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'Nell''ora del petrolio, Londra blinda le Malvinas'

'Nell''ora del petrolio, Londra blinda le Malvinas'
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26 Febbraio 2010 - 22.06


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gordon-brown-oilLa Gran Bretagna provoca l”America latina: prospezioni petrolifere armate al largo delle isole contese.

di Gennaro Carotenuto.

Nel mare tra le isole Malvinas (Falkland secondo la dizione coloniale) e l”Argentina vi sono almeno 3 miliardi di barili di petrolio che Londra vuole a tutti i costi per sé in violazione alle risoluzioni 2065 e 3149 dell”ONU e agli stessi accordi con l”Argentina del 1989 che la Gran Bretagna firmò senza mai pensare di rispettare.

 

Se Buenos Aires esige il rispetto degli accordi e della propria sovranità e tutta l”America latina solidarizza con Cristina Fernández, l”ONU resta muta e la marina inglese provoca cercando l”incidente.

malvinas_petroleoIl quadro della situazione delle Malvinas dal punto di vista del diritto internazionale è definito. Fin dal 1965 la Gran Bretagna viola la risoluzione dell”ONU 2065 che la obbliga a negoziare le condizioni di decolonizzazione delle isole rivendicate dall”Argentina e la risoluzione 3149 che obbliga i due paesi ad astenersi da azioni unilaterali. Dall”89 inoltre Londra viola i favorevolissimi accordi firmati con Carlos Menem in maniera propedeutica al ristabilimento di relazioni diplomatiche dopo la guerra dell”82.

Gli inglesi si impegnarono a consultarsi con Buenos Aires e a sfruttare congiuntamente le risorse delle isole occupate dall”impero britannico nel 1833. Le diplomazie argentina e latinoamericana hanno sempre considerato l”arcipelago del Sud Atlantico come parte fondamentale del territorio argentino e latinoamericano stesso.

Dopo la guerra, nel 1985, le Malvinas, strategicamente importantissime, divennero una portaerei puntata contro il Cono Sud dell”America latina. Ma fin dal 1975 si sa che tra le Malvinas e l”Argentina continentale, in quella che è a tutti gli effetti piattaforma continentale argentina, esistono riserve ingentissime di idrocarburi. Negli ultimi due anni, con più avanzati metodi di prospezione l”ora dello sfruttamento del petrolio argentino sta arrivando e i britannici, in barba agli stessi patti da loro sottoscritti, non sono disposti a condividerlo.

Martedì scorso Cristina Fernández, nel disprezzo sciovinista della stampa europea sempre pronta a dar ragione agli inglesi, ha così deciso che eventuali prospezioni nella piattaforma continentale latinoamericana tra la costa e le isole avrebbero dovuto chiedere autorizzazione a Buenos Aires. Per tutta risposta Londra ha fatto filtrare (per poi smentire) che le prospezioni proseguiranno con l”appoggio di almeno altre due navi da guerra che si aggiungono alle quattro che Londra tiene di stanza a Puerto Argentino (Port Stanley secondo la dizione coloniale), capoluogo delle isole Malvinas.
Secondo il Ministro degli Esteri argentino Jorge Taiana, “da parte di Buenos Aires non vi è nessuna intenzione di arrivare allo scontro ma sì di far rispettare gli stessi accordi anglo-argentini e le risoluzioni delle Nazioni Unite” ma è evidente che le navi da guerra britanniche rappresentano la volontà di Londra di creare un incidente.

A Cancún, nel vertice latinoamericano, Cristina Fernández ha ottenuto il totale appoggio da parte di 25 presidenti di tutta l”America latina, con il Brasile e il Venezuela in testa.

La presidente argentina in Messico ha usato parole alte che è imprudente disprezzare da parte delle grandi potenze: “Le Malvinas sono un problema di tutto il mondo e non solo latinoamericano. Vi è in gioco infatti che se chi siede nei seggi permanenti delle Nazioni Unite ha il potere di violare le stesse disposizioni dell”ONU allora perde ogni diritto a esigere alcunché da altri paesi in tema di disarmo, di attività nucleare e di rispetto dei diritti umani”.

Le parole più consone in appoggio all”Argentina le ha usate il presidente brasiliano Lula che criticando duramente le Nazioni Unite ha detto: “Perché l”ONU non si pronuncia? Sarà perché l”Inghilterra in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza può tutto e gli altri non contano niente?”
Le isole Malvinas sono da sempre un nervo scoperto delle relazioni tra Argentina e Gran Bretagna e vissero il loro momento più grave nella scellerata guerra voluta nel 1982 dalla dittatura fondomonetarista argentina al crepuscolo che si concluse in una catastrofe.

Centinaia di militari di leva argentini, mandati al macello dalla dittatura, furono sterminati dall”uso oltre i limiti della forza da parte delle truppe mandate da Margaret Thatcher mentre gli ufficiali, tutti o quasi torturatori e assassini, si arresero senza sparare un colpo nella guerra che si protrasse dal 2 aprile al 14 giugno 1982.

Fu il caso di Alfredo Astiz, il cosiddetto angelo della morte, oggi condannato all”ergastolo. Capace di torturare, stuprare, assassinare, buttar giù dai voli della morte persone inermi senza battere ciglio, di fronte agli inglesi si arrese senza sparare un colpo mandando allo sbaraglio i suoi sottoposti.
I motivi della guerra da parte della dittatura argentina erano impresentabili: cercare un trionfo nazionalista per occultare i crimini della dittatura dei 30.000 desaparecidos. Ma anche il decisionismo thatcheriano aveva motivazioni simili: zittire in nome della patria le crescenti proteste delle classi operaie non ancora domate dalla “lady di ferro”.

Dopo la guerra si seppe che come poche volte dopo Hiroshima il mondo si era avvicinato ad un nuovo olocausto nucleare. La flotta di Sua Maestà britannica raggiunse l”Atlantico Sud armata di testate nucleari e Margaret Thatcher era decisa ad usarle su una metropoli di 12 milioni di abitanti come Buenos Aires se la guerra non si fosse risolta a proprio favore.


Fonte: www.giannimina-latinoamerica.it.

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