Fiat. Marchionne arrogante e provocatore: la LO in Serbia. A rischio Mirafiori | Megachip
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Fiat. Marchionne arrogante e provocatore: la LO in Serbia. A rischio Mirafiori

Fiat. Marchionne arrogante e provocatore: la LO in Serbia. A rischio Mirafiori
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23 Luglio 2010 - 06.38


ATF

marchionne5di Alessandro Cardulli.


E” lui il padrone. Arrogante, sprezzante, l”amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, manager “moderno” con amicizie e laudi anche fra esponenti del centrosinistra, annuncia in una intervista che la monovolume, la LO, verrà prodotta in Serbia e non a Mirafiori.

E mette a rischio il futuro, già precario, dello stabilimento torinese. La colpa è del sindacato. “Ci fosse stata serietà da parte del sindacato – provoca Marchionne – il riconoscimento dell”importanza del progetto, del lavoro che stiamo facendo e degli obiettivi da raggiungere con la certezza che abbiamo in Serbia la L0 l”avremmo prodotta a Mirafiori”. Ancora: “Se non ci fosse stato il problema Pomigliano la L0 l”avremmo prodotta in Italia”. Poi la ciliegina sulla torta: “Dobbiamo essere in grado di produrre macchine senza incorrere in interruzioni di attività“. Tradotto: diritto di sciopero eliminato, altrimenti ce ne andiamo all”estero, in Serbia.

La L0 sostituirà la Multipla, la Musa e l”Idea che si producono a Mirafiori. Domanda: nello stabilimento torinese cosa si produrrà? Risposta che si commenta da sola e definisce bene il personaggio: “A Mirafiori faremo altro, ci stiamo pensando”. Questo è il personaggio che, insieme, nega il premio di produzione, disprezza i lavoratori, racconta balle quando afferma che “l”unica gente che insiste (per il premio di produzione ndr.) è quella che non ha guadagnato un soldo.

Due ore di sciopero in tutto il Gruppo

Marchionne più che a un manager moderno assomiglia sempre più a un Cesare, un imperatore che vuol comandare non solo sul “suo” impero, ma sull”universo mondo e quando qualcuno, qualcosa gli si mette di traverso con buone ragioni, rispolvera i vecchi metodi Fiat e licenzia per rappresaglia. Sono già cinque fra Melfi e Mirafiori i licenziati, sindacalisti Fiom e Cobas.

Ha rapidamente fatto scuola se si pensa alle denunce contro lavoratori e dirigenti sindacali Fiom fatte dalla Fincantieri di Genova, “colpevoli” di aver operato perché si tenesse una assemblea con istituzioni e forze politiche. Venerdì in tutto il gruppo Fiat saranno effettuate due ore di sciopero proclamato dalla Fiom mentre si preparano per la ripresa dopo il periodo estivo altre iniziative.

Anche Confindustria presa alla sprovvista

La decisione di produrre la L0 in Serbia, annunciata per intervista, ha preso alla sprovvista anche Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria che ha annunciato un incontro con Marchionne per chiedere lumi esprimendo la convinzione che bisogna “evitare comunque conflitti troppo pesanti, che non fanno bene a nessuno ma, dall”altra parte, senza mollare sugli obiettivi di produttività. Il tema è complesso”. Dure le reazioni dei dirigenti della Fiom. Giorgio Cremaschi dice che “le affermazioni di Marchionne sono gravissime e confermano tutti i giudizi che abbiamo espresso in questa fase. La Fiat in realtà si prepara a chiudere Mirafiori e a dismettere l”Italia”.

Dure prese di posizione di Cgil e Fiom

La Segreteria Nazionale della CGIL in un comunicato afferma che “la scelta di spostare la produzione prevista nella stabilimento di Mirafiori in Serbia e le motivazioni addotte, sembrano confermare una linea basata sulla ritorsione nei confronti del sindacato e dei lavoratori in continuità con il clima determinato dai recenti licenziamenti” individuali.
“Se così fosse – prosegue la Cgil – si continua nel paradosso che vede il più importante gruppo industriale italiano registrare, pur nella crisi, importanti performance che però stridono con la necessità di serie relazioni sindacali basate sul confronto e il rispetto reciproco. Non vorremmo che le azioni messe in campo contro il sindacato e i lavoratori servissero per giustificare scelte più gravi di disimpegno negli stabilimenti italiani.”

Critici Bersani e Chiamparino

Il segretario del Pd, Bersani, parla di una “decisione sorprendente”. “Non ho capito – afferma – perché dice una cosa del genere: le condizioni che trova all”estero le trova anche a Torino. E” la città che in Italia ha più cultura industriale. Da un secolo a questa parte ha affrontato di tutto, da problemi organizzativi a crisi industriali. La vicenda merita un chiarimento. Non si può fare spallucce. Del resto la Fiat si chiama Fabbrica italiana automobili Torino. Il punto di partenza resta questo”. Bersani chiede poi al ministro del Lavoro Sacconi la convocazione di un tavolo fra le parti.

Il ministro risponde accogliendo la richiesta, ma per dare ragione a Marchionne, tanto che afferma: “Occorrono relazioni industriali cooperative perché invece le attività che in qualche modo fermano la produzione, minoranze che bloccano la produzione, non incoraggiano questi investimenti”. Insomma il ”modello Pomigliano”, con la rinuncia dei lavoratori a quanto previsto dalle leggi, dai contratti e dalla Costituzione. Il ministro Calderoli ironizza e prende come una battuta le dichiarazioni dell”Ad Fiat. Se leggesse attentamente capirebbe che non è una battuta.
Di “scelta paradossale”, parla il sindaco di Torino Chiamparino, se fossero i lavoratori e la città di Torino “a pagare le conseguenze della vicenda di Pomigliano”. Una flebile presa di posizione viene dalla Fim Cisl, il cui il segretario nazionale parla di “decisione in contrasto con i programmi che prevdevano la futura produzione Fiat in un sito italiano”.

Indecorose dichiarazioni di Cisl e Uil

E” già qualcosa, viste le indecorose dichiarazioni del segretario generale della Cisl, Bonanni il quale riferendosi ai programmi della Fiat dice che sono “una buona premessa non solo per somigliano” e parla di 20 miliardi di lire che saranno investiti in Italia nei prossimi sei anni. Visto le decisioni di Marchionne, Bonanni dovrebbe perlomeno arrossire. No, invita il manager “a non cadere nella trappola della Fiom che ha interesse a creare contrasti e a spingere alcuni lavoratori e l”azienda a comportamenti esasperati”. Nessun commento. I sindacati gialli che operavano alla Fiat al confronto erano pericolosi rivoluzionari. Angeletti, segretario generale della Uil, grida vittoria: “Una, dieci Pomigliano”.

E il governo. Sacconi, sostiene Marchionne e se la prende con Epifani il quale condanna i licenziamenti per rappresaglia messi in atto dalla Fiat. Dice il ministro che ogni volta che si alza la mattina si guarda allo specchio e dice: “Odio la Cgil”. ” Non siamo negli anni settanta”, ammonisce il ministro. E” vero si sta tornando agli anni cinquanta, con le discriminazioni sindacali, i licenziamenti, le punizioni. Con modestia e umiltà vorremo pregare Bersani e Chiamparino di fare più attenzione al modo in cui opera la Fiat. Pomigliano, speriamo, abbia insegnato qualcosa. Meglio tardi che mai, verrebbe voglia di dire. Oppure: ve ne dovevate accorgere prima.

Tratto da: dazebao.org.

 

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