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Dopo Renzi: chi, cosa, come

'Dietro le quinte, non c’è Renzi, ma l’Europa della trojka, che non vuol sorprese. Prepariamoci con un''alleanza democratica e popolare, in primis il M5S [Giulietto Chiesa]'

Dopo Renzi: chi, cosa, come
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9 Dicembre 2016 - 22.58


ATF

di Giulietto
Chiesa
.

“Tutto lascia prevedere che avremo un Renzi-bis” dicevo ieri nel mio editoriale di pandoratv.it.
E, come accade spesso ai profeti, sbagliavo, ingannato da un Mattarella in
edizione Napolitano-2.

Invece Matteo Renzi ha rifiutato, sdegnato. Non si addice a uno come lui il
ruolo di gestore di una qualsiasi transizione. Non è nemmeno andato alla
consultazione. Ci ha mandato le mezze figure: doppio vantaggio, e non piccola vendetta
contro il mondo intero, che lo ha schernito. Nel tritacarne ci entrerà prima
qualcun altro.

E non mi azzardo più a tentare previsioni. Ma, dietro le quinte, non c’è Renzi. C’è l’Europa della trojka, che non
vuole altre sorprese
. E che non potrebbe essere più lontano dal saggio invito alle élites
di Steven Hawking
, dalle colonne del Guardian, che suonava in sostanza così:
“non siate superbi, ciò che sta accadendo è il risultato della vostra
insipienza e miopia”. Un Renzi-bis non è dunque possibile: la sconfitta del 4
dicembre è stata troppo grande per permetterlo. Ed è anche una sconfitta per
questa Europa.

Dovranno accontentarsi, per ora, di una soluzione intermedia che, oltre ad
approvare la legge di bilancio, vari una legge
elettorale
. E qui cominciano i guai. La casta italo-europea rischia grosso
anche con un porcellum revisionato.
Dunque faranno tutto il possibile per tenere insieme un PD che, a sua volta, è
a un passo dal tracollo dopo aver perso il leader, e subito una botta così
dura, tutto da solo. Ma il fatto è che siamo entrati tutti in una prateria dove
già vagano piccole mandrie di bisonti
impazziti
; ciascuno senza grandi mete, ciascuno per conto proprio; ciascuno
alla ricerca della sopravvivenza; gruppi e singoli, di destra e di sinistra,
non importa, pronti a cambiare non una ma due o tre casacche. Se occorre. E
occorrerà.

Gli unici due “partiti” oggi
esistenti come tali, con una propria identità, sebbene transitoria, M5S e Lega, chiedono entrambi elezioni
subito
e affidano in sostanza alla Consulta il compito di definire la nuova
legge elettorale. Il problema è — se si guarda con occhio sgombro alla sostanza
— che non c’è nemmeno un minimo comune denominatore che possa essere costruito,
nel parlamento, tra la miriade di bisonti minori, e tra questo PD e il resto
dello zoo.

Non parlo di “principi”, di “ideali”. Se ce ne fossero rimasti non saremmo
qui a parlare. E dunque la tentazione di qualche trucco, qualche colpo di mano
(inventato a Bruxelles, a Roma o a Washington) può diventare forte. I media
mainstream, appena usciti dallo choc in cui si trovano, lo appoggeranno
immediatamente. Ma questa Italia
risvegliata dalla Costituzione, potrebbe rivelarsi meno maneggevole che in
passato
.

L’Italia non è la
Grecia. È però vulnerabile come Atene
. Ma la Merkel — cui Atene è servita come esperimento —
ha bisogno di una Italia che giochi la parte di terzo pilastro a sostegno della
“sua” Europa, barcollante dopo il Brexit. E qui siamo proprio di fronte a un
impressionante vuoto di potere. Se lo sdegnoso Renzi non potrà più essere
riesumato, bisognerà tirare fuori dal cappello a cilindro, in fretta, un altro
nome adatto a fare la cariatide. Ma dovrà essere un nome palatabile per un
paese che mostra evidenti segni d’insofferenza.

Si va dunque in alto mare, “nave sanza
nocchiero in gran tempesta”
. Anche perché il M5S (che pure, va detto forte, è stato decisivo per la vittoria del
NO!) non ha ancora sciolto l’interrogativo né sul governo che Grillo ha in mente (essendo evidente che da solo non
potrà governare in ogni caso), né sul suo programma.
E non è cosa di poco conto visto che il M5S è l’unica forza in qualche modo
alternativa al guazzabuglio di lanzichenecchi nominati che hanno approvato lo
sgorbio che è stato respinto dalla larghissima maggioranza degli elettori.

Da qui l’allarme, giustificato, su possibili manovre per “commissionare”
l’Italia, tagliando il nodo con un colpo di spada. Qui l’esperimento greco
potrebbe servire, complice la debolezza (artificialmente alimentata) delle
banche italiane. E una tale manovra potrebbe essere tentata, nel vuoto di potere, a colpi di decreti
dettati da una emergenza creata ad hoc
per spaventare l’elettorato. Per esempio gettando l’Italia nel Meccanismo Europeo di Stabilità, il
famigerato MES. In verità ci siamo già dentro perché le due Camere ratificarono
quel trattato giugulatorio e del tutto fuori dalla Costituzione, in tutta
fretta e con maggioranze “bulgare” nel 2012.

Come ha ben spiegato Claudio Messora
sul suo Byoblu, l’attivazione del MES spalancherebbe la strada al commissariamento europeo dell’Italia.

Non entro nel dettaglio: il MES è l’equivalente di una rinuncia totale alla
sovranità nazionale in tema di politica economica, finanziaria, sociale. Altro
che “pareggio di bilancio”! In ogni ministero s’installerebbe un “commissario
politico” esterno con pieni poteri: sarebbe l’ennesimo colpo di Stato sotto forma di legge o di trattato.
Accettato e firmato, per altro, da un Parlamento illegale di nominati.

Da qui l’urgenza estrema di costituire in termini brevi uno schieramento
popolare che si presenti come alternativa credibile. Occorre un’«alleanza democratica e popolare per
salvare l’Italia»
. La si chiami come si vuole, basta che non venga
riproposta in termini di una alleanza di sinistre: non potrebbe, come tale, né
formarsi, né raggiungere la forza necessaria. La ragione è semplice:
taglierebbe fuori, in partenza, la forza decisiva che ha permesso di vincere il
referendum. Dunque una tale proposta va
fatta, prima di tutto, al Movimento 5 Stelle
.

Prevengo
l’obiezione: Grillo non vuole compagnia. Rispondo: non importa se sembra non
aver ancora capito che non può farcela da solo
. Bisogna
comunque aprire un dialogo, con lui
e non solo con lui. Abbiamo appena finito di vincere un referendum difendendo
una Costituzione che fu espressione di tutte le componenti politiche
antifasciste dell’Italia uscita dalla Resistenza. Occorre rifarsi a quel
modello e a quella ispirazione.

Bene ha fatto il Comitato Nazionale
per il No!
a non sciogliere i 750 comitati locali e a convocare d’urgenza
un’assemblea nazionale nella prima metà di gennaio, prima del pronunciamento
della Consulta. Ma si dovrà evitare ogni auto-ghettizzazione a sinistra.
Bisogna consolidare politicamente la straordinaria vittoria del 4 dicembre e
proporre agl’incerti un piano politico credibile e una maggioranza possibile.
I
poteri dei padroni universali sono grandi. Non sottovalutiamoli
.

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