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La svolta della FIOM

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5 Ottobre 2012 - 20.53


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landini 20121005

di Anna LamiMegachip

Così come avanza l”autoritarismo nella società, avanza anche nella Fiom.

Il Comitato centrale della Fiom mercoledì 3 ottobre ha espresso una nuova segreteria nazionale estromettendo l”ormai ex-segretario nazionale Sergio Bellavita, esponente della Rete 28 Aprile (la sinistra Cgil) reo di aver espresso giudizi non in linea con i desiderata di Maurizio Landini.

Le premesse erano già state definite nel Comitato centrale del 5-6 settembre scorsi, dopo l”approvazione di un ordine del giorno, “l”unità della Fiom”, in cui sostanzialmente il Segretario generale Maurizio Landini stabiliva la propria autorità come insindacabile all”interno dell”organizzazione. Nel documento conclusivo del Comitato centrale presentato da Landini, si affermava che: “Il Comitato centrale della Fiom considera ancora aperta la possibilità di modificare le scelte compiute dal Governo”.

Una presa di posizione che sta a significare un nuovo spostamento a destra da parte del principale sindacato metalmeccanico italiano che, incapace di trovare una risposta adeguata alle devastanti sconfitte subite negli ultimi anni, abbandona forse definitivamente il proprio profilo conflittuale e si rassegna a ricercare accordi al ribasso con il padronato (il quale ormai, nell”attuale contesto di crisi globale, non intende più concedere nulla, non potendosi più permettere nemmeno la concertazione).

Resosi conto che non è con i ricorsi alla magistratura che la Fiom potrà oggi adempiere al mandato che i lavoratori le hanno assegnato, ma al contempo distante anni luce dal prendere seriamente in considerazione l”ipotesi di assumersi la responsabilità politica di “fare un salto di qualità“ nelle pratiche conflittuali – che avrebbe necessariamente comportato uno scontro frontale con la Cgil di Susanna Camusso – la Fiom abbassa del tutto la testa adeguandosi ad una strategia di “riduzione del danno” che sicuramente oggi non è rispondente alle necessità storiche.

Come sottolinea Bellavita commentando l”accaduto:

dopo il 16 ottobre 2010 la Fiom poteva svolgere uno straordinario ruolo di catalizzatore di un vasto movimento contro le politiche del governo e contro Marchionne. Ciò avrebbe portato probabilmente la Fiom allo scontro frontale con la Cgil. Landini e Airaudo hanno deciso di non farlo. Cosi la lotta Fiom si è mantenuta alta sul terreno mediatico, forte di un consenso e di una domanda sociale straordinaria,ma è via via scemata nelle pratiche concrete, nella politica contrattuale. Da qui una gestione della vertenza per il contratto tutta piegata al tentativo di cercare uno spiraglio per la riaffermazione della titolarità Fiom più che orientata a costruire conflitto in rapporto con i lavoratori.”

Se da una parte si riconoscono come tali i gravissimi attacchi che stanno portando alla desertificazione tanto del tessuto industriale italiano quanto di ogni minimo diritto sociale e libertà sindacale, dall”altro si reputano ancora reversibili le politiche del Governo Monti “e per questa ragione (si) respinge l”idea, avanzata da qualcuno nel dibattito, di sconfitta riferita al movimento in campo”, come si può leggere nel documento Landini.

Se di sconfitta del sindacato e dei movimenti non si tratta, di che cosa si tratterebbe, dinnanzi alla sostanziale cancellazione dell”art. 18, all”ulteriore precarizzazione dei rapporti lavorativi, alla controriforma delle pensioni?

Un ruolo non secondario in questo “salto di qualità” deve averlo ricoperto la prospettiva delle elezioni del 2013: con la candidatura di Vendola alle primarie del centrosinistra, probabilmente ci si illude che un futuro governo PD-SEL potrebbe essere più permeabile di quello attuale alle istanze del mondo del lavoro. Una enorme cantonata dato che è evidente che chiunque sarà a governare l”anno prossimo dovrà farlo rispettando l”agenda fissata da Monti e dalla BCE.

In questo quadro di estensione degli attacchi del capitale, cadono i compromessi e si sacrificano sugli altari padronali quel che rimane della Fiom di un tempo e con essa gli esponenti che ancora si ostinano a criticare l”inadeguatezza delle scelte dell”organizzazione. E non sarà di certo una manifestazione, promossa dalla Fiom insieme alla dirigenza della Cgil il prossimo 20 ottobre, convocata per altro intorno a parole d”ordine troppo deboli, a coprire la realtà di un sindacato che arretra su tutti i fronti (a partire dal cedimento a Federmeccanica sulla questione del rinnovo contrattuale).

Non è dunque più tempo di posizionamenti di mezzo, in quanto questa crisi economica investe direttamente e completamente tutti i rapporti, comportando la polarizzazione del corpo sociale e tratti marcatamente decisionisti. Sullo sfondo, l”inconciliabilità assoluta dei differenti interessi di classe, che in troppi ci si ostina a non vedere.

Prima o poi se ne renderanno conto anche le burocrazie sindacali che ancora si cullano nel sogno di un impossibile ritorno ad un compromesso sociale del tutto spazzato via dalla brutalità della crisi economica e della complessiva mutazione delle necessità del capitale.

Come sta già succedendo in altri paesi europei, l”esplosione della rabbia sociale cova sotto la cenere e non tarderà a manifestarsi anche in Italia ed anche nei luoghi di lavoro. Le posizioni oggi minoritarie nelle dirigenze sindacali, un domani potrebbero rivelarsi maggioritarie tra i lavoratori.


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