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Jeffrey Sachs alla conquista della Banca Mondiale?

Jeffrey Sachs alla conquista della Banca Mondiale?
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31 Marzo 2012 - 18.48


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banca mondiale 20120331

di Laura Flanderswww.znetitaly.org

Può esserci un candidato peggiore di Jeffrey Sachs alla presidenza della Banca Mondiale (viene in mente Larry Summers, candidato anche lui) ma Sachs merita decisamente una sirena d”allarme. Egli combina un profilo moderno da progressista con politiche che si traducono in un ”avanti tutta” alla crescita globale. E si presenta come candidato del “cambiamento” sperando chiaramente che nessuno guardi troppo attentamente ai precedenti di sicario economico.

Negli Stati Uniti (se non in gran parte del resto del mondo) la vicinanza di Sachs al cantante/attivista Bono gli conferisce un”aura liberale. Dirige l”Istituto della Terra alla Columbia University, è consulente dell”ONU e del Caucus Progressista per il Congresso, e si conquista sostegno da altri, il membro del Congresso John Conveys e l”economista Mark Weisbrot. Si attirerà probabilmente l”opposizione della Destra che si inalbera a qualsiasi menzione di aiuti all”estero, ma anche se i suoi compari dei media preferiscono dimenticarlo ora, Sachs è stato un tempo l”apostolo numero uno proprio delle tattiche di sviluppo dalla mano pesante del tipo “rotazione a distanza” [fly-in-fly-out] che hanno reso le istituzioni finanziarie mondiali così appassionatamente odiate.

La settimana scorsa John Cavanaugh dell”Istituto per gli Studi Politici e il docente di sviluppo dell”American University, Robin Broad, hanno redatto una lista di timori alla quale Sachs ha risposto così: “Sarei il primo professionista dello sviluppo e contro la povertà in assoluto a essere presidente della Banca Mondiale, proprio quel che ci vuole, considerata la missione della banca per un mondo libero dalla povertà“.

Negli anni della “transizione” europea post-sovietica, la competenza professionale di Sachs sulla povertà si è espressa prevalentemente nell”accrescerla. La Russia, seguendo l”insensibile ricetta della “terapia shock” di Sachs, ha svenduto le imprese statali, sospeso i sussidi pubblici e abbattuto l”occupazione e l”aspettativa di vita, con conseguenze brutali a lungo termine, esigendo i costi più feroci in termini di morti e sofferenze dalla Seconda Guerra Mondiale, e le conseguenze degli esperimenti di Sachs in Polonia, Estonia e Slovenia non sono stati molto migliori. Anche se un pugno di giocatori d”azzardo globali è diventato ricco in seguito al disastro, l”ex economista della Banca Mondiale,  David Ellerman, ha detto di Sachs: “Solo la miscela di trionfalismo e arroganza accademica statunitensi dell”economia neoclassica potevano produrre una dose così letale di impudenza.” Se Sachs è stato in grado di raddoppiare le percentuali di suicidio in Russia da vanitoso giovane consulente di Harvard, è difficile immaginare cosa potrebbe fare al mondo da presidente della Banca Mondiale.

In anni recenti Sachs ha operato alcune svolte.  Nel suo libro “The End of Poverty” [La fine della povertà] abbraccia la remissione dei debiti (alcuni) e ha alcune cose pesanti da dire riguardo alla spesa militare. Ma il mestiere della “riduzione della povertà” è complesso. I calcoli della Banca Mondiale sono stati discussi in modo incisivo qui da Adam Parsons.  Basti dire che c”è la povertà estrema e c”è il tirare a campare.  Allo stesso modo, quando si tratta di sviluppo, c”è l”esclusione totale dall”economia mondiale e c”è l”essere una rotellina di tale ingranaggio. La visione di Sachs di un “mondo libero dalla povertà” include molte rotelline di molti ingranaggi ma si tratta sempre della stessa macchina mortale che porta il pianeta sempre allo stesso orrendo abisso.

Per citare un altro esempio, nella sua serie di conferenze Reith  [programma radio della BBC – n.d.t.] “Colmi fino a scoppiare” del 2007, Sachs promuove una nuova tecnologia agricola e nuovi fertilizzanti commerciali per aumentare i raccolti nei paesi a bassa aspettativa di vita. “L”Africa può e deve avere una Rivoluzione Verde come quella che l”India ha avviato quasi quarant”anni fa.” Egli celebra i maggiori raccolti e scarta le preoccupazioni a proposito dei danni all”ambiente e dell”aumento del debito, affermando che “le vecchie tecniche per reintegrare la fertilità del suolo, come la rotazione dei terreni agricoli, che consentono il recupero della fertilità dei terreni lasciati incolti per 10 o 20 anni, non sono più attuabili”. Per completare il quadro, nella miscela di Sachs c”è una dose di “controllo della popolazione”. “Vi sono prove schiaccianti che è possibile e necessario avere una rapida transizione demografica su base volontaria per ridurre in misura importante i tassi di fertilità nei paesi poveri”, ha affermato Sachs.

Nel contesto dell”attuale panico planetario tornano in voga vecchie tesi che collegano l”elevata popolazione con l”elevata povertà, ma in realtà esse non colgono nel segno.  Anche se il crescere della popolazione nei paesi poveri ha il suo impatto ambientale, gli stili di vita basati su un elevato livello di consumi nei paesi ricchi sono una minaccia immediata molto maggiore. Si dia ascolto agli piccoli agricoltori di paesi come il Mali e il Burkina Faso che si sono riuniti al World Social Forum in Kenya alcuni anni fa ed essi riferiscono che le tecniche di coltivazione tradizionali che rafforzano il suolo con il concime e mischiando le coltivazioni su uno stesso lotto di terreno riabilitano sia le fattoria sia gli agricoltori impoveriti. Lasciare incolte le terre per una generazione non viene menzionato.

È qui che si vede il “vecchio” Sachs nel nuovo. Per tornare a Ellerman, gli analisti della “terapia shock” si sbagliano da parecchio tempo, scrive in un saggio “Lezioni dalla privatizzazione dell”Europa Orientale mediante i Voucher“. Negli stati post-sovietici la distinzione cruciale non è stata tra i promotori delle riforme shock rapide e quelli delle riforme graduali, bensì, evidenzia Ellerman nel fatto che “i riformisti, nelle loro strategie e persino nella loro retorica, si potevano dividere tra quelli che assumevano un approccio ideologico, fondamentalista e indiscriminato rispetto a quelli che assumevano un approccio adattativo, incrementale, per gradi, fatto in casa.” Da quello che afferma ora a proposito dell”industria agricola sembra che non molto sia cambiato nell”approccio di Sachs all”iniziativa adattativa, nazionale, anche se il mondo sano di mente è sempre più convinto che sono queste le uniche strategie con una qualche probabilità di guidare il pianeta in una direzione più salutare.

Il fatto che si stia proponendo per il posto alla Banca Mondiale come candidato del nuovo regime rende tutto questo molto più difficile da mandar giù. Da quando Paul Wolfowitz si è dimesso, screditato, nel 2007, nuove regole presso la Banca Mondiale consentono finalmente che paesi diversi dagli Stati Uniti e dall”Europa decidano chi dirige le istituzioni finanziarie mondiali (dopo la seconda guerra mondiale si è trattato della Banca Mondiale riservata agli USA e del FMI all”Europa). L”Europa ha nominato l”anno scorso Christine Lagarde presidente del FMI. Ha avuto la meglio su altri candidati. Per la posizione alla Banca Mondiale gli Stati Uniti hanno fatto circolare in sordina nomi come Susan Rice, John Kerry e Larry Summers per sostituire Robert Zoellick  quando scadrà il suo incarico il 30 giugno. Prevedendo di non essere la scelta ufficiale degli Stati Uniti, Sachs ha ottenuto il sostegno di sette paesi, compresi Haiti, Giordania, Kenya, Malesia e Timor Est.

Entro il 23 marzo sapremo quale sarà l”evoluzione delle cose [ndr: al momento il candidato ufficiale degli USA sembrerebbe l”americano di origine coreana Jim Yong Kim]. Nel frattempo, secondo il sito web open-source, WorldBankPresident, che segue questi sviluppi, una serie di paesi con un nuovo potenziale finanziario per competere con gli Stati Uniti sta facendo passi per creare una Banca Mondiale alternativa. Molto probabilmente in un incontro in India alla fine di questo mese [ndr: 29 marzo 2012, New Delhi] Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa potranno creare la propria banca di sviluppo con l”obiettivo, affermano, “di uscire  dall”egemonia del dollaro e dell”euro e, se i piani cinesi avranno successo, rendere lo yuan una moneta globale”. Vedremo cosa avrà da dire Sachs a proposito di questa iniziativa adattiva.

Traduzione di Giuseppe Volpe per www.znetitaly.org.

Fonte: http://znetitaly.altervista.org/art/3872

Fonte originale: http://www.counterpunch.org/2012/03/20/jeffrey-sachs-grab-for-the-world-bank/

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