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Il merito in agenda

Il merito in agenda
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7 Ottobre 2012 - 09.35


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Augusto Illuminati 20121007

di Augusto IlluminatiAlfabeta2

Strano paese l”Italia, dove gli oggetti materiali spariscono e quelli immateriali proliferano. Per esempio, spariscono nelle mani dei Servizi le agende cartacee, come quella rossa di Borsellino, proliferano agende fumose e minacciose come quella Monti. Tutti la sostengono, da destra e da sinistra, senza troppo specificare, tutti lamentano o esultano perché diminuisce i salari, mantiene (se non accresce) la pressione fiscale, incrementa i disoccupati. Nel suo alone di retorica emergenziale (senza reali decisioni) l”agenda Monti è quello che, a partire da Hitchcock, si chiama un MacGuffin, l”oggetto misterioso intorno a cui si costruisce una trama.

A definire il nostro oggetto agendoso c”è di sicuro la sofferenza sacrificale e la promessa di ricompensare il merito [1] in alternativa al dispendio e al debito colpevole e sfigato. Il merito è appunto il rovescio enigmatico della colpa: enigmatico perché il premio (successo, visibilità, stipendi da favola, vitalizi e rimborsi autocertificati) tocca innanzi tutto ai numerosissimi e mai sazi membri di un ceto politico che a rigore non può aspirare, in quanto elettivo, a un riconoscimento per competenze tecniche, concorso o selezione e, per di più in Italia è nominato dall”alto secondo canina fedeltà a partiti screditati e inseguiti con i forconi.

In linea con la suinocrazia delle rappresentanze, un po” arrancando per gli introiti assai minori e per la scoraggiante carenza di orge e disinibiti partner, segue l”Università con l”Anvur e l”ancor più scrausa scuola secondaria con Invalsi. Invece di rrobba, Suv, ostriche e gnocca, vuoi mettere il listone delle peer reviews considerate “scientifiche”: Barche, Nautica e Yacht Capital per l”area 8 (peer Briatore), Airone per l”area 10 (ma non la distribuivano gratis sugli aerei?), Rivista di suinicultura, appunto, area 13, peer Ulisse-De Romanis, er Batman e la Polverini, un”infinità di bollettini diocesani e di monogruppi parlamentari. Per non parlare dei test Invalsi, sparuti eredi degli IQ della fulgida tradizione eugenetica Galton-Abravanel, su cui già si è soffermato Caliceti [2].

Ma che c”entra, mi direte. C”entra e come, perché oggi la logica del merito non è la promozione di eccellenza, più o meno accortamente miscelata con la cura di chi “rimane indietro” (secondo il datato paternalismo cristiano-liberale), ma la costruzione di un”élite sulla più feroce discriminazione e regressione della massa. Certo, fa ancora qualche differenza se l”élite si costruisce a Eton o al Mit piuttosto che all”università Krystal di Tirana o nei corsi Cepu, ma la logica è la stessa, complementare a quella dei brevetti che definiscono i vari ranking universitari americani o cinesi. La logica dell”esclusione, del recintare un campo per estrarne una rendita e imporre una taglia agli utenti. Altro che transdisciplinarità e sostituzione dell”accesso alla proprietà.

Pensare che i vecchi sociologi parrucconi del New Deal, tipo Robert K. Merton, fantasticavano che i criteri di eccellenza della scienza fossero la cooperazione sociale e culturale, la diffusione illimitata delle scoperte a vantaggio del genere umano, la cessione gratuita dei diritti di proprietà intellettuale in cambio del riconoscimento e della stima della comunità, l”eliminazione del segreto e del brevetto per consentire la più ampia falsificazione nel dibattito scientifico. Communalism o communism, appunto, vade retro Satana. Invece è più fico (e si autovaluta come tale) chi meglio sa fottere i concorrenti e valorizzare le proprie pensate, magari su una rivista divulgativa o mettendo su un dipartimento improbabile, leggere gli elenchi per credere, manco nella biblioteca visitata da Pantagruel!

L”indimenticato Brunetta voleva addirittura sostituire al lavoro, come fondamento della Costituzione, la coppia merito e competizione. Del bunga-bunga (almeno a livello centrale) ci siamo sbarazzati, del nocciolo duro del neoliberismo evidentemente no. Ce lo ricordano tutti i giorni Monti e Fornero (i poveri, i disoccupati e gli esodati sono colpevoli, mica i bankster seminatori di derivati tossici), gli spassosi blog di Abravanel e Michel Martone, il culto bocconiano di tecnici che non tirano fuori un ragno dal buco.

Sapendo che il merito “vero” (non quello dei Gatti Impellicciati e altri corrotti di serie B) si commisura sul sapere dei teorici che pensano di accrescere l”occupazione aumentando l”orario di lavoro di alcuni dei già occupati e licenziandone una parte, viene da dire parafrasando Mark Twain: la differenza fra la scienza economica e la menzogna, è che la seconda deve almeno apparire credibile.

Note:

[1] http://www.alfabeta2.it/2012/09/22/contro-merito/

[2] http://www.alfabeta2.it/2012/10/02/meritocrazia-non-fa-rima-con-democrazia/


(4 ottobre 2012)

Fonte: http://www.alfabeta2.it/2012/10/04/il-merito-in-agenda/

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