La fine di B., lo stracotto | Megachip
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La fine di B., lo stracotto

La fine di B., lo stracotto
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2 Novembre 2010 - 10.33


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Appoggio-esternodi Giulietto Chiesa – da «Comunicare il Sociale».

Silvio Berlusconi è finito. Lo si capisce ormai da molti segnali, tutti infausti per lui.

L”ultima faccenduola, di Ruby, la minorenne, ha fatto tracimare il vaso. Famiglia Cristiana ha lanciato uno sferzante anatema. Cioè il mondo cattolico di base (anche se non ancora le gerarchie) lo ha scaricato. La signora Marcegaglia ha chiesto il ritorno alla “dignità delle istituzioni”. Il che significa che anche il sindacato dei padroni ne ha piene le scatole di questa situazione incresciosa. Gianfranco Fini si è lasciato scappare addirittura la parola “ostruzionismo”. E se un presidente di una Camera diventa sostenitore del filibustering vuol dire che il “dolo” (pardon il “lodo”) proprio non glielo regalerà.
Perfino Galli della Loggia scrive parole di fuoco sul Corriere della Sera contro Berlusconi in persona

Sappiamo già che Washington non lo ama e non l”ha mai amato, salvo che ai tempi di Bush Junior. Dell”Europa non ne parliamo. Gli restano solo Putin e Bossi, ma non gli basteranno.

Dunque, Berlusconi è stracotto. Può solo bruciare, appunto come lo stracotto rimasto troppo a lungo nel forno. Tuttavia non si dimetterà. Quindi produrrà ancora guai, nel senso di un degrado istituzionale, fino allo sfascio. E forse peggio, in modi che sarà difficile prevedere, comunque pericolosi per la democrazia, oltre che per la decenza.

Il problema è il dopo. Che non lascia sperare quasi nulla di buono. Perchè la macelleria sociale, che Berlusconi non ha voluto portare a fondo (per demagogia, e incapacità, ma anche perchè il consenso popolare è già franato), sarà compito dei successori.

E chi sono i successori? Quello che si delinea “dopo”, voto anticipato o non anticipato, è un governo centrista, imperniato su Gianfranco Fini, con la partecipazione del PD di Bersani e dell”UDC di Casini. Bella compagnia non c”è che dire.

L”unica cosa decente è che si tornerà alla decenza (in senso stretto) e al rispetto delle regole formali della vita democratica.

il resto sarà, in politica interna ed economico-sociale, l”indecenza della ripetizione ossessiva del mantra della “crescita” del PIL, delle ricette marchiate Marchionne.

E, in politica estera, la fedeltà alla Nato, e la prosecuzione della guerra in Afghanistan. Cioè la totale subalternità alle scelte di Washington.

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