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La crisi della rappresentanza e le storie personali

La crisi della rappresentanza e le storie personali
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31 Gennaio 2013 - 16.15


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di Marco RovelliMicroMega

Da tempo, tra il popolo di sinistra che non si riconosce nell”alleanza Pd-Sel, è in corso una discussione a tratti anche molto aspra tra chi, aderendo al percorso delineato da Cambiare si può ha scelto di sostenere Rivoluzione civile, pur con tutte le contraddizioni del caso, e chi invece da Rivoluzione civile ha deciso di stare lontano. Seguendo le discussioni in rete, a volta sembra che chi discute parli lingue diverse. I militanti di partito che si sentono espropriati del loro ruolo dagli esponenti della cosiddetta “società civile” (“chi va in strada a fare i banchetti, a volantinare?” è uno dei motivi più ricorrenti), altri invece invocano il superamento dei partiti e l”avanzamento della cosiddetta “società civile”.

Ora, essendo il concetto di società civile quanto mai ambiguo (da Hegel in poi se n”è fatta di strada), ed essendo usato senza un preliminare chiarimento linguistico, proporrei di superarlo. Non solo: è l”antitesi tra “classe politica” e “società civile” che, in realtà, va superata, essendo in essa la radice di tutti gli equivoci e di tutte le incomprensioni delle discussioni di cui sopra. Ciò che significa: superare una cultura politica del passato. Andare “oltre il Novecento”, per parafrasare Marco Revelli. Ciò che, per quanto affrettatamente e magari confusamente, Cambiare si può proponeva non era contrapporre i rappresentanti di una fantomatica società civile intesa come “non-partitica” ai militanti dei partiti.

Era, piuttosto, introdurre un nuovo concetto, indispensabile per attuare una vera democrazia partecipativa: quello delle storie personali, delle biografie. Chi può e deve rappresentare le istanze politiche dei territori se non coloro che dei processi in corso nei territori stessi sono l”espressione diretta? E qui non c”entra la tessera di partito o l”adesione a un”associazione. C”entra la qualità della persona, il suo essere espressione reale, e non solo ideale, di realissime dinamiche, processi, lotte, conflitti.

E” quanto provai a dire all”assemblea di Cambiare si può del 22 dicembre: che le assemblee sono sovrane, e nelle assemblee non si può che partire dai bisogni dei territori, dalle istanze, dalle lotte, dai processi reali. Ed è a partire da queste questioni che anche le candidature, come ogni altra cosa, devono procedere: ovvero, non si tratta di chiedersi che tessera ha in tasca qualcuno, ma chi/che cosa rappresenta, quale istanza/bisogno del territorio, con quale lotta è in connessione e di quale processo si fa portatore. In questo senso, allora, saranno le biografie, le storie personali, a diventare la carta d”identità complessiva del movimento, fuori da ogni leaderismo e verticismo. Solo a partire da qui si può realizzare la democrazia partecipativa.

Questo ragionamento riscosse molti consensi sia dai militanti che dai non militanti. Ma poi le dinamiche successive hanno mostrato che la vecchia cultura politica è dura a morire. Credo davvero che finché non si supererà la dialettica società civile-società politica la sinistra italiana non farà un passo avanti. Perché questo è l”unico modo di far fronte alla radicale crisi delle forme della rappresentanza politica che investe la società, e – in maniera evidente – la sinistra stessa.

E” ciò che dimostra la vasta adesione al Movimento Cinquestelle dimostra: la democrazia diretta non può essere un”opzione eventuale. E la forma è sostanza (la Costituzione francese del 1791 era molto diversa da quella del 1793, e non era solo una questione di forma, ma di una diversa concezione della democrazia e dei diritti sociali).

E” auspicabile che la sinistra capisca che il concetto di “storie”, di “biografie”, deve essere centrale nella riformulazione delle forme della rappresentanza, e con questo si deve misurare. E di qui (e nel medesimo movimento) procedere a ripensare il concetto di “identità“. Altrimenti scomparirà.

Fonte: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/01/31/marco-rovelli-la-crisi-della-rappresentanza-e-le-storie-personali/

 

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