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La memoria e la resistenza

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26 Aprile 2012 - 21.15


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Al teatro Valle suonano “il teatro degli Orrori”, l”esperimento collettivo dei beni comuni continua.

25aprile valle 20120426

di Federico Frascarelli

È giornata di festa e le iniziative della capitale offrono molti spunti per riportare alla memoria quello che è importante non dimenticare sopratutto nel momento storico in cui il senso più vero del termine libertà è ostacolato, ridimensionato, reso sempre più minuto dalla concretezza di questi giorni, sempre più precari e sempre più ottusi dall”austerità che incombe come un macigno sulla politica attuale che si fa sentire sulle nostre vite.

Giornata di sole cocente al parco degli acquedotti, il centro sociale Spartaco organizza un giornata partecipatissima di giovani, meno giovani, ma sopratutto di giovanissimi. Ci sono tutte le generazioni, ma sono loro sopratutto i veri protagonisti, i bambini, e assieme a loro i loro genitori, che del 25 aprile ai loro figli da qualche anno venuti alla luce, purtroppo o per fortuna in Italia, sono educati a sapere che il valore della libertà va difeso e la memoria va custodita per non perdere quello che si è conquistato con la vita di molti per la libertà moltissimi altri.

Giornata di festa che continua per ore, costante di questo piacevolissimo evento la musica. Sempre presente, che sfuma il colore dei canti tradizionali di resistenza in armonie dalla patina più moderna e addirittura rivisitati in chiave tropicale dalle band di capoeira che passeggiano per il parco degli acquedotti. La musica, Lei, espressione massima dello stato d”animo che riesce a confondere la distanza temporale delle generazioni fra le generazioni. La serata continua al Pigneto, storico quartiere alternativo della capitale in cui la celebrazione del 25 aprile è un evento ormai consolidato. E mentre cammino in compagnia di amici lungo l”area pedonale, assisto alla continuazione del ragionamento; quello che un tempo fu il fascismo  oggi si chiama corruzione e strapotere finanziario. L”anziano signore argomenta con forza le sue ragioni, rivendica il diritto alla dignità, e intollerante dello status quo attuale, inveisce con molta energia con il suo interlocutore, contro lo strapotere dell”alta finanza, delle banche, del grande e oscuro sistema in grado di mettere in ginocchio economia, democrazia, lavoro e diritti di noi comuni mortali.

Il finale di serata è però sperimentazione pura. Il teatro Valle occupato, simbolo della lotta di una delle categorie più colpite dalla crisi, i lavoratori dello spettacolo, mette a segno un”altro colpo. Per ricordare il 25 aprile, concerto rock nel più antico teatro di Roma con la rock band indie più famosa del momento e sicuramente fra le più partigiane.

Ovviamente la partecipazione è straordinaria, la fila per l”ingresso a teatro è lunghissima e non si sa dove finisce. La sorprese sono svariate: 

La potenza delle luci da concerto, solitamente adibite per spazi molto più ampi di un teatro, stordiscono, e  rendono la scena del valle unica. La qualità del suono del concerto, che nella stragrande maggioranza dei casi non è mai ottimale nei consueti luoghi di ascolto rock, al Valle invece ha un”acustica, anche a elevati volumi, praticamente perfetta; di ogni sfumatura, di ogni suono si ha la perfetta percezione, nessun rumore. La partecipazione del pubblico che assiste all”opera rock del teatro è molto particolare, non si balla, ma si assiste a uno spettacolo, ascoltando con concentrazione i testi di un Pierpaolo Capovilla per la serata della liberazione, meno maledetto e più poeta.  All”indifferenza, alla classe politica,  al populismo, alle ingiustizie dei lavoratori extracomunicatori sono dedicate molte delle canzoni,  come il povero Ion, ucciso dal suo datore di lavoro dopo una lite suscitata da una richiesta del lavoratore di regolarizzazione del contratto. È un Capovilla  più contenuto rispetto al solito nelle movenze e nella energia aggressiva che lo contraddistingue. Un Capovilla più posato, più teatrale ma sempre e comunque molto scenico ringrazia il teatro Valle per l”invito. 

Credo allo stesso modo che l”occupazione del Valle debba rendere un infinità di grazie ai vari artisti e alla loro notorietà che hanno dato modo a molti giovani di sapere che qualcosa di importante si sta, non solo pensando, ma anche concretamente costruendo. Perché per molti il teatro Valle o non esiste, in quanto lo ignorano, oppure è qualcosa che assomiglia molto di piu a un centro sociale. In realtà è un esperimento collettivo di alternativa politica, di praticità innovativa. È una entità che ha lanciato una raccolta fondi per autofinanziarsi e costituirsi come fondazione. È la volontà di realizzare un”idea nuova che possa camminare con le proprie gambe, facendo leva sulla forza della partecipazione ampia. E” concretamente lottare e riprendersi in mano i diritti sottratti alla collettività e farlo funzionare con modalità diverse dalla mera logica del mercato privato. È l”applicazione sostanziale del “benecomunismo”. Un modello, una possibilità.

Lottare per la libertà è anche questo. Ricordare il 25 aprile è anche questo. 

Roma, 26 aprile 2012

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