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La memoria dispari

La memoria dispari
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26 Gennaio 2009 - 18.08


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remondino-ennio-mega0di Ennio Remondino – Megachip

L”obbligo della memoria anche quando i ricordi che hai dentro sembrano contraddirsi tra loro.
Cresciuto nella cultura dell”antifascismo, ho la memoria ed il senso di colpa del non ebreo di fronte alla Shoah, all”olocausto. Ad Auschwitz, ormai museo ed io semplice visitatore, il groppo alla gola è la sola compagnia che sopporto accanto.


Lo stesso groppo alla gola che mi provocano oggi le prime immagini televisive che ci arrivano dalla striscia di Gaza.
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Per superare l”angoscia di chi, come me, ha amici sui due fronti, sono andato a recuperare un piccolo libro vecchio di qualche anno, “La storia dell”altro” (Edizioni Una città), scritto sulle pagine a sinistra in ebraico, e su quella di fronte in arabo, il tutto tradotto in italiano. Gli autori, insegnanti e studenti ebrei e palestinesi, impegnati nello sforzo di capire e di capirsi, avevano scelto tre momenti fra i più controversi della storia che li lega e li contrappone. La nascita del movimento nazionalista ebraico, la prima guerra fra arabi e israeliani nel 1948, e la prima Intifada, la rivolta popolare palestinese del 1987.

Per i ragazzi israeliani, l”obiettivo del movimento nazionale ebraico nato all”inizio del ”900 “era di riportare gli ebrei nella loro terra, ponendo fine a una situazione anomala nel seno delle altre nazioni del mondo”. Secondo i palestinesi, una delle cause della nascita del sionismo, “va cercata nella convergenza di interessi fra le mire coloniali europee in Africa e quelle del sionismo in Palestina”. Ognuno a prendere un pezzetto di verità dalla vicenda complessiva (l”idealità, che c”era, e il progetto colonialista, che c”era), e la spalma sul resto delle motivazioni, come una mano di vernice a coprire tutte le altre: ognuno con il suo colore forte in grado di coprire ogni sfumatura che c”era sotto.

Nel 1917, verso la fine della Prima guerra mondiale, la promessa del ministro degli esteri inglese lord Balfour alla creazione in Palestina di un “focolare nazionale per il popolo ebraico”. Studenti israeliani: “(.) la dichiarazione Balfour fu nell”interesse della Gran Bretagna ad avere una testa di ponte in Medio Oriente, in particolare attorno al canale di Suez, principale rotta verso l”India”. Studenti palestinesi: “La dichiarazione Balfour viene considerata come un importante successo del movimento sionista a danno degli arabi e dei musulmani a cui apparteneva la Terra Santa”. Gli stessi episodi di guerra, molto più legati ai fatti, hanno un dritto e un rovescio. Nel 1920, a Gerusalemme, protettorato britannico, si combatte. Versione ebraica. “Una folla di arabi riunita per i festeggiamenti di Nabi Mussa, venne persuasa da una diceria infondata che gli ebrei stavano per impossessarsi dei luoghi santi dell”Islam in città. Un assembramento di arabi inferociti attaccò alcuni ebrei nella città vecchia e da lì passarono all”aggressione dei quartieri ebraici fuori le mura”. La verità palestinese: “Le celebrazioni di Nabi Mussa, che si svolsero tra il 4 e l”8 aprile, furono contrassegnate da numerose provocazioni sioniste e sfociarono nei primi scontri a sangue dopo la Prima guerra mondiale. La festa si trasformò in una manifestazione violenta e in scontri contro gli ebrei e la polizia britannica”.

Conseguenze di quegli scontri sanguinosi? Qui si esprime il culmine delle diversità. “Gli incidenti ebbero come conseguenza la formazione di una organizzazione di difesa della popolazione ebraica, che prese il nome di Hagana (dall”ebraico, Difesa)”. Hagana, un po” di anni dopo, secondo fonti arabe si difende così: ” (.) un gruppo di ebrei irruppe nella casa di Sheich Abd-El Grani Aun a Giaffa, che morì sventrato dopo aver visto morire, con il cranio spaccato, la moglie, il figlio e il nipote”.

Finita la Seconda guerra mondiale, il 29 novembre del 1947 le Nazioni Unite decidono la spartizione della Palestina in due Stati, uno arabo e uno ebraico. La notte stessa, inizia la guerra fra palestinesi ed ebrei, con l”intervento di altre forze armate dei paesi arabi vicini.

Per gli ebrei è la guerra di Indipendenza, per i palestinesi sarà, da allora in poi, la “Naqba”, la catastrofe.

Studenti israeliani: “La guerra che iniziò il 29 novembre del 1947 è detta di Indipendenza in quanto al suo termine la popolazione ebraica del paese conquistò l”indipendenza, nonostante l”opposizione degli arabi locali e delle nazioni circostanti”.  Studenti palestinesi: “I combattimenti e gli scontri tra arabi ed ebrei iniziarono con la pubblicazione della decisione di spartizione da parte delle Nazioni Unite il 29 (.). La situazione cominciò a precipitare verso uno scontro ineguale, poiché il movimento sionista era meglio organizzato, meglio armato e più preparato (.) anche rispetto agli eserciti dei cinque stati arabi che entrarono in guerra il 15 maggio del 1948”.

Anche nella quantificazione delle sofferenze, si riesce a pensarla diversamente.

Il dramma dei profughi arabi visto da Israele. “Già durante la prima fase della guerra gli abitanti arabi iniziarono ad abbandonare i loro villaggi in Israele. Da principio partirono le classi più abbienti, col risultato di un significativo indebolimento della società araba nel suo insieme”.
I palestinesi ribattono con i numeri. Abitanti prima della spartizione: 1.364.330 arabi (69%), 608.204 ebrei (31%). Territorio primo del 1947, 94 per cento abitato e posseduto dai palestinesi, 5,5 per cento dagli ebrei. Al momento della spartizione decisa dall”Onu, i territori assegnati ai palestinesi si riducevano al 41,88 per cento, contro il 57,12 attribuito agli ebrei. Dopo la Naqba, la Catastrofe, la popolazione araba in Palestina scenderà dal milione e 400 mila di prima, a 750 mila abitanti.

Dove lo sforzo di interpretazione comune della guerra, sembra ottenere qualche risultato, è in occasione di alcuni episodi molto pubblici e molto crudeli, impossibili da difendere. “Fra i più famigerati eccidi -ci racconta la parte palestinese- vi fu quello di Deir Yassin (9 aprile 1948), che si concluse con centinaia di vittime e decine di feriti. I sopravvissuti vennero espulsi dal villaggio dopo aver subito torture e altre azioni inumane e immorali”. I giovani di Israele questa volta ammettono: “Il massacro più famigerato fu quello di Deir Yassin nei pressi di Gerusalemme in cui furono assassinati 250 arabi da parte degli uomini del Lehi e dell”Ezel. In Israele ci fu una reazione molto aspra contro il massacro e si accese una dura polemica che divise l”opinione pubblica”.

L”ultimo tentativo di una lettura comune dei fatti riguarda la rivolta palestinese del 1987, la ormai famosa Intifada, la prima. Tutti d”accordo nel definirla una rivolta popolare spontanea, per tutto il resto sembra di tornare a parlare di due Intifade diverse. “L”8 dicembre del 1987 un camion israeliano investì una macchina palestinese sulla striscia di Gaza, uccidendo sul colpo i suoi quattro occupanti. I Palestinesi sostennero che si era trattato di un incidente intenzionale e lo definirono un omicidio a sangue freddo”. Volti pagina e leggi. “Il giorno precedente lo scoppio dell”Intifada, un camion israeliano si gettò intenzionalmente su una macchina araba, uccidendone gli occupanti palestinesi, che morirono da martiri”.

Due popoli prigionieri dei loro drammi: gli israeliani dal ricordo del genocidio, i palestinesi da quello dell”espulsione. Oggi quegli stessi ragazzi-studenti che provarono a capirsi, sono certamente schierati, in mimetica o stracci, sui due fronti di guerra opposti. Impossibile chiedere loro di scrivere oggi la stessa storia quando la rabbia disperata di una parte non ha ragioni per distinguere tra il vivere ed il morire.

 

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