una direzione. Ne scelgo alcune: ascolto, partecipazione, reciprocità, analisi, elaborazione e comunicazione. A ben vedere, in sequenza possono essere lette come il ciclo di vita di un ambizioso progetto politico, culturale ed editoriale.

Megachip è già tutto questo.

Mi auguro che possa continuare ad esserlo, con il sostegno e il contributo dei suoi lettori, sempre di più anche in futuro.


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