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'Dice la verità sull''Afganistan, si dimette il presidente tedesco'

'Dice la verità sull''Afganistan, si dimette il presidente tedesco'
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2 Giugno 2010 - 12.50


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Koehler_Horstdi Alessandro Cisilin.

E” un uomo potente, con un passato in apparenza lontano dalla politica, o quantomeno parallelo. E” un “tecnico”, che rivendica schiettezza a costo di cadere ripetutamente in gaffe capaci di mettere in grave imbarazzo una nazione intera. Ma siccome la nazione che presiedeva non è l”Italia ma la Germania, Horst Köhler, eletto nel 2004 e confermato l”anno scorso, si è dimesso ieri con effetto immediato

e, aldilà dello “stupore” di protocollo manifestato per una decisione senza precedenti dai vertici politici e istituzionali (a iniziare dalla cancelliera Merkel, che ha subito annullato la prevista visita alla sua nazionale di calcio in Alto Adige), nessuno a Berlino ha battuto ciglio. Stavolta l”aveva fatta grossa.

In seguito a una visita al contingente tedesco in Afganistan, si è fatto prendere la mano, rievocando l”esilarante “Dottor Stranamore” di Kubrick: in un”intervista alla radio pubblica federale non si è limitato all”ufficiale elogio della missione militare, bensì ne ha anche teorizzato l”utilità espansionistica. “Un paese delle nostre dimensioni, concentrato sull”export e sulla dipendenza dal commercio estero, deve rendersi conto che sviluppi militari sono necessari per proteggere i propri interessi, per quanto riguarda le rotte commerciali o per impedire instabilità regionali che potrebbero influire negativamente sull”occupazione e sui redditi” – disse, suscitando sconcerto perfino tra i suoi sponsor cristiano-democratici.

L”esternazione suonava come una specie di “Grossraumordnung” – la teoria pre-nazista dei grandi spazi – applicata non più al “folk” quanto all”economia. E se in Italia si può scherzare sul fascismo e la shoah, e perfino il presidente del Consiglio può citare Mussolini nelle sue riflessioni, in Germania non sono accettabili neppure le barzellette tra amici sulle rievocazioni hitleriane. E di ciò per i tedeschi si trattava. I libri di storia delle scuole italiane arrivano a fatica al Ventennio, mentre in Germania la riflessione sui presupposti ideologici e le implicazioni dell”indicibile passato sono solidamente oggetto della coscienza nazionale, e questo affiora soprattutto quando si discute di missioni militari. Köhler, in verità, da ex direttore del Fondo Monetario Internazionale (candidato dal socialdemocratico Schröder), nonché da ex negoziatore tedesco per i parametri monetari di Maastricht, conosce solo la diplomazia del denaro, e ha parlato di conseguenza.

Di più, ha riassunto probabilmente le ragioni reali di un conflitto durato quanto le due guerre mondiali messe assieme, e del quale non si vede ancora l”esito e il fine, al di fuori delle parole d”ordine della Nato sulla difesa dell”Occidente dal terrorismo. Stavolta, però, il pragmatico Köhler è caduto male. Sulla missione afgana il no dell”opinione pubblica europea è galoppante, ha già fatto cadere il governo olandese, e in Germania supera oramai il 60 percento, sulla base non solo di considerazioni etiche e costituzionali sul senso di un conflitto remoto, ma anche sull”altrettanto pragmatico conteggio dei costi, specie in tempo di crisi.

Ed è caduto male per la concomitante caduta dei consensi per il centrodestra, crollato al recente voto nel Nordreno-Vestfalia, che ha tra l”altro cambiato la maggioranza nel Bundesrat, la Camera degli Stati, il cui leader Jens Boehrnsen assume ora la presidenza da supplente. Il nuovo Capo dello Stato, secondo la Costituzione, dovrà essere eletto entro un mese. E la sinistra ora ha i numeri per un cambio di rotta.


Fonte: “Il Fatto Quotidiano”, 1° giugno 2010.

 

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