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di Alberto Melotto – Megachip
Giovedì 12 luglio 2012 – da La Stampa: “Vittoria a metà o semi sconfitta. Per la sentenza alle due donne No Tav, processate a Torino per gli scontri del 9 settembre scorso a Chiomonte, c”è chi esulta e chi si rammarica. Elena Garberi, 40 anni, madre di tre figli, di Villardora, è stata assolta da tutte le accuse: lesioni e resistenza. Mentre Marianna Valenti, 21 anni, di Oglianico, è stata condannata a 8 mesi di reclusione con la condizionale per la resistenza e assolta per le lesioni”.
Per ragioni di spazio tralasciamo di riportare per intero il testo dell”articolo, ma promettiamo di citare, di quando in quando, alcune espressioni particolarmente significative. È proprio da articoli di cronaca, come questo, che si possono donare ai lettori messaggi inequivocabili, tutt”altro che subliminali.
Cominciamo dalla seconda frase di senso compiuto. Si accenna a delle “Donne No Tav”. L”impressione è che l”autore voglia designare una speciale razza di individui, un”etnia malevola, irragionevole e stupidamente rancorosa, ostile alla razza benevola, anzi benpensante, composta dai fortunati e giudiziosi lettori de La Stampa. La razza dei bruti No Tav viene guardata con apprensione e ansia, e tenuta a distanza, dialetticamente parlando. Visto che stiamo giocando al “Piccolo Lombroso”, giochiamo fisiognomicamente fino in fondo a questo gioco delirante, e domandiamoci: ma come diavolo è fatta una “donna No Tav”, per la barba di Odino? Oppure un ometto No Tav, se è per questo?
L”uomo No Tav possiede una fronte bassa e sfuggente, braccia pelose, arti inferiori arcuati. Impossibilitato a procacciarsi il cibo per la sua scarsa propensione al confronto con il suo avversario naturale, la tigre zannuta, si accontenta di nutrirsi dei resti di marmotte e conigli lasciati sprezzantemente lungo il sentiero dai grandi predatori. Di solito passa gran parte del suo tempo nelle buie caverne della Val di Susa, dove dissipa il suo tempo ascoltando Bob Marley e leggiucchiando versi di Baudelaire maltradotti dal francese.
L”uomo No Tav è luddista? Ciò significherebbe attribuirgli una propensione al pensiero astratto che esso, il subumano, non possiede. Semplicemente egli è contro il progresso ed il benessere a causa della sua infanzia infelice. Da quando mamma e papà vennero travolti da un mammuth imbizzarrito, l”uomo No Tav ce l”ha su con il mondo intero, e sceglie di vendicarsi con il maxi-treno delle meraviglie.
E che dire dell”altra metà del cielo? Non possiamo esimerci dal trattare di comportamenti contrari alle leggi di natura, talmente riprovevoli da scadere nel patologico e nell”insanità mentale. Come definire altrimenti l”agire di una donna, che “madre di tre figli“, sceglie di dedicarsi alla protesta No Tav? Immaginiamo che il giornalista si sia trattenuto a stento dallo scrivere “madre snaturata di tre figli“.
Se la quarantenne Elena Garberi ce l”ha fatta a sfuggire alle maglie della giustizia, a Marianna Valenti la sorte non ha sorriso, bensì ha offerto una smorfia, un ghigno. E qui piomba la domanda-lapide, facile, sapidamente saggia come un”osservazione da bar dello sport. La riportiamo per intero: “Valeva la pena finire in tribunale per il Tav? Vale sempre la pena lottare per le proprie idee”.
Questo modo di ragionare appare tipico dei tristi tempi che ci capita di vivere, anzi di vivacchiare. La tesi che è sottesa a questa domanda è la seguente, a mio avviso: è possibile, magari probabile che la Tav sia davvero dannosa, inutile, anzi un vero scempio per un”intera valle e per i suoi abitanti, un furto legalizzato. Ma perché tu, singolo cittadino, devi prendertela tanto a cuore? Tanto, le cose non le puoi mica cambiare tu, piccolo, insignificante consumatore. Limitati a fare ciò che ti è stato detto di fare nella notte dei tempi, quando l”invenzione del tubo catodico ha atrofizzato il tuo misero cervellino.
Diceva una brillantissima vignetta della rivista Il male, che i nostri tempi sono adatti a chi saprà vivere da topo, nascondersi negli instertizi, nutrirsi di scarti e di immondizia. Probabilmente non tutti sono disposti a dimenticare di possedere senso critico.
Il movimento no tav contiene in sé la possibilità di un progetto politico fruttifero perché sa guardare con rispetto e considerazione al grande rimosso della storia umana. Non la donna, non il nero, e nemmeno il malato di mente. L”ambiente è il vero “nigger of the world”, come cantava John Lennon nei primi ”70, un semplice oggetto di sfruttamento, con il quale l”unico canale di comunicazione consentito è la violenza. Dalle religioni monoteiste all”illuminismo settecentesco, come sottolinea il Latouche di Per un”abbondanza frugale, il dispiegarsi del pensiero umano è tutta una continua crociata volta a sottomettere e svuotare di senso il mondo fisico che ci circonda.
Ciò che il movimento di opposizione valsusino chiede è che sia consentito di immaginare un futuro capace di preservare la fondamentale dignità di ogni essere. Uomini e topi compresi. Senza che gli uni rubino il mestiere agli altri.
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