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Logistica e sfruttamento dei lavoratori. Il caso Piacenza

Intervista su una realtà fatta di sfruttamento e assenza dei più elementari diritti sindacali e lavorativi: il comparto della logistica. Il caso Piacenza-Ikea. [Anna Lami]

Logistica e sfruttamento dei lavoratori. Il caso Piacenza
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10 Maggio 2014 - 23.30


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di Anna Lami.

Piacenza è uno snodo
logistico fondamentale nel sistema produttivo dell”Italia
settentrionale.

Negli ultimi anni, le
lotte dei lavoratori impiegati nel comparto logistico (tra cui Tnt,
Ikea, Gls, Amazon) hanno squarciato il velo su di una realtà fatta
di sfruttamento ed assenza dei più elementari diritti
sindacali e lavorativi
.

Lunedì scorso 5 maggio,
la cooperativa San Martino, operante nel magazzino Ikea, ha sospeso
33 facchini tra i più attivi e sindacalizzati, tutti appartenenti al
SiCobas. Immediatamente è scattato lo stato di agitazione con
l”adesione della gran parte dei lavoratori. Da martedì tutti i
cancelli del magazzino piacentino sono presidiati, l”ingresso e
l”uscita delle merci sono bloccati. In risposta, la multinazionale
svedese ha deciso la chiusura dello stabilimento fino alla giornata
di lunedì 12 maggio, nell”attesa che le autorità di pubblica
sicurezza rimuovano i blocchi dei lavoratori. Per avere un quadro più
chiaro della situazione abbiamo intervistato Carlo Pallavicini,
capogruppo per la lista “Sinistra per Piacenza” al consiglio comunale, da sempre in prima linea nelle mobilitazioni dei lavoratori
del polo logistico piacentino.

Pallavicini, Fratelli
d”Italia ha mandato un comunicato in cui ti accusa di essere una
delle possibili cause di un”eventuale chiusura dello stabilimento
Ikea di Piacenza: «Pallavicini
non distrugga ciò che altri hanno costruito».
Cosa ne pensi?

Rimando
al mittente questa chiara provocazione. Quella in corso è una
vertenza di carattere sindacale e quindi investe prima di
tutto i lavoratori che hanno avuto il coraggio di scendere in
sciopero, e la parte datoriale. Non può certo riguardare i soggeti
politici che portano solidarietà a questi lavoratori. Casomai,
Fratelli d”Italia dovrebbe interrogarsi sul perché i lavoratori
hanno avuto il coraggio di scioperare
. Se non volessero tapparsi
gli occhi, le orecchie e la bocca dovrebbero riconoscere che forse
cӏ qualcosa che non va e che non riguarda solo lo stabilimento Ikea
piacentino, ma più in generale tutto il settore della logistica
e l”utilizzo dello strumento delle cooperative all”interno di questo
comparto economico. In questa dimensione esistono tante realtà
aziendali diverse, la peggiore della quale non è neanche Ikea, ma il
dato comune è che ci sono delle insofferenze, si lamenta
sfruttamento, si denuncia il non riconoscimento dell”agibilità
sindacale.

Leggendo le
dichiarazioni di Borotti (segretario provinciale Cst-Uil) e Chiesa
(Filt-Cgil) pare che le proteste di questi giorni siano
incomprensibili ed addebitabili ai i”facinorosi” Sicobas;
anzi, secondo la Cgil si stava instaurando un buon rapporto con
l”azienda che avrebbe anche fatto un contratto migliorativo delle
condizioni di tutti.

Personalmente
credo che se ci fossero state prospettive così rosee, le proteste
non si sarebbero verificate. Di sicuro non si può imputare ai
SiCobas di essere facinorosi. Si può essere d”accordo o meno sulle
posizioni politiche che i SiCobas esprimono; eppure, bisogna dare
loro atto, e lo dico da non iscritto, che hanno portato allo scoperto
la questione delle cooperative all”interno della logistica,
emancipando centinaia e centinaia di giovani lavoratori, sia italiani
sia immigrati, nel territorio piacentino. Vorrei quindi ricordare a
chi definisce facinorosi i SiCobas che nella nostra provincia si sono
verificati fatti gravissimi: si parlava, ad esempio a proposito di
Tnt, di buste paga dichiarate a zero euro, di lavoro nero, di
comportamenti antisindacali sistematici. Ai tempi della prima
mobilitazione di Ikea, i dirigenti dell”azienda avevano opposto il
rifiuto a confrontarsi con gli esponenti dei SiCobas che sono pur
sempre l”organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa tra i
lavoratori dello stabilimento di Piacenza.. Se pensiamo che
attualmente la disoccupazione è altissima e quella giovanile supera
il 40%, dovremmo tutti essere grati a chi si batte affinché questa
situazione non sia un ricatto che costringa ad accettare qualsiasi
condizione di lavoro. Dalle lotte dei lavoratori SiCobas possiamo
partire per progredire tutti. Certo, da un certo punto di vista si
può dire che da queste lotte progredisce l”organizzazione di classe,
ma allo stesso tempo può progredire il benessere sociale e lo
sviluppo complessivo del territorio. Insomma, bisognerebbe dare atto
ai SiCobas dei loro meriti e non esprimere giudizi dettati
esclusivamente da faziosità come fa chi li definisce “facinorosi”.

Oggi cӏ stato un
fatto nuovo. Per la prima volta, una parte dei lavoratori di Ikea è
scesa in piazza per chiedere la fine del blocchi e sono stati
ricevuti dal sindaco (PD) e dal presidente della provincia (Forza
Italia) che hanno chiuso la porta a qualunque nuovo dialogo con i
SiCobas. Cosa ne pensi?

Non
credo che serva prendersela con questa componente di lavoratori. Loro
semplicemente sono stretti fra il ricatto della disoccupazione e
l”accettazione di qualsiasi condizione di lavoro. Si può capire il
loro stato d”animo dominato dalla preoccupazione e dalla paura. Va
comunque sottolineato che questa componente è minoritaria
all”interno di Ikea, la maggioranza dei lavoratori resta con i
SiCobas. Ribadisco: non sono questi operai il nemico. Nemico è
chi imposta le condizioni strutturali
per cui si determinano
queste precipitazioni.

In
ogni caso, penso che al contrario di quanto è stato detto oggi,
servirebbe un vero dialogo. Lo dico anche rivolgendomi alla
cooperativa San Martino: rispetto a Cristal che, l”altra cooperativa
che fino a qualche tempo fa operava all”interno di Ikea, si era
distinta proprio per una maggior apertura al dialogo. Non capisco
perché San Martino debba sprecare, come sta facendo in questi
giorni, quel capitale d”immagine che aveva anche fra gli iscritti ai
SiCobas. Credo che non manchino le condizioni per arrivare a una
soluzione positiva di questa vertenza. Se ai SiCobas viene chiesto di
non essere facinorosi, altri però non dovrebbero essere
“ideologici”, chiusi. Se un sindacato è maggiormente
rappresentativo al”interno di una azienda, deve essergli garantita
piena agibilità sindacale.

Il comportamento delle
forze dell”ordine è stato caratterizzato da una certa durezza. Ci
sono stati alcuni feriti, e la questura ha dichiarato che, dopo aver
visionato i filmati, sanzionerà i con il foglio di via chi non è di
Piacenza. Tutte le forze politiche, dal Pd alla destra, chiedono
severità. Anche una delegazione di dirigenti svedesi di Ikea è
venuta a Piacenza incontrando i responsabili dell”ordine pubblico.
Non ti sembra che le nubi si stiano addensando sul futuro di questa
realtà produttiva?

La
reazione della questura non mi stupisce, tuttora il segretario dei
SiCobas Aldo Milani ha il foglio di via e non può venire a
Piacenza. L”intenzione è, chiaramente, quella di colpire la
solidarietà attorno a questa vertenza. Però puntare tutto sulla
repressione rischia di essere una scelta irresponsabile. Dal momento
che in gioco ci sono posti di lavoro, bisognerebbe cercare di non
esarcerbare gli animi, mentre decisioni come queste lo fanno eccome.
Posso garantire che se la mattina degli scontri Aldo Milani fosse
stato presente, sicuramente la situazione sarebbe stata gestita in
altro modo. Naturalmente tra le forze dell”ordine in piazza c”è chi
si è distinto per buon senso e chi per eccesso di zelo, anche se il
loro ruolo ed il potere a cui rispondono mi paiono piuttosto
evidenti. Qualcuno si dovrà assumere le responsabilità di quello
che potrebbe accadere nel caso in cui i lavoratori siano lasciati in
preda alla disperazione e sia loro tolto tutto.

Chiunque volesse portare
solidarietà alla lotta dei facchini di Ikea, l”appuntamento è per
domenica 11 maggio alle ore 16.00 ai giardini Margherita (Stazione di
Piacenza) da dove partirà il corteo contro i licenziamenti di questi
giorni.

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