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di Giovanni Badoer – Megachip.
«È con angoscia che ho appreso dal mio inviato speciale della distruzione dei Buddha. Macchiandosi di questo atto, i talebani hanno commesso un crimine contro la cultura. È abominevole dover assistere alla distruzione fredda e calcolata di beni culturali che sono il patrimonio del popolo afghano e, più in generale, dell”umanità intera». Non si può certo dire che le iperboli difettassero nella dichiarazione di Koichiro Matsuura, allora Direttore generale dell”Unesco, quando denunciò, il 12 marzo 2001, la folle decisione talebana di distruggere con l”esplosivo le due colossali statue “idolatre”, vecchie rispettivamente di diciotto e quindici secoli. Iperboli più che legittime, se persino il responsabile di tale crimine, il mullah Omar, sentì il bisogno, nel 2004, di tentare una improbabile giustificazione ex post, affermando di avere impartito l”ordine in un impeto di rabbia perché una missione archeologica svedese voleva spendere un milione di dollari nel restauro, «mentre un milione di afghani rischiava di morire di fame».
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Le opinioni sul regime talebano, in seguito alla stupefacente messe di corruzione e crimini di guerra mietuta sino ad oggi dal regime di Karzai e dalle truppe di occupazione, sono ormai sfumate. L”opinione pubblica internazionale, tuttavia, è ancora unita dal raccapriccio per quella demenziale decisione del marzo 2001. Eppure…
Eppure la stessa attenzione non viene prestata a un «crimine contro la cultura» di portata ben superiore. Nella provincia di Logar, infatti, si trova il sito buddhista di Mes Aynak, vera e propria Pompei afghana. Una serie di superbi templi, statue, monasteri e biblioteche di 2700 anni fa, con migliaia di fragili manoscritti e, al di sotto, un immenso e inesplorato sito dell”Età del Bronzo. E, ancora più sotto, una enorme vena di rame. La Banca Mondiale (c”è malefatta su questo pianeta che non veda il coinvolgimento di questa nefasta istituzione?), i corrottissimi ministri afghani e la MCC – China Metallurgical Group Corporation – hanno deciso che il futuro dell”Afghanistan passa dalla creazione, a Mes Aynak, di una miniera a cielo aperto delle dimensioni di una città che, ovviamente, comporta la demolizione con l”esplosivo e con i bulldozer della Pompei afghana. Questa follia inizierà alla fine di dicembre: l”umanità , se ha ancora rispetto per sé stessa, è in tempo per fermare i nuovi talebani, e l”opinione pubblica italiana deve fare la sua parte.
È abominevole dover assistere alla distruzione fredda e calcolata di beni culturali che sono il patrimonio del popolo afghano e, più in generale, dell”umanità intera (direbbe il Direttore Matsuura…).
È assordante il silenzio della signora Irina Bokova, attuale Direttore Generale dell”Unesco, aggiungiamo noi.
Ed è rivoltante che questo impasto di banchieri fondamentalisti internazionali, corrotti e xenofobi funzionari afghani e brutali capitalisti cinesi intenda giustificare questo crimine assurdo esattamente con le stesse parole del mullah Omar: la fame del povero popolo afghano.
Cosa diremmo se il governo Monti, la Banca Mondiale e le multinazionali petrolifere, scoperto il petrolio sotto Pompei, decidessero di piazzare una trivella nel cortile della Villa dei Misteri e giustificassero il tutto con lo spread? Oddio, a ben pensarci, la “ideona” del banchiere Passera di piazzare trivelle al largo di Portofino e Taormina non è poi così diversa…
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