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Il bidone di Grillo

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22 Maggio 2012 - 12.09


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grillo gabibbo 20120522di Giovanni Badoer Megachip

A volte la lettura dei giornali fa cadere le braccia. Il pezzo “Grillo, il Gabibbo barbuto” di Massimo Gramellini, però, va oltre. È infatti arduo immaginare che qualcuno possa concentrare in così” poche righe talmente tante cantonate e osservazioni apodittiche.

La tesi sostanziale di Gramellini, infatti, è che Grillo sia la trasposizione nel mondo della politica di ciò che il Gabibbo di Antonio Ricci e programmi come Le Iene o Striscia la Notizia hanno rappresentato, nei decenni corsi, all”interno del piccolo schermo e, da lì, all”interno della società italiana.

Per sostanziare questa tesi, Gramellini cita l”esperto di mass-media Massimiliano Panarari, autore de L”egemonia sottoculturale. Una citazione quanto mai opportuna, anche se l”editorialista de La Stampa mostra di non aver compreso, nè poco nè punto, la tesi centrale dello straordinario saggio di Panarari. Quest”ultimo, infatti, (di)mostra come e perchè Striscia la Notizia sia funzionale al potere, e come e perchè il berlusconismo, e in genere il neoliberismo, abbiano bisogno del Gabibbo, che è un “volenteroso carnefice” della convivenza civile in quanto espressione finale della Dea Privatizzazione.

Siccome quelle che gli anglosassoni definiscono grievances – ossia le rimostranze popolari – esistono comunque, e normalmente sarebbero incanalate grazie alla politica nel sistema democratico-rappresentativo (interrogazioni parlamentari, interpellanze consiliari, ricorsi alla magistratura ecc), ecco che nel sistema neoliberista anche le grievances diventano merce, il cui monopolio deve e viene esercitato dal padrone del vapore per il tramite di “falsi profeti” come il Gabibbo.

In questo schema, il diritto di avere rimostranze viene derubricato a cercare di carpire l”attenzione di un pupazzo, il quale potrà decidere se e come “dar voce” a tali rimostranze secondo i principi superiori dell”audience e della telegenicità della rimostranza stessa. E il cittadino, in tutto questo, deve essere bello e carino, e accettare di parlare dei suoi problemi civici, spesso drammatici, con un buffone che gira magari in calzamaglia gialla, ha una ventosa attaccata alla testa e fa faccette e rumorini da decenne.

Come si vede, nulla di più distante dal Movimento 5 Stelle. Grillo, in una lettura rigorosa del testo panarariano, è il contro-Gabibbo: Grillo ripubblicizza le grievances, e il Movimento 5 Stelle, al contrario di Striscia la Notizia, riporta le rimostranze laddove il neoliberismo, con l”attiva complicita” della trasmissione di Ricci, le aveva fatte sloggiare. E questo solo per parlare delle grievances. Perchè se il discorso si allargasse alle proposte pratiche, si vedrebbe come il Movimento 5 Stelle, una volta di più, sia politico, politicissimo.

Il neoliberismo, infatti, ha privatizzato tutto, non solo le rimostranze popolari. Ha rivoluzionato la gestione della cosa pubblica distruggendo il concetto stesso di cosa pubblica tramite la delegittimazione del “bene comune”, sostituito dall”interesse privato. L”avversario del sindaco Pizzarotti, a Parma, ne era un esempio da manuale: come assessore al Bilancio, infatti, si era già scelto il capo di Cariparma. Perchè i partiti, nella visione neoliberista, sono questo: bravacci al servizio degli interessi privati di chi, il potere, ce lo ha già. Un potere a-democratico e a-politico, per citare Gramellini.

E i partiti-bravacci, nel loro piccolo, considerano “politica” esattamente questo fare la guardia al bidone di benzina. Ci si ricorderà, infatti, di come Mussolini, per dare un senso all”esistenza dei “semplici” nel suo sistema gerarchizzato, avesse affermato che si serviva la patria anche facendo la guardia a un bidone di benzina. Ebbene, i partiti, dall”avvento della Controriforma neoliberista, sono diventati dei “semplici”, a loro volta, cui il potere a-politico demanda il ruolo semplice della guardia al bidone. Cosa c”entri questo con lo slancio anti-elitista del Movimento 5 Stelle, e” un mistero che Gramellini non sarà mai in grado di chiarire.

Come non bastassero tutti questi errori concettuali e fattuali, l”editorialista chiude il suo pezzo con una esortazione ai partiti a “fare sogni grandi”. Forse non sa, Massimo Gramellini, che alle sentinelle è vietato dormire e ancor piu” sognare.

 

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