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Anche in Italia favorito lo spionaggio di massa

'Un decreto del governo Monti. Obbligo per gli operatori di telecomunicazioni: dare accesso all''intelligence alle proprie banche dati, per "sicurezza". In barba alla magistratura.'

Anche in Italia favorito lo spionaggio di massa
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Redazione Modifica articolo

8 Giugno 2013 - 23.45


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di Fulvio Sarzana* .

Dunque, secondo quanto riferiscono notizie di stampa, il “Grande fratello” americano spiava il mondo intero. E’ quanto sta emergendo dallo scandalo che ha preso avvio dalle intercettazioni telefoniche dei clienti di Verizon e si è esteso al web.

“Prism“, il programma messo a punto dall’intelligence americana nato dalle ceneri delle operazioni di sorveglianza elettronica di George W. Bush, è entrato nei server di nove giganti della Rete e ne ha estratto, ha rivelato il Washington Post,
“audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username per
continuare a tracciare nel tempo l’attività degli americani sulla rete”
ma “focalizzandosi sul traffico di comunicazione straniero, che spesso utilizza i server statunitensi.

Ma l’Italia fa anche peggio.

Evidentemente a conoscenza di ciò che accadeva oltreoceano qualche mese fa, il Presidente Monti,
dopo aver effettuato un viaggio negli Stati Uniti, ha fatto approvare
il decreto del presidente del Consiglio dei ministri 24 gennaio 2013 “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”, poi pubblicato nella “Gazzetta Ufficiale” del 19 marzo 2013 n. 66, in piena “vacanza” legislativa.

Il decreto,
controfirmato da mezzo governo, tra cui anche il ministro della
Giustizia, definisce “l’architettura istituzionale deputata alla tutela
della sicurezza nazionale relativamente alle infrastrutture critiche
materiali e immateriali, con particolare riguardo alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica nazionali,
indicando a tal fine i compiti affidati a ciascuna componente ed i
meccanismi e le procedure da seguire ai fini della riduzione della
vulnerabilità, della prevenzione dei rischi, della risposta tempestiva
alle aggressioni e del ripristino immediato della funzionalità dei
sistemi in caso di crisi”.

La norma prevede, tra le altre cose anche un principio assolutamente inedito per il nostro ordinamento.

L’art. 11
del decreto infatti obbliga gli operatori di telecomunicazioni e gli
internet service provider, ma non solo, anche ad esempio a chi gestisce
gli aeroporti, le dighe, i servizi energetici, i trasporti, a dare accesso ai servizi di sicurezza alle proprie banche dati, per finalità non meglio specificate “di sicurezza”.

In
pratica gli operatori privati, ma anche le concessionarie pubbliche,
dovranno spalancare le porte ai servizi di sicurezza sulle proprie
banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani, e, si
presume anche alle azioni compiute da questi ultimi, al di fuori di un
intervento della magistratura.

Tutto ciò in via
amministrativa e senza il necessario controllo, quantomeno dell’Autorità
garante per la protezione dei dati personali.

Senza andare tanto lontano anche noi abbiamo il “prism” alla Carbonara.

Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/08/usa-scandalo-prism-ma-litalia-fa-anche-peggio/620151/.



* Fulvio Sarzana è avvocato e blogger. Nelle sue note biografiche nel suo blog su Il Fatto Quotidiano scrive:

Scrivo a tempo perso di nuovi diritti su Punto
Informatico, Micromega e altre testate tradizionali e on line. Sono
convinto che la tutela dei diritti fondamentali debba sempre prevalere
sugli interessi di parte anche quando la pressione legata a tali
interessi diventi insostenibile. Mi occupo di diritto dell’informazione,
delle nuove tecnologie e di internet da più di dieci anni.

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