‘di Sandro Vero
[i]Fantasmi e sogni[/i]Si sente tutto un blaterare sul fatto che l”Europa è un”occasione imperdibile, che l”Europa è il nostro destino, che l”Europa è stata sognata, pensata e disegnata dagli spiriti più nobili del nostro continente, e così via e così via…
Il buon senso e il decoro intellettuale consiglierebbero di riflettere almeno su questo: il sogno di Altiero Spinelli sta all”attuale Europa delle banche e dei loschi traffici finanziari più o meno come la “speranza razionale” di Marx sta alle derive totalitarie del socialismo reale.
Coloro i quali oggi si affannano a dimostrare che il comunismo è definitivamente espulso dal mondo (affermazione che ha come suo implicito contrario quella che il capitalismo è l”unica alternativa possibile!), si danno anche un gran da fare per perorare la causa della emendabilità di una cosa, l”Europa fin qui esperita e patita, che a tutt”oggi non ha dato dimostrazioni migliori di sé.
Ciò che una volta richiedeva polizie segrete e carri armati oggi si fa bastare intense narrazioni e sottili giochi documentali coi quali varare o sciogliere governi a piacimento.
[i]I vecchi, i giovani e il brexit[/i]L”informazione terroristica organizzata dal pensiero unico vuole che il brexit sia stato voluto dai vecchi e che, quindi, il voto dei giovani – notoriamente progressista e di sinistra (sic!) – é andato nella direzione del remain.
Ecco le balle, travestite di intellettualità notabile, in pieno assetto generativo.
I giovani, da una ventina d”anni, non sanno una emerita mazza di ciò che era, e che non è più grazie a questa meravigliosa, portentosa macchina di smantellamento della civiltà sociale che è l”UE.
I vecchi se lo ricordano. Invece.
[i]Fregole statistiche[/i]Apprendiamo, senza celare un certo sottile piacere, che le poderose statistiche con le quali si è immediatamente caratterizzato il voto referendario britannico come viziato da un marcato squilibrio generazionale (i giovani tutti dentro i vecchi tutti fuori) lasciavano fuori dalla porta il dato niente affatto secondario dell’affluenza al voto. Che per i cosiddetti “giovani†è stata clamorosamente bassa. Che peccato: sembra che sia come detto sopra!
[i]La democrazia: che noia![/i]Singolare pendant di questo pensiero in postura di afflizione è la considerazione della evidente criticità dello strumento più diretto della democrazia diretta: come si può dare al voto di un ottantenne lo stesso peso che si da a quello di un trentenne? Come si può lasciare che un individuo alla fine della propria vita decida per qualcuno che ancora la vita ce l’ha tutta davanti?
Insomma: che occorrerà rimettere mano al meccanismo e trovare un criterio per pesare il diritto di voto, piò o meno come si fa per tanti “passaggi†statistici che tengano conto delle tante variabili in gioco.
Si tratta di rimediare con una chiosa, che qualcuno sui social ha già formulato in modo asciutto e compito: “ma chi cazzo credete di essere?â€.
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