Obama, Corbyn e l'antisemitismo di comodo | Megachip
Top

Obama, Corbyn e l'antisemitismo di comodo

Il sorriso di Corbyn dopo “l’incontro a sorpresa” lascia adito a molti interrogativi. 90 minuti dedicati al leader dell’opposizione sono tanti. Cosa si saranno detti?

Obama, Corbyn e l'antisemitismo di comodo
Preroll

Redazione Modifica articolo

30 Aprile 2016 - 21.03


ATF

di Leni Remedios


 Durante la sua recente visita nel
regno Unito Barack Obama ha dedicato il suo tempo anche al leader labour Jeremy
Corbyn.

Non era dato per scontato.  I media hanno sottolineato come, non
trattandosi di una visita di stato, Barack Obama non avesse nessun obbligo di
incontrare il capo dell’opposizione.

Le distanze sono risapute: Corbyn
ha sempre contestato la politica estera interventista degli Stati Uniti, così
come le loro politiche economiche, incluso il famigerato TTIP.  In un comizio a novembre disse che la Gran
Bretagna dovrebbe sviluppare “un nuovo tipo di politica estera”, che renda il
paese “più indipendente” dal resto del mondo. Cosa che solleva la questione di
come egli veda “il legame speciale” con l’America. Legame “storico, culturale
ed emozionale” che più volte Obama ha sottolineato durante la sua intervista
alla BBC. Una strizzatina d’occhio e di cuore al pubblico britannico. Il leader
in via di scadenza ha persino tirato fuori dal cilindro la metafora dei
rapporti familiari: interrogato sul motivo più convincente che dovrebbe
spingere gli inglesi ad ascoltare il suo consiglio ed a votare per rimanere in
Europa, un Obama intenerito ha risposto che così come nelle fasi più critiche
della vita individuale – quando dobbiamo prendere una decisione importante –
ascoltiamo volentieri i consigli di chi ci sta accanto, allo stesso modo
l’elettorato britannico dovrebbe ascoltare il consiglio dello zio americano,
proprio in virtù di quel “legame speciale”. Mancava poco che tirasse fuori il
fazzoletto. 


In tutto questo l’intervistatore
si è guardato bene dall’interrompere il flusso emozionale alla C’è posta per te con domande scomode.
Non gli ha chiesto nulla degli accordi infami con la Turchia sulla questione
profughi, figuriamoci se rovinava l’atmosfera introducendo il tema di quel
socialista testardo di Corbyn?

Ma l’annuncio della volontà di un
incontro è arrivato a sorpresa venerdì – secondo giorno degli americani a
Londra – in tarda serata.

Lo zio americano ha raggiunto
Jeremy il socialista poco prima di dedicarsi al golf con il Primo Ministro
David Cameron (prima il dovere poi il piacere).

90 minuti di colloqui intensi, a
fronte dei soli 30 minuti che lo stesso Obama concesse a Cameron nel 2009 prima
delle elezioni. Filtra molta cautela su quest’incontro e l’impressione è che i
due fronti si stessero studiando. Per cosa, dal momento che Obama sarà fuori
gioco fra pochi mesi? La stampa ha riportato solo poche note di un Corbyn
entusiasta, che tuttavia si teneva sul generico: ha dichiarato come Obama si
fosse congratulato per la sua ascesa a leader Labour e come avessero discusso
di ineguaglianze e dell’impatto della globalizzazione sui lavoratori. Un suo
portavoce ha poi aggiunto che i team dei due leaders manterranno i contatti per
fronteggiare l’evasione fiscale, sulla scia degli “scandali” sollevati dai
Panama Pampers. 


Insomma, come sostiene il Labour List, durante il loro incontro sono
stati toccati argomenti in cui ci fosse il rischio minore di un disaccordo.

Brexit, come si sa, sarebbe stata
affrontata solo brevemente. Corbyn sostiene la campagna per rimanere
nell’Unione Europea. Ma dietro le congratulazioni espresse da Obama  – lo abbiamo analizzato in precedenza da
queste pagine – c’è la consapevolezza che l’idea di Europa portata avanti dai
due leaders sia molto diversa.

Il sorriso di Corbyn che ha
seguito “l’incontro a sorpresa” lascia adito a molti interrogativi.

90 minuti dedicati ad un leader
dell’opposizione sono tanti. Cosa si saranno detti?

Vero che Obama sarà fuori gioco
fra pochi mesi, ma è difficile pensare che non assumerà il ruolo di “piccione
viaggiatore” per i probabili successori.

O forse, dal momento che il suo
mandato è in scadenza, col barbuto leader labour e lontano da occhi e
telecamere indiscrete – non vi è nemmeno una foto dei due insieme –  avrà dato sfogo alla sua vena socialista (da
qualche parte ce l’avrà, o è sempre e solo facciata?).

D’altro canto, per quanto
riguarda Corbyn, vecchio volpone della politica che non si lascia intortare da
nessuno, è difficile pensare che si lasci incantare da un Obama che – ormai
dovrebbe essere chiaro a tutti – è il leader più “double-face” della storia
della politica, come dimostrano anche le recenti politiche di rinforzo nucleare
degli Stati Uniti, dopo che lo zio Obama aveva espresso la volontà di creare un
mondo privo di armi nucleari (si veda l’ultimo intervento di Manlio Dinucci su
Pandora TV). 


Forte di questo “endorsement”,
due giorni dopo Corbyn è andato a sfilare per le strade di Londra al fianco dei
“junior doctors”, in uno degli scioperi più grossi degli ultimi anni, che ha
visto cancellare, in nome dei diritti, anche operazioni di emergenza negli
ospedali britannici. Persino la BBC era costretta ad ammettere che nonostante i
gravi  disagi creati ai pazienti, i
sondaggi parlavano di un elettorato solidale coi medici e con tutto il sistema
sanitario nazionale  in generale, messo
sotto crescente pressione soprattutto durante i mandati Cameron, rivelanti il
chiaro intento di portare personale e pazienti all’esasperazione e
conseguentemente di spingere sempre di più verso la privatizzazione, panacea di
tutti i mali.

Chi scende al fianco di medici e
popolo in questa grossa manifestazione che ha messo una volta di più in
ginocchio (e smascherato) il governo Cameron?    

Il sorridente Jeremy Corbyn,
naturalmente, assieme al fidato cancelliere-ombra John McDonnell.

I media si guardano bene dal dare
troppo spazio al particolare. Ed annaspano. Non sanno più cosa tirar fuori, non
possono neanche dire che Corbyn non avesse indossato la cravatta per l’incontro
con Obama, perché l’ha fatto all’ultimo momento (non sto scherzando, si sono
veramente soffermati su questo!).


Non sapendo che pesci pigliare,
non hanno altro da fare che ripescare un commento sarcastico postato sui social
da una parlamentare labour due anni fa: Naz Shah si sarebbe azzardata a
scrivere che  Israele potrebbe
trasferirsi direttamente negli USA e diventare il 51simo stato della
confederazione, tanto i costi del trasporto sarebbero minori di quel che spende
il governo statunitense ogni anno in armamenti per Israele ed il conflitto coi
palestinesi cesserebbe di esistere.  Apriti
cielo.  Evvai con le accuse di
antisemitismo e le richieste di espulsione che strombazzano su tutti i giornali.

Ma i colossi dei media continuano
a dimenticare che la soglia di attenzione del pubblico inglese, grazie ad un
sistema giuridico (ancora) funzionante e ad una cultura egualitaria (ancora)
sussistente, è molto più alto che in altri paesi dell’Occidente contemporaneo.
Lo dimostra anche la disapprovazione del TTIP da parte del London School of
Ecomomics, stimolato da un gruppo attivista sui diritti umani (si veda
l’articolo di Maurizio Blondet ripreso anche da Megachip).

Purtroppo l’antisemitismo viene
spesso usato in malafede, come arma di diffamazione.

Ma per fortuna stavolta il
giochino non ha funzionato.

La faccenda, oltre ad aver
scatenato le ire dell’elettorato labour, che ci vedono chiaramente l’ennesimo
attacco gratuito (e disperato) ad un leader sempre più apprezzato dalla base,
ha indispettito niente di meno che una fetta importante della comunità ebraica
britannica.

Scrive giovedì 28 aprile il Jewish Socialists’ Group, in una
dichiarazione “Sul problema dei Labour con l’antisemitismo”:


“La critica nei confronti della
politica di Israele e delle azioni israeliane contro i palestinesi non è
antisemitismo. Coloro che confondono la critica verso le politiche di Israele
con l’antisemitismo, sia che si tratti di sostenitori o di oppositori di tali
politiche, stanno in realtà aiutando gli antisemiti.”


I disperati tentativi della
propaganda di sistema di smontare chi ancora crede nei veri principi di
giustizia ed egualitarismo tornano indietro come boomerang e si sciolgono al
sole della propria pochezza.

L’antisemitismo di comodo torna
ciclicamente su schermi e copertine mediatiche, ma non viene mai sviscerato
fino in fondo, rimane lì non digerito e ritorna ciclicamente su in gola.

Ci volevano finalmente attacchi
di basso profilo come questi per smascherare una buona volta la malevolenza di
chi riapre le ferite di un genocidio per gretti fini strumentali di
politichetta nazionale. Smascheramento ad opera dagli stessi eredi delle
vittime tirate in ballo.

Ma probabilmente di politichetta
non si tratta.

Quel che succede nella politica
nazionale del paese che visse i fasti dell’impero coloniale fino a pochi
decenni fa è ancora troppo importante. Nel bene e nel male può fare da
paradigma per il resto dei paesi europei. Forse è per questo che Obama ha
dedicato così tanto tempo a Jeremy Corbyn.

Per attirare così tanto
l’attenzione m
orbosa dei media, il neo leader labour tanto insignificante non
è. E noi dobbiamo stare in guardia.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati