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Uno sguardo etnografico sul cambiamento in atto

'Perché l''élite dominante non comprende le dinamiche sociali che stanno determinando questa recente, e per certi versi drammatica, ondata rivoluzionaria?'

Uno sguardo etnografico sul cambiamento in atto
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18 Novembre 2016 - 21.40


ATF

di
Dafni Ruscetta
.

La mia formazione antropologica mi porta a fare alcune
considerazioni, a freddo, sugli sviluppi degli ultimi avvenimenti su scala
mondiale. Anzitutto mi porta a riflettere sullo scarso interesse che
l”establishment mondiale dominante – politica, business, accademia, banche,
stampa, grandi gruppi industriali etc.
– ha
riposto nella comprensione di alcune dinamiche sociali che stanno determinando
questa recente, e per certi versi drammatica, ondata rivoluzionaria. 

Sarebbe un
errore, inoltre, continuare a etichettare questa inversione di tendenza come
semplice malcontento o sfiducia nei confronti della politica e dei suoi
rappresentanti appartenenti al ”sistema”. C”è molto di più…

Donald Trump ha ‘travolto’ tutto e
tutti. Semplicemente perché si è posto ‘contro’ gran parte di quel sistema, che
a sua volta ha cercato di contrastarlo in vari i modi. Ha vinto – e avrebbe
vinto in ogni caso – le elezioni americane a prescindere dalle innumerevoli
gaffe o scorrettezze che hanno contraddistinto la sua campagna elettorale e il
suo passato. Perché quello che è mancato davvero alla classe dirigente – e che
continua a mancare per scarsa aderenza alla realtà – è uno sguardo etnografico
sul cambiamento in corso. 

I rappresentanti dell’attuale establishment (dai
giornali all”economia, dalla finanza alla politica etc.) hanno preferito
affidarsi ai guru del marketing politico ed elettorale piuttosto che a esperti
in grado di decifrare le dinamiche culturali sottese alle attuali società
moderne – perlopiù sociologi e antropologi – per interpretarne i drastici
cambiamenti in atto (le tendenze, le paure, le aspettative, i nuovi media
etc.). 

Non intuendo a tempo – e ormai è già tardi per farlo – che il mondo
stava cambiando profondamente, talmente a fondo che questo periodo storico sarà
evocato negli anni a venire (nei prossimi decenni e finanche nei prossimi
secoli) come una svolta epocale nella storia dell”umanità.

La colossale trasformazione che sta
avvenendo all’interno della civiltà occidentale sarà verosimilmente ricordata,
al pari di un evento quale la ”Rivoluzione Francese”, come la riaffermazione
naturale – sebbene mediata da nuovi gruppi di potere e da nuovi mezzi di
comunicazione – del riconoscimento dei diritti inalienabili dei più deboli,
degli ”ultimi”, dei sofferenti. Non a caso Papa Francesco, una delle figure che
maggiormente stanno contribuendo a questa nuova spinta etica e ”ideologica”,
non ha espresso alcuna valutazione personale sul nuovo presidente degli Stati
Uniti, semmai rinviando un giudizio al suo futuro operato nei confronti dei
poveri.

Il sistema di potere dominante da
troppo tempo si è lasciato ”fagocitare” dalla propria autoreferenzialità, non
essendo più capace di stare in mezzo alla gente, non ha saputo abbandonare –
per assuefazione alla mondanità – i salotti del perbenismo, del benessere e
della spartizione delle risorse tra pochi intimi. Non si è nemmeno posto il
problema, come dicevo poc’anzi, di analizzare a fondo e di comprendere le
tendenze culturali dominanti. Questo avrebbe consentito, ad esempio, di rendersi
conto che le pulsioni interne alle società occidentali stavano ”degenerando” in
nuove forme di protesta e di partecipazione che avrebbero, poco a poco, prima
evidenziato le profonde fratture del sistema, successivamente sostituito quelle
forme di potere, di accaparramento delle risorse con altre più inclusive o
semplicemente di rottura. E ormai è tardi…

Certo, il tutto è stato favorito
potenziato e amplificato dalla crisi economica, che storicamente crea
confusione politica e fa perdere molti punti di riferimento. Ma la storia
spesso si ripete a cicli, i grandi cambiamenti sociali e antropologici (e poi
politici, economici etc.) avvengono in corrispondenza di grandi sofferenze, di
paure, di scivolamenti verso il basso. E quando questi scivolamenti sono avvertiti
dalla gran parte della popolazione, ma i suoi ”sovrani” sono impegnati nel
beato ozio o nel dormiveglia di una costante celebrazione autoreferenziale,
prima o poi lo smottamento travolge tutto, rigirando la terra e le sue sementi. 



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