La Dominatrice a tutto campo contro il Narciso Pop fuori campo | Megachip
Top

La Dominatrice a tutto campo contro il Narciso Pop fuori campo

#USA2016. La storia sa essere uno sceneggiatore dannatamente bravo. Al momento ci presenta una scelta fra padella e brace. Riguarderà tutti noi [Pepe Escobar]

La Dominatrice a tutto campo contro il Narciso Pop fuori campo
Preroll

Redazione Modifica articolo

3 Agosto 2016 - 23.09


ATF

di Pepe Escobar.

La storia sa essere uno sceneggiatore dannatamente bravo. Al momento ci
presenta una scelta atrocemente lacerante [fra gli slogan «L’amore trionfa sull’odio» («
Love trumps hate») e «rinchiudetela!» («Lock her up!»)] non solo per gli elettori statunitensi ma per l’intero pianeta, che
verrà condizionato, direttamente e indirettamente, da questa scelta.

Da
una parte abbiamo un “Narciso Pop”, ovvero un populista miliardario sopra le
righe, detto anche “merda di gibbone con la faccia da patatina Cheeto che
indossa un furetto” (grazie, Scozia), un artista di reality show conservatore
che si spaccia come l’unica e sola cura per una distopia americana post-Mad
Max.

Dall’altra
parte abbiamo quella che “Bill Cantastorie-e-spiegatore-in-Capo” Clinton
(quello de “Nella primavera del 1971 incontrai una ragazza”) ha
definito come la pupa più stakanovista e filantropa sulla piazza e che si dà il
caso essere pure una neoliberalcon eccezionalista tutta dedita a rendere il
mondo più sicuro per gli interessi più loschi, da Wall Street al complesso
industriale-militare-intelligence-mediatico fino ai suprematisti filo-israeliani
dell’AIPAC (
American Israel Public Affairs Committee).

Non
meno del 68 per cento degli americani – in un sondaggio della scorsa settimana
– non si fida della ragazza che sciolse il cuore a Bill Clinton nella primavera
del 1971. E al momento – senza ancora contare l’energia del rimbalzo data dalla
Convention nazionale dei Democratici – il “Narciso Pop”, contro ogni pronostico,
è
in testa.

Caos
contro Caos

Lei
potrebbe essere definita come “la Regina del Caos”, in procinto di diventare degna sovrana
dell’Impero del Caos, mentre per il “Narciso Pop” il dolce profumo
del successo si riduce a una tattica di guerriglia senza sosta che usa il caos
contro i fondamenti dell’Impero del Caos, a colpi di meno di 140 parole alla
volta.

Finora
egli ha chiaramente identificato l’attaccamento della ragazza di Bill Clinton ai
dogmi bipartisan, rendendola potenzialmente più vulnerabile: lanciando fuochi
infernali su qualsiasi cosa, dal libero mercato (specialmente il NAFTA) alle
azioni di costruzione di nazioni fino, persino, ai cambi di regime. Nel mentre,
si è insinuato visceralmente nella maggioranza di una silente classe
lavoratrice che sta andando fuori di testa e non ce la fa più. Il “Narciso Pop”
si gusta chiaramente il suo ruolo di repubblicano in abiti Brioni che si atteggia
come uno shock anti-sistema.

La
macchina Clinton – mentre si destreggia maldestramente sulle ricadute del sotterraneo
scandalo-tsunami delle e-mail – non ha ancora colto il messaggio e ha nominato
il senatore della Virginia Tim Kaine come candidato alla vicepresidenza; ovvero
un membro neoliberalcon del “coro di
Wall Street”, che disprezza i diritti dei lavoratori e – fedele al personaggio
di cagnolino aziendale – è un fan del
TPP (il Partenariato Trans-Pacifico).

L’opposizione al TPP – che può aspirare a essere
“il Vietnam di Obama” – potrebbe finire per essere incorporata all’ultimo
momento nella piattaforma del Partito Democratico. Ma ancora nessuno sa bene se
Hillary sia a favore, contro, o evasiva a oltranza. Si dà il caso che il
senatore della Virginia, terra della libera CIA e dell’impavido Pentagono, sia
un sostenitore delle trivellazioni in alto mare.

Pat Buchanan, che ha lavorato per Nixon e
Reagan e due cose le sa sui corridoi di potere, ha descritto l’ideologia del “Narciso
Pop” come “etno-nazionalismo”; un’esibizione pregna di nostalgia/xenofobia e
localismo/protezionismo. Solo che c’è un colpo di scena: fra i nemici è inclusa
anche l’élite delle grandi corporation
dell’Eccezionalistan.

Ed
è adesso che il gioco prende forma. Per giorni, fra le convention dei repubblicani e dei democratici, il circo delle
notizie è stato monopolizzato da livelli d’isteria subsonica attorno alla
rappresentazione teatrale «Trump agente di Putin». Portavoce neocon travestiti da conservatori
rispettabili hanno vivisezionato ogni – artefatta – sfumatura di questa storia
d’amore platonica. Funzionari d’intelligence sono andati di matto nel sapere
che Trump ha ora accesso a informazioni segretissime sulla sicurezza nazionale.
Ex pezzi grossi della NATO, come l’ex ammiraglio della Marina americana – ora
in pensione – James Stavridis, hanno strombazzato che le elucubrazioni di Trump
su Russia e NATO «minano la sicurezza dell’Europa e la sua fiducia negli USA
come alleato – particolarmente alla luce dell’avventurismo russo».

Il
semplice fatto che il “Narciso Pop” non sembri incline a perseguire una Guerra
Fredda 2.0 contro la Russia è sufficiente a condannarlo per tradimento
nazionale.

Fuoco
cammina con me

Dall’altra
parte i ruoli principali di Hillary Clinton sono dei grandi successi.

Ecco qui una Ragazza d’Oro di Wall
Street.
Eccola qui come un’instancabile escavatrice
d’oro.
Ecco qui una novella Atena, Regina della
Guerra. Ed aspettiamoci un futuro Oscar attribuito alle Tre Arpie che condurranno la prossima serie di Hunger Games: Hillary Clinton come
Presidente, Michele Flournoy a capo del Pentagono e infine la frase più
terrificante a disposizione della nostra lingua: Victoria Nuland Segretaria di
Stato.

La
CIA non ha smontato
WikiLeaks. Hillary Clinton farà in modo che qualcuno se ne
occupi. Si assicurerà che l’espressione “l’aggressione
russa”
venga venerata come una specie di motto nazionale. Quando Hillary
andò per “resettare” le relazioni fra USA e Russia, in inglese il termine fu
tradotto erroneamente con “sovraccaricare” – un lapsus freudiano che in faccia
al Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov originò un sorriso ma in tutta la
Russia migliaia di barzellette.

Mentre
Hillary è una fedele discepola della Dottrina
della Full Spectrum Dominance
(trad.: “dominio sull’intero spettro”) elaborata dal Pentagono, Trump è stato abbastanza furbo da atteggiarsi
come uno del tutto “fuori spettro”. Ed ecco perché è diventato così attraente
per orde di Maschi Bianchi Arrabbiati, non istruiti, che a stento mettono
assieme i pezzi, indignati da qualsiasi cosa, a cominciare dal
Comandante-in-Capo incarnato dal “Tipo nero magro dal nome strano” ed ora forse
– orrore degli orrori – da una donna di potere che vuole tenere tutti in pugno.
E tutto diventa ancora più facile quando, per rendere il messaggio, tutto ciò
di cui hai bisogno è un vocabolario minimalista.

I
potenti interessi dietro Trump profilano i tre punti chiave della sua agenda:
fermare l’immigrazione clandestina; ricostruire le forze armate USA; combattere
la manipolazione della valuta – dalla Banca Centrale Europea (BCE) al Giappone
(quantitative easing) finanche alla Cina
(nessuna significativa svalutazione dello yuan) – in modo da riportare posti di
lavoro a casa.

Parte
di questo potrebbe suonare allettante per l’establishment USA. Invece, praticamente
l’intero establishment, ora irreggimentato dalla Regina del Caos, immagina il possibile
regno del Narciso Pop come una distopia populista e cripto-fascista, completata
da uno stupido muro, dall’idolatria per i fucili AR-15 e dalla sottomissione
totale al “Faccendiere-in-Capo”.

Nessuno
sa veramente in che modo il “Faccendiere-in-Capo” condurrebbe la politica
estera. Nessun presidente USA è capace di piegare il volere del consensuale Partito
della Guerra. Per il momento, i Democratici contano sullo spingere verso una
pericolosa triangolazione. Più di due anni fa, Hillary Clinton non faceva che paragonare il Presidente Putin a Hitler. Questa settimana,
mentre presentava Hillary alla nazione come suo successore, il presidente Obama
ha detto che «chiunque minacci i nostri valori, che si tratti di fascisti,
comunisti, jihadisti o demagoghi locali, sarà alla fine destinato a fallire».

Alla fine, non si tratta di “valori”; si tratta del fatto che “fallire” non
è mai stata un’opzione per lo “Stato profondo” statunitense. Il motto dello “Stato
profondo” potrebbe essere stato coniato da un personaggio di Twin Peaks di
David Lynch: fuoco cammina con me.
Chi intimidirà il fuoco con lo sguardo, Atena o Narciso?  

Traduzione per Megachip a cura di Leni Remedios e Pino Cabras.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

DONAZIONE

Native

Articoli correlati