Tra Syriza e il KKE. Dubbi e speranze del popolo greco | Megachip
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Tra Syriza e il KKE. Dubbi e speranze del popolo greco

Tra Syriza e il KKE. Dubbi e speranze del popolo greco
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16 Giugno 2012 - 19.29


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grecia 20120616

di Anna LamiMegachip

ATENE – Alexis Tsipras, il candidato di Syriza alle elezioni di domenica che potrebbero decisivamente segnare il corso della storia greca ha tenuto un comizio di quasi un”ora nel corso del quale ha ribadito: o Syriza o il memorandum, tertium non datur. Soprattutto ha invocato una scelta patriottica e democratica, davanti a cinquemila cittadini che con gli occhi lucidi applaudivano forte quando escludeva categoricamente ogni possibile alleanza con i partiti del memorandum.

Il popolo europeo si risveglierà, non so se questa sia la battaglia decisiva ma è una battaglia molto importante. L”Unione europea che riusciremo a cambiare non sarà quella delle attuali istituzioni, ma quella del cuore. Io non posso sapere se la Grecia resterà nell”Unione e nell”euro, ma non è nemmeno questo il punto. La questione è quella di riuscire a non rispettare il memorandum, dobbiamo riuscire a scegliere la democrazia e la giustizia, e se comporteranno la fuoriuscita della Grecia dall”Unione e dall”euro allora vorrà dire che usciremo dall”Unione europea e dall”euro”, ci dice Elena, studentessa ventunenne di Medicina e militante dell”Organizzazione Comunista di Grecia KOE, aderente a Syriza.

Angelos, ventiquattro anni, anch”egli militante del KOE, si dice dispiaciuto per la mancata adesione del KKE a questa battaglia: “l”avremmo dovuta combattere assieme. Syriza non è perfetta certo, ma il popolo greco guarda a Syriza oggi e non penso sia giusto rifiutarsi di provare a difenderlo.”

Demetrios, avvocato, militante dell”AKOE, un”altro tra i partiti comunisti che compongono la coalizione di Syriza insieme a forze socialiste ed ecologiste, ci offre un”altra prospettiva: secondo lui “ci sono margini realistici di negoziazione in Europa, così come ci sono realistici margini di formare un governo capace di attuare politiche di sinistra in Grecia. Noi vorremmo restare in Europa, ma se verranno a mancare le condizioni perché questo avvenga dovremo cercare altre soluzioni. Di sicuro non si tratta della nostra prima scelta.”

a-tsipras-megaAd Atene in realtà sono in molti a temere sia l”uscita dalla zona euro che dall”Unione. Lo spauracchio agitato da Pasok e da Nea Democratia ha sicuramente fatto presa anche tra gli elettori di Syriza, tant”è che quest”ultima ha condotto una campagna elettorale molto rassicurante a tal proposito. Il messaggio è stato semplice: costringeremo l”Unione a negoziare con noi. Come faranno, non si sa.

“Non si tratta di dare una valutazione in base all”importanza della Grecia in termini economici per l”Unione, lo sappiamo anche noi che siamo una piccola nazione. È il valore simbolico convincerci che non ci manderanno via, perché se lo faranno con noi spezzeranno il senso politico dell”Unione. Ed allora dopo il turno della Grecia verrebbe quello della Spagna o del Portogallo o dell”Italia.” Considera Dimitri, che vende spezie a Monastiraki, intenzionato a votare Syriza. Il suo collega, invece, domenica sceglierà “uno dei partiti filo-Ue”.

Syriza ha scelto di concludere la campagna elettorale in una tra le zone più centrali di Atene, Piazza Omonia: le strade del suo distretto negli ultimi anni hanno visto crescere il degrado, sui muri campeggiano scritte dei neo-nazisti Alba d”oro, sono invase di giorno e di notte da tossicodipendenti, ogni tanto qualcuno cade per terra, ma non si stupisce nessuno, sono stati abbandonati come animali dopo la chiusura dei centri di disintossicazione.

Con l”aria da membri della banda egemone del quartiere a fare la parte dei leoni sono i poliziotti greci. Per lo più giovani, presidiano militarmente tutte le zone centrali, mai in meno di sei-sette assieme. Di notte, circondano tutto il perimetro di Exarchia, storico feudo anarchico della città.

Ad Exarchia in pochi si recheranno a votare. “È tutto già scritto, non saranno le elezioni di domenica a cambiare la questione delle cose“. Ci spiega un uomo sulla quarantina seduto davanti al portone del negozio del St. Pauli. Dall”altra parte della strada una bandiera nera sovrasta i manifesti di Activa Propaganda, tra i principali gruppi anarchici greci.

Tasos, 26 anni, fa l”attore e vorrebbe girare il mondo, anche se dalla Grecia, per ora, non è mai uscito. Si considera anarchico, ma a differenza di altri, sta pensando di votare per la prima volta. Anche se non crede veramente che le elezioni possano risolvere i problemi del suo popolo, “ma non so se hai presente la disperazione che ti porta a sperare che l”impossibile possa accadere perché non sai quanto a lungo riuscirai a lottare e resistere.”. È preoccupato per suo fratello di 18 anni, che non studia e non lavora e vive in una Atene che non ha nulla per lui.

Il comune non ha nemmeno più i soldi per i netturbini, che quindi passano anche solo una volta alla settimana. L” odore di urina rende alcuni vicoli vicino a via Athina infrequentabili, le serrande di molti negozi sono abbassate ed a fare shopping in via Ermou sono quasi esclusivamente turisti, sempre meno.

Atene pullula di senza tetto. Stimati in 13 mila, il numero dei greci senza fissa dimora è lievitato del 25% negli ultimi tre anni. Tra loro, oltre un migliaio dormono sulle panchine dietro agli ingressi degli alberghi senza stelle, nei dintorni delle stazioni delle metropolitane, dove in questi giorni i militanti del KKE sotto il sole battente volantinano stoicamente da mattina a sera.

Il Partito Comunista Greco, dal canto suo, ha improntato sulla difensiva questa campagna elettorale: conscio del possibile rischio di subire una emorragia di voti verso Syriza, i manifesti e volantini sono dedicati a smontare “le illusioni” di quest”ultima. Il comizio finale a parco Areos, nei pressi del Politecnico, ha visto Aleka Papariga, segretaria generale dal 1991, unica protagonista dal palco, esplicare l”alternativa che si pone ai proletari di Grecia: o lanciare la controffensiva popolare, o subire la svalutazione interna ed il fallimento. Per il KKE non si tratta di scegliere tra il memorandum ed un governo di sinistra, che senza una rivoluzione popolare sarebbe impossibilitato ad attuare le politiche radicali necessarie, bisogna invece organizzarsi per esserci nel momento in cui i “prestigiatori” di Syriza avranno mostrato che il loro era solo uno spettacolo dinnanzi al precipitare della situazione.

Venerdì sera certo a dare spettacolo è stato il KKE. Per Papariga si è riunita una folla oceanica che superava abbondantemente i supporters accorsi per Tsipras la sera prima. I giovani del KNE, ben vestiti, solari quanto disciplinati, in centinaia lanciano slogans ritmati contro il capitalismo, l”Unione europea e la NATO. Sono loro a difendere in maniera forse un po” novecentesca, ma di sicuro effetto, il palco dove salgono i dirigenti che a fine serata hanno lanciato rose rosse alla folla festante.

Nessuno tra i militanti di base è autorizzato a rilasciare interviste, disposizione rigorosamente rispettata da tutti. Il partito più vecchio di Grecia sembra impenetrabile, ma settario non lo è di sicuro dal momento in cui continua a rappresentare centinaia di migliaia di lavoratori greci.

I lavoratori greci stanno molto male, lo capisci? Quando diciamo che Syriza non è in grado di difenderli, lo diciamo perché Syriza è il nuovo Pasok. Molti ex parlamentari del vecchio Pasok sono confluiti nel nuovo Pasok, che si chiama Syriza. E” evidente che non si può rifiutare il memorandum e pensare di restare nell”Unione Europea. E” un inganno.” Ci dice l” ex parlamentare e dirigente del KKE, Karagianni Vasiliki.

Miki, mamma di due gemelline, disoccupata, da sempre elettrice del KKE, afferma che “dall”Europa non abbiamo ricevuto nulla di buono, per questo non ci preoccupa l”eventualità di lasciarla. Ci preoccupa casomai sapere se e quando riusciremo a costruire uno stato diverso e giusto.

La speranza di questa signora e dei suoi compagni, comunque vada il voto di domenica, sembra ancora lontana dal realizzarsi.



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