‘di Pierluigi Fagan
È proprio dei momenti di profonda crisi, interrogarsi sulla struttura di ciò che è in crisi per capire il perché e soprattutto come evolverà , la cosa in crisi.
[url”Questo articolo”]https://www.foreignaffairs.com/reviews/review-essay/2015-04-20/what-caused-capitalism[/url] di Foreign Affairs a firma di Jeremy Adelman, segnala il manifestarsi di questa interrogazione, attraverso l’analisi di tre testi di indagine storica usciti su questo argomento. I tre testi sono i due volumi del The Cambridge History of Capitalism di Larry Neal e Jeffrey G. Williamson, il The Enlightened Economy di Joel Mokyr e l’Empire of Cotton di Sven Beckert ma l’articolista ricorda, come sfondo di uno spirito del tempo, anche i due recenti volumi di F.Fukuyama (che profeta il fatto che il futuro potrebbe non provenire dai luoghi che svilupparono il liberismo e la democrazia, cioè l’Occidente moderno), il Perché le nazioni falliscono di D. Acemoglu e J. Robinson e il T. Piketty del Capitale del XX° secolo cui si aggiunge [url”uno studio”]http://www.mckinsey.com/insights/urbanization/urban_world_cities_and_the_rise_of_the_consuming_class[/url] McKinsey Global Institute (2012) sullo spostamento del centro di gravità del movimento economico planetario che sta virando repentinamente dall’asse Atlantico verso l’Asia. Se l’analisi sull’origine del nostro modo di stare al mondo tende al positivo, ottimistica sarà la previsione del decorso, se l’analisi è più problematica ne conseguirà pessimismo sulle sorti del capitalismo occidentale.
La narrazione standard sull’origine racconta che da un mondo sostanzialmente piatto (più o meno uguale, isomorfo, dal Mar della Cina alla costa pacifica delle Americhe, procedendo in senso orario via Europa/Africa) emerse il gruppo degli europei del nord, protestanti, che trovarono un positivo feedback accrescitivo tra il loro individualismo e la produttività o anche che, più o meno casualmente, inciamparono in un buon equilibrio tra buon governo ed interesse personale. Origine geo-storica del sistema fu l’Inghilterra, da questa all’Europa, da questa alle Americhe e poi al vasto mondo sino alla globalizzazione.
Ma per il duo di Cambridge, prodromi di capitalismo, si trovano sin alle origini dell’umano vivere associato in società complesse, solo che non erano “sistemaâ€. Il sistema che rende l’ismo di capital-ismo, ha origine nei borghi italiani medioevali attraverso l’istituzione di un potere che legifera in favore dell’estensione e l’intensificazione di un fare economico mosso dalla certezza della proprietà , dalla circolazione di capitali e dallo scambio di mercato. Questa natura politica oltre che economica, porterebbe più ad un concetto di econocrazia che non di capitalismo. Capitalismo è un termine che disegna le technicalities alla base di un certo modo di fare economico ma se questo modo è antico come l’uomo, fu solo quando la politica creò la legge ovvero il quadro della condizioni di possibilità di sviluppo ed unica affermazione di quel modo economico, che avemmo il sistema, l’ismo.
Le società europee strutturalmente dedite tanto all’interrelazione quanto alla competizione hanno poi preso ad imitarsi l’un l’altra nello sviluppo di quella rivoluzione industriosa del XV° secolo, che poi approderà alla rivoluzione industriale del XIX°. Parallelamente, il sistema venne esportato ed imposto al mondo a seguire l’espansione imperial-colonialista europea ma la diversa natura geo-storico-culturale dello spazio extra-europeo provocò dal rigetto alla distorta applicazione. Solo il Giappone che resistette fisicamente alla colonizzazione ma copiando ed applicando a modo suo il sistema adattandolo al suo contesto, mostra un felice trapianto.
Joel Mokyr, legge invece la faccenda con lenti culturaliste. Progressivamente, si affermò una mentalità , la mentalità poi illuministica (ragione-scienza) lungo il corso che va dal XVII° al XVIII° secolo, tale per cui il circolo virtuoso tra fare economico e protezione ed ordinamento istituzionale si rese possibile. Sono le idee se non a muovere il mondo, a permetterne il movimento. Mokyr però incorre nel circolo dell’uovo-gallina e disegna un meccanismo che basato sull’interrelazione virtuosa tra curiosità , avidità , ambizione ed altruismo non si sa bene da dove provenga e su quali fondamenta storiche si basi. It was happen, sembra la risposta ma così più che analisi si fa narrazione (che poi si fa narrazione comunque).
Queste due storie, sono giudicate dall’articolista di tipo “internalistaâ€. Il sistema è auto-poietico, cioè auto-fondato ed auto-organizzato per cui le cause sono i suoi effetti che retroagiscono di nuovo sul piano delle cause, un tipico loop accrescitvo. C’è forse un inizio ma è sostanzialmente ininfluente, l’importante è che da un “la†si sia sviluppata una sinfonia e la sinfonia si è sviluppata perché le sue regole di composizione (individualismo industrioso, legge e potere d’imporla, potenza e creatività intellettuale) portavano a questo. Queste regole sono proprietà indigene dell’Occidente e tali rimangono, per cui se c’è burrasca è solo perché il tempo della storia ha la sua variabilità . Alla fine, tutto tornerà come è sempre stato e l’Occidente tornerà motore del mondo. A breve… sui nostri schermi.
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