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di Sergio Cararo – Contropiano
La Banca Centrale Europea preme sui governi affinchè adottino nuove misure strutturali che favoriscano maggiore “flessibilità salariale”.
Allarme! Un nuovo diktat è nell”aria. Un rapporto della Bce ritiene che l”adeguamento salariale nei paesi dell”Eurozona è stato relativamente limitato nonostante la gravità della recessione e l”aumento della disoccupazione. Tradotto in soldoni: i salari sono troppo alti e vanno abbassati.
In un tale contesto secondo la Bce “una risposta flessibile delle retribuzioni dovrebbe essere un”importante priorità “. I tecnocrati di Francoforte argomentano il loro nuovo diktat ai governi con motivazioni che mettono i brividi.
Secondo l”analisi della Bce durante la crisi i salari reali sono aumentati nell”area euro, presumibilmente come riflesso di uno spostamento dell”occupazione verso lavori a salario più alto, i quali sarebbero maggiormente tutelati. In un altro riquadro viene messo a confronto l”andamento della disoccupazione nell”Eurozona con quello negli Usa: complessivamente l”aumento dei senza lavoro nei paesi europei è stato più contenuto: 4 punti percentuali contro i 4,8 punti degli Usa.
Ma all”inizio del 2010 in entrambe le aree veniva registrato un tasso di disoccupazione attorno al 10 per cento, da allora gli andamenti si sono discostati: calo negli Usa mentre nell”area euro hanno continuato a salire. E così oggi nell”Eurozona i disoccupati superano l”11% mentre negli Stati Uniti sono attorno all”8%. Anche perché la stessa Bce rileva che l”area dell”euro ha perso 4 milioni di occupati tra 2008 e fine 2011, non solo ma “l”occupazione è diminuita ulteriormente nella prima metà del 2012 – si legge poi nel capitolo sulla situazione nel mercato del lavoro – mentre la disoccupazione ha continuato ad aumentare”.
Questa valutazione preliminare serve alla Bce per giungere alle considerazioni sui salari e sulle “rigidità ” nel mercato del lavoro dell”Eurozona. Tenuto conto dell”intensità della crisi, “la risposta dei salari nell”area dell`euro sembra essere stata piuttosto contenuta – si legge – per effetto della generale rigidità salariale”. In questo quadro secondo la Bce serve più flessibilità sui salari anche per agevolare la necessaria riallocazione settoriale che prelude alla creazione di posti di lavoro e alla riduzione della disoccupazione. E chiaramente questo richiede ulteriori e significative “riforme del mercato del lavoro nei paesi dell”area”, riforme che i tecnocrati di Francoforte ritengono “un elemento fondamentale per una solida ripresa economica nelle economie”, che dovrebbe altresì facilitare ulteriori effetti di propagazione positivi relativi alla correzione e prevenzione degli squilibri macroeconomici, il riequilibrio dei conti e la stabilità finanziaria.
La Bce poi cita come esempi positivi (sic!) i paesi europei in cui le “riforme” sono state già fatte, e tra questi figurano anche Italia e Spagna che “recentemente hanno adottato riforme del mercato del lavoro al fine di accrescere la flessibilità e l”occupazione”. Ma i risultati ci dicono esattamente il contrario in entrambi i paesi.
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(11 ottobre 2012)
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