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Tutto è sempre, per definizione, da fare

Tra chi lacrima e chi sanguina, dobbiamo optare per la terza via, la più pericolosa: guardare negli occhi il nemico. [Marco Dotti]

Tutto è sempre, per definizione, da fare
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16 Febbraio 2015 - 19.06


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di Marco Dotti

C”è un”informazione che conta e una che conta molto meno. La prima, in forma di rassegna stampa, orienta i decisori. Non per il suo peso specifico, non per il suo valore o per la capacità di incidere e orientare la cosiddetta “opinione pubblica”. Il suo potere coincide col solo fatto di finire, in forma di rassegna stampa, sul tavolo degli analfabeti che reggono le sorti altrui.

Poi c”è un”altra informazione, “contro informazione” la si sarebbe chiamata non troppi anni fa. Il suo mezzo ideale è il ciclostile. Anche se scorre su ipad o su smartphone, il ciclostile resta alla radice di questa informazione. Ma questa non pesa, al di là della retorica sul numero di lettori. Non pesa, almeno non se l”equilibrio regge.

Noi non abbiamo altra speranza – o meglio: altra via – che far saltare questo equilibrio. Almeno provarci. L”obiettivo, però, è nel mezzo: perché tra questi due emisferi (informazione surrogata a uso di chi decide vs. informazione dinamica a uso di chi non può decidere) si colloca il vero nemico. È la membrana del senso comune, dell”informazione che orienta lo sdegno e la lacrima là dove non c”è più nulla da fare, al solo fine di far credere che non vi sia mai nulla da fare. Invece tutto è sempre, per definizione, da fare.

È la retorica del già accaduto, del già compiuto. Come becchini, si rivolgono alla carcassa ma lasciano indisturbate le jene che si divorano la polpa delle cose, mentre i professionisti di Saturazione&Distrazione vi inducono a lamentarvi per il deserto che voi stessi contribuite col lamento a creare. Attraversare come T. E. Lawrence quel deserto…

Noi non abbiamo altre armi. Non abbiamo altri mezzi. Non abbiamo altri fini perché, per respirare, non abbiamo altro modo che bucare a mani nude la membrana che separa la vita dai discorsi sulla vita. Non abbiamo scelta. Tra chi lacrima e chi sanguina, dobbiamo optare per la terza via, la più pericolosa: guardare negli occhi il nemico. Lì si capisce chi è con noi e chi, invece, opera per vendere anche le anime dei morti (Gogol etc.).

(16 febbraio 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]

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