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In Europa, con Tsipras, con entusiasmo, con chi

Videoeditoriale di Giulietto Chiesa. Siamo forse in tempo utile per consentire a tutti noi di andare alle elezioni europee meno disarmati.

In Europa, con Tsipras, con entusiasmo, con chi
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3 Gennaio 2014 - 09.26


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di Giulietto Chiesa.

Abbiamo assistito, negli ultimi giorni del 2013,
a una serie d’importanti novità in ambiti che si collocano al di fuori del
sistema esistente dei partiti, al di fuori della logica delle “larghe intese”, al
di fuori del disegno portato avanti da un presidente delle Repubblica che è
uscito, ripetutamente, dalle sue prerogative costituzionali.

Sono segnali da sottolineare e considerare
attentamente. Non a caso – direi per fortuna – affrontano tutti il tema
dell’Europa, forse in tempo utile per consentire a tutti noi di andare alle
elezioni del prossimo maggio meno disarmati di quanto siamo in questo momento.

Parto dall’intervista che Barbara Spinelli ha
rilasciato al giornale greco Avgi a
fine dicembre. L’editorialista di Repubblica ha lanciato l’idea di costituire,
in Italia, una lista civica nazionale per le elezioni europee che indichi come
candidato alla presidenza della commissione il capo di Syriza, Alexis Tsipras.

Tsipras guida una coalizione che è indubbiamente
“di sinistra” . 

Ed è al contempo alla testa di un partito che potrebbe aspirare
al governo della Grecia martoriata dalla violenza neo-liberista. Ma Tsipras è
anche un simbolo: della resistenza europea contro le politiche di austerità
imposte dalla trojka. Concordiamo con Barbara Spinelli: in questo momento non
c’è candidato migliore e meglio rappresentativo delle istanze popolari e
democratiche europee.

C’è un secondo punto della proposta di Barbara Spinelli
che ci convince. E molto. E non per caso: poiché esprime bene un concetto che
Alternativa sostiene dalla sua nascita. Voglio citare per esteso questo
passaggio. “E chiaro – scrive Barbara Spinelli – che non dovrebbe essere una coalizione
dei vecchi partiti della sinistra radicale, perché non avrebbe alcuna
possibilità di successo. Abbiamo bisogno di qualcosa di più grande, qualcosa
per scuotere la coscienza della società, superando i margini molto stretti
delle formazioni politiche della sinistra radicale”.

Nello stesso tempo il Partito della Sinistra
Europea ha lanciato anch’esso, nel suo congresso costitutivo di Madrid, la
candidatura di Alexis Tsipras. E’ però un’altra linea, quella della “coalizione
di sinistra”, che contiene in sé (a prescindere dalle buone intenzioni) l’idea
che questo debba essere un processo “interno” all’ipotesi di “ricostituire la
sinistra”. Una linea che condurrebbe in un vicolo cieco, e, per giunta,
destinata alla sconfitta. Lo spiega molto bene Paolo Flores D’Arcais: “La
parola sinistra rischia di essere equivoca oggi. Paradossalmente non usarla è
meno equivoco che usarla”. E continua elencando le numerose ragioni a sostegno
della sua giusta tesi: sinistra, per molti, è ormai in contrapposizione con
gl’ideali di giustizia e libertà; sinistra ricorda l’esperienza fallita del
socialismo reale; sinistra ricorda la catastrofe politica e ideale che ha
seguito la sparizione del PCI; sinistra “ricorda ora i partitini che si
definiscono neocomunisti e che sono una parodia”. Questo è sicuramente vero per
l’Italia e anche per diversi altri paesi europei. Rimettere in piedi qualcosa,
a partire da questo disastro, ha tutta l’aria – come ha scritto Giannuli – di
un “accanimento terapeutico”.

Aggiungo: questa idea nasce con un ulteriore
distorsione del reale, a sua volta espressione della logica degli steccati.
Taglia fuori, in linea di partenza, ogni rapporto con gli otto milioni di
elettori del Movimento 5 Stelle, unico insediamento istituzionale di una opposizione
in Italia. Quest’ultimo, è vero, non appare incline ad alcuna alleanza. Ma ciò
non significa tagliarlo fuori dal dialogo che potrebbe condurre ad una lista
civica nazionale come quella che noi proponiamo.

Dunque, riassumendo: Syriza è una forza politica
in ascesa in Grecia. In Italia la sinistra non lo è. Certo, diversi punti del
programma del Partito della Sinistra Europea sono buoni. Ma non è buono lo
strumento che si prefigura di portarli nel Parlamento Europeo. Certo alcuni
punti del programma del M5S sono condivisibili, ma la “forma partito” che esso
proclama – attraverso i pronunciamenti attuali dei suoi leader – è un evidente
ostacolo a ogni convergenza (ed è dunque prodromo di sconfitta). Cioè non è
buona.

Dunque il percorso è difficile, ma vale la pena
di esaminarne le possibilità. “Esiste – prosegue Spinelli – un piccolo gruppo
di persone che spera che la candidatura di Tsipras contribuisca alla creazione
di una forte coalizione in Italia e nei paesi del Sud europeo. Vorremmo che in
Italia ci fosse una lista civica, di cittadini attivi, di persone della società
civile, che scelgono Tsipras come candidato alla presidenza della Commissione
Europea”. E’ quello che auspichiamo anche noi. Come muoversi in questa
direzione?

La strada è quella dei contenuti. Se si sceglie
Tsipras come candidato comune, sarà necessario fare riferimento alla sua
intelligenza politica e alle sue posizioni. 

Che non sono quelle del rifiuto
dell’Europa, ma che la vogliono radicalmente cambiata. 

Un’Europa che sia una “unione”,
mentre questa, scrive ancora Barbara Spinelli, “non è un’unione”, è un
“equilibrio di potenze” che si è trasformato in dominio dei più forti sui
deboli, che non prevede meccanismi di riequilibrio economico e sociale, che è
basata sugli egoismi nazionali. 

Un’Europa che deve riprendere il cammino
tracciato dai suoi fondatori, democratico, solidale, pacifico, non imperiale.
Che cancelli i trattati di Maastricht, e di Lisbona, fino al fiscal compact e a
quel mostro intollerabile che è la costituzione, in corso, di Eurogendfor; che
riapra il processo costituente e lo rimetta nelle mani dei popoli; che non sia
cioè il luogo, lontano e ostile alla gente, dove si esercita il consenso degli
usurpatori. Un’Europa con una Banca Centrale interamente pubblica, i cui soci
sono le banche centrali interamente pubbliche dei paesi membri; prestatore in
ultima istanza, che abbandoni la linea dell’austerità. Un’Europa che svolga un
ruolo autonomo e sovrano nel contesto internazionale, interlocutrice non più
subalterna degli Stati Uniti, propugnatrice di una partnership strategica con
la Russia.

Questo è Tsipras, e con questo noi siamo in
perfetta sintonia. Ma occorre verificare chi, in Italia, lo è. E trovare un
punto di convergenza che sia comprensibile per le grandi masse popolari di questo
paese. Una “maniglia” cui possano aggrapparsi a milioni, non a centinaia di
migliaia. Questo programma non si può fare con l’illusione di trasformare il
Partito Democratico. La sua dirigenza (non necessariamente i suoi elettori) non
è riconducibile ai valori della Costituzione. Infatti è da lì che viene
l’attacco a quei valori, impersonato dal presidente della Repubblica.

Che si cominci a riflettere seriamente a queste
necessità urgenti (anche per evitare si rimanere intrappolati su posizioni
anti-europee che si stanno rapidamente diffondendo a partire dalle destre più o
meno estreme, in Italia e in Europa) lo dimostra l’appello del 27 dicembre,
indirizzato ai “maggiordomi” italiani ed europei da parte di un gruppo d’intellettuali
(aperto da Etienne Balibar). 

Firme importanti e significative che, con
linguaggio misurato e a tratti troppo prudente, aprono tuttavia anch’esse un
discorso di radicale cambio di rotta per l’Europa. 

Si tratta di vedere ora se e
quante personalità indipendenti sono ora pronte ad assumersi la responsabilità
di questo passo, rappresentato dalla creazione di una lista civica nazionale. Si
tratta anche di vedere se i molti movimenti della società civile, presenti nel
nostro paese, impegnati nelle “buone pratiche” della promozione dei beni
comuni, saranno capaci di comprendere finalmente che la rappresentanza politica
– insieme e non in alternativa alla democrazia partecipativa – è un passaggio
fondamentale per dare sbocco legislativo e trasformatore alle loro istanze.

Queste due “verifiche” saranno essenziali.
Potranno essere positive se si faranno sulla base di un programma sintetico, da
proporre a milioni di italiani, in pochi punti, espressi in forma chiara, comprensibile
a tutti. Qualcuno deve prendere l’iniziativa. Noi siamo pronti a partecipare,
con questo spirito e su questi contenuti di larga apertura. Sui punti – che
dovranno essere un “minimo comune moltiplicatore” – è possibile trovare un
largo accordo con gran parte del paese reale. Alternativa ne propone uno – per
noi il primo – : l’Italia non parteciperà più a nessuna azione militare fuori
dai suoi confini. 

IN TEMA DI PROGETTI PER L”EUROPA, LEGGI:


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