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Sangue e carbone

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1 Settembre 2012 - 10.29


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Carbonsulcis 20120901di Anna LamiMegachip

«Cari lavoratori, vi ringrazio per le parole di apprezzamento che mi avete rivolto nel ricevere il messaggio da me a voi indirizzato. Lasciate che vi esprima la più comprensiva personale sollecitazione a superare ”scoramento e disperazione”. Seguirò con attenzione, per darvi il massimo impulso, lo sviluppo delle iniziative che spettano alle autorità di governo nazionali e regionali». Giorgio Napolitano, nel giorno in cui doveva difendersi dalle accuse di Panorama di essere sotto ricatto, ha risposto all”ingenua fiducia accordatagli da alcuni tra i minatori di Carbonsulcis.

Sarà che la solidarietà sta sulla bocca di tutti di questi tempi, offrirla non costa nulla, sicché è bipartisan la vicinanza del mondo politico nazionale e sardo alle proteste dei lavoratori. Retorica e dietrologia vanno a braccetto con la malafede e l”abituale arroganza di chi è abituato a interloquire con i lavoratori come pivelli da imbrogliare. Pierluigi Bersani, ad esempio, l”emiliano che una discreta fetta della sinistra extraparlamentare considera ancora un interlocutore degno, ha sottolineato che si augura che il governo sappia trovare una soluzione per Carbonsulcis, perché “stiamo restringendo la nostra base produttiva”. Una constatazione da statista insomma.

Anche Nichi Vendola, mentre i lavoratori dell”Ilva di Taranto, la sua terra, sfilavano in migliaia in corteo per ribellarsi al ricatto che impone di scegliere tra lavoro e salute, ha trovato il tempo di esprimere “solidarietà a chi combatte con dignità“.

Bruno Murgia, deputato Pdl, è stato più scenografico e non ha resistito alla tentazione di scendere 400 metri sotto terra per “incontrare persone straordinarie”.

Agli occhi di alcuni rappresentanti delle classi dominanti è straordinario, cinematografico, seppellirsi in fondo ad una miniera perché è la sola cosa che hai per sfamare i tuoi figli, e te la toglieranno perché il carbone in Sardegna “è un”attività troppo poco redditizia per gli standard di profitto di questi signori” come ha detto uno dei leader della protesta.

Non è mica ancora come in Sudafrica, dove ai minatori che chiedono un salario decente gli si può sparare addosso per poi incolpare di omicidio i loro compagni.

Si sa che il gioco è bello finché dura poco, e soprattutto fino a quando è un gioco. Ecco che non è piaciuta a molti l”idea di Stefano Meletti di tagliarsi le vene davanti ai cronisti: da Enrico Mentana a Elvira Serra, ad esempio, l”indignazione dei cronisti si è sprecata.

Ieri a Carbonia hanno manifestato in centinaia tra lavoratori Euralluminia, aderenti al Movimento dei Pastori Sardi e al movimento commercianti e artigiani liberi, toccando il polo industriale di Portovesme per poi raggiungere la miniera di Nuraxi Figus, nelle stesse ore in cui a Roma i lavoratori di Alcoa praticavano un sit-in sotto Montecitorio per poi recarsi al Dicastero dello Sviluppo Economico.

I cinquantasei lavoratori di Porto Vesme sono arrivati nella capitale per attirare l”attenzione sulle gravi prospettive che si delineeranno con la chiusura di Alcoa. Battono con forza i caschi contro i sampietrini, lanciano slogan, due di loro si sentono male dopo essersi arrampicati sul cancello del palazzo dell”economia. Sono tutti disperati e molto arrabbiati.

Nicola Baire, del direttivo regionale Cisl, afferma che: “la situazione è drammatica, ormai l”emergenza è scoppiata. Tanti anni di malgoverno ci hanno portato in una situazione in cui resteremo tutti senza prospettiva.”

Ignazio, una moglie e due figli che finora è riuscito a mantenere, afferma che: “è un”agonia che prosegue dal 2009. A questo punto ho profondi dubbi, ed un solo briciolo di speranza ridotta al lumicino, che le istituzioni vogliano veramente aiutarci.”

Giampaolo Milea, Fiom Cgil, una bambina di quattro anni e un bambino di sei, afferma che “Ci è rimasta solo la disperazione. Se volessero i signori chiusi qua dentro potrebbero fare qualcosa, ma ci stanno tutti prendendo in giro da tre anni, siamo esasperati. Ho un mutuo da pagare, non riusciamo ad arrivare a fine mese con lo stipendio che ci danno oggi, figuriamoci con la cassa integrazione. Il Presidente Napolitano è venuto in Sardegna un paio di mesi fa, ed ha detto che lui avrebbe personalmente seguito la nostra situazione, e che cosa ha fatto? Nulla, non è cambiato nulla.”

Stefano Lai, Rsu Alcoa per CUB, padre di due bambini di 10 e 15 anni, dice che: “da questi incontri non arriverà niente di positivo anche perché ieri il sottosegretario De Vincenti in diretta Tv aveva già preannunciato quanto sarebbe accaduto oggi. Praticamente ha messo una croce sia su Carbonsulcis che su Alcoa. Noi rientreremo in Sardegna sapendo che da lunedì ci dovremo scontrare con l”azienda che inizierà la fermata degli impianti. Questa mattina a Carbonia il Movimento Pastori Sardi ha fatto un”iniziativa di solidarietà: il Sulcis è una polveriera, la provincia più povera d”Italia sta diventando anche la promotrice di molti movimenti, perché l”attacco alle produzioni è completo, industria, miniere, turismo agricolo: ormai abbiamo realizzato di trovarci in un contesto storico in cui c”è un governo non all”altezza della situazione. Non si può pensare di far cassa chiudendo tutte le attività produttive. Come le paghiamo le tasse se non lavoriamo?”

Qualcuno ha forse annunciato a nostra insaputa la modifica della Costituzione a proposito del diritto al lavoro? Non ce l”hanno comunicato. Il Governo ci ha detto che il nostro è un settore strategico, ma che cosa fa? Sta facendo cassa sulle nostre teste. E la Sardegna sta davvero per esplodere.” Sostiene Michele Sabiu, 30 anni, assunto nel 2008, e dal 2009 in lotta.

Questa è la cartolina del Sulcis, provincia di Iglesias-Carbonia, che conta 130 mila abitanti di cui due terzi disoccupati, cassintegrati oppure pensionati costretti ad una vecchiaia da pezzenti per aiutare i nipoti a sopravvivere in una terra senza prospettive se non quelle di lotta, che anticipa di poco tempo il futuro del paese intero.


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