'Obama impone nuove sanzioni all''Iran al sollevarsi dei cori di guerra' | Megachip
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'Obama impone nuove sanzioni all''Iran al sollevarsi dei cori di guerra'

'Obama impone nuove sanzioni all''Iran al sollevarsi dei cori di guerra'
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1 Ottobre 2010 - 21.45


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clintonsanctionsdi Jim Lobe.

In mezzo ai nuovi appelli rivolti a Washington affinché attacchi gli impianti nucleari iraniani qualora i suoi tentativi diplomatici di frenare il programma di arricchimento dell”uranio di Teheran dovessero fallire, gli Stati Uniti mercoledì hanno imposto sanzioni unilaterali nei confronti di otto alti funzionari iraniani accusati di aver commesso “violazioni continue e gravi dei diritti umani”. Annunciate durante una conferenza stampa congiunta dal segretario di Stato Hillary Clinton e dal segretario al Tesoro Timothy Geithner, le nuove sanzioni comprendono il divieto di recarsi negli Stati Uniti e il congelamento di qualsiasi attività basata negli USA posseduta dai funzionari, soprattutto alti ufficiali nel Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (i pasdaran), incluso il suo comandante, Mohammad Ali Jafari.

«Sotto lo sguardo di questi funzionari o sotto il loro comando, cittadini iraniani sono stati arbitrariamente picchiati, torturati, violentati, ricattati e uccisi,» ha dichiarato la Clinton.

«Eppure il governo iraniano ha ignorato i ripetuti appelli della comunità internazionale volti a porre fine a questi abusi, a chiederne conto ai responsabili, e a far rispettare i diritti e le libertà fondamentali dei suoi cittadini», ha aggiunto.

Le sanzioni sono le prime imposte da Washington nei confronti di funzionari iraniani per motivi connessi alla tutela dei diritti. Arrivano nel mezzo delle crescenti supposizioni sulla ripresa dei negoziati tra Stati Uniti e altre grandi potenze da una parte, e Teheran dall”altra parte, sul programma nucleare di quest”ultima, nonché nel mezzo degli aumentati appelli rivolti all”amministrazione Obama dai neoconservatori israelocentrici, tra gli altri, affinché intraprenda azioni militari se le trattative non daranno presto frutti.

In un discorso tenuto dinnanzi all”influente Council on Foreign Relations (CFR) mercoledì, il senatore democratico indipendente Joseph Lieberman ha elogiato le nuove sanzioni, così come il successo dell”amministrazione nell”ottenere che i suoi alleati europei e asiatici imponessero delle proprie dure sanzioni economiche.

Ha inoltre sollecitato l”amministrazione a prendere «misure che rendano chiaro che se le strategie diplomatiche ed economiche continuano a non cambiare le politiche nucleari dell”Iran, un attacco militare non è solo una remota possibilità in astratto, ma una vera e credibile politica alternativa che noi e i nostri alleati siamo pronti a esercitare».

«Niente corrode di più la prospettiva di risolvere questo confronto in modo pacifico che il sospetto – tra amici e nemici in Medio Oriente – che alla fine, noi acconsentiremmo all”acquisizione da parte dell”Iran di una capacità di armi nucleari», ha dichiarato l”ex candidato democratico alla vicepresidenza. «Se un Iran nucleare è inaccettabile, come tutti diciamo, dobbiamo essere pronti a fare tutto il necessario per evitare l”inaccettabile.»

Il discorso di Lieberman, in cui ha anche considerato «l”impedire all”Iran che si doti della capacità di acquisire armi nucleari» come «la prova oggi più importante della potenza americana in Medio Oriente», è stato l”ultimo di una serie di discorsi tenuti da varie figure chiave che lì argomentavano in favore di un”azione militare qualora le sanzioni e gli sforzi diplomatici non riescano a frenare il programma nucleare iraniano.

La settimana scorsa, per esempio, il senatore repubblicano Lindsey Graham, con il quale Lieberman di è spesso schierato, ha detto anche lui che Washington deve prepararsi ad usare la forza militare per impedire all”Iran di ottenere effettivamente un”arma.

«Se si utilizza la forza militare contro l”Iran, si apre il vaso di Pandora», ha affermato Graham rivolgendosi a un pubblico di falchi presso l”American Enterprise Institute (AEI), un think tank neoconservatore che ha giocato un ruolo chiave nella rincorsa al invasione dell”Iraq del 2003. «Se consenti all”Iran di ottenere armi nucleari, hai svuotato il vaso di Pandora».

«Preferisco aprire il vaso di Pandora che svuotarlo», ha detto Graham, il quale ha anche pronosticato che «un attacco militare per via aerea o per mare» potrebbe causare il rovesciamento del regime iraniano, senza bisogno di truppe di terra statunitensi.

Subito dopo i commenti di Graham, l”ambasciatore israeliano – nato e cresciuto negli USA – Michael Oren, ha fortemente suggerito in un sermone di Yom Kippur presso tre influenti sinagoghe di Washington che Israele avrebbe attaccato l”Iran per conto proprio se Obama non lo facesse – un messaggio che è stato immediatamente e espressamente approvato dal direttore del «Weekly Standard» e grande falco della guerra in Iraq, William Kristol, che ha anche anticipato che Lieberman terrà un discorso sul sito web dello «Standard» martedì sera, osservando con compiacimento che esso «dovrebbe causare abbastanza scalpore.»

Le nuove sanzioni, che sono assai molto più mirate e in dettaglio rispetto alle generiche sanzioni economiche a carico delle aziende straniere che operano con l”Iran approvate a giugno dal Congresso, sono state autorizzate da un emendamento presentato dal senatore Lieberman e dal senatore repubblicano John McCain alla legge quadro “Comprehensive Iran Sanctions, Accountability, and Divestment Act” del 2010.

Obama era stato fortemente criticato dai repubblicani e molti attivisti per i diritti umani dopo le contestate elezioni presidenziali del giugno 2009 per non aver parlato con più forza contro quello che molti qui ritengono sia stato un risultato fraudolento e dei successivi tentativi di sopprimere il Movimento Verde di opposizione e i suoi sostenitori.

La riluttanza dell”amministrazione a far questo è stata spiegata in parte con la priorità attribuita da Obama al coinvolgere l”Iran diplomaticamente – insieme con gli altri quattro membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell”ONU più la Germania, ossia il “P5+1” – nella speranza di raggiungere un accordo che dovrebbe convincere Teheran ad abbandonare o ridurre in maniera radicale il suo programma nucleare

L”amministrazione temeva che se avesse adottato le accuse di frode del Movimento Verde, o criticato la situazione dei diritti umani sotto il presidente Mahmud Ahmadinejad avrebbe reso troppo arduo per il suo governo impegnarsi o, peggio, avrebbe suscitato una reazione nazionalista capace di rafforzare gli elementi della linea dura all”interno del regime.

«Eravamo molto attenti ai messaggi che stavamo ricevendo dagli iraniani sia da dentro sia da fuori l”Iran sul fatto che dovevamo curarci che questa opposizione autoctona non fosse in qualche modo vista come un”impresa USA», ha detto la Clinton mercoledì.

Ma, all”intensificarsi della repressione contro il Movimento Verde e dopo che Teheran rimaneva evasiva su una proposta di rafforzamento della fiducia predisposta dal P5+1 lo scorso autunno, che avrebbe inviato la metà delle crescenti scorte di uranio a basso arricchimento dell”Iran fuori dal paese in cambio di un combustibile più altamente arricchito per una centrale nucleare che produce isotopi medici, l”amministrazione è diventata meno misurata nelle sue critiche.

In una dichiarazione che ha attirato larga attenzione e approvazione tra i falchi e alcuni attivisti dei diritti umani lo scorso febbraio, la Clinton ha accusato il regime di «protendere verso una dittatura militare.»

Tale valutazione ha coinciso con la decisione dell”amministrazione di fare azioni di lobbying presso altri paesi chiave, in particolare Russia e Cina, per imporre un quarto round di sanzioni contro l”Iran al Consiglio di Sicurezza dell”ONU, di cui è riuscita a ottenere una versione annacquata lo scorso giugno; poi con il sostegno all”approvazione da parte del Congresso di sanzioni economiche unilaterali a vasto raggio contro le società di paesi terzi che facciano affari con l”Iran in settori chiave; e infine con le azioni di lobbying nei confronti dei suoi alleati affinché adottassero misure analoghe.

L”impatto di tali sanzioni – e il fatto che riescano o meno a persuadere l”Iran ad accettare restrizioni al suo programma nucleare – qui è una questione di acceso dibattito.

Mentre Ahmadinejad le ha denunciate, come ha fatto alle Nazioni Unite la scorsa settimana, come “senza senso”, altri alti esponenti, in particolare l”ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, hanno esortato il governo a prenderle sul serio.

I funzionari dell”amministrazione hanno suggerito che la previsione della scorsa settimana di Ahmadinejad sul fatto che i negoziati tra Iran e P5+1 probabilmente riprenderanno il mese prossimo indica che le sanzioni stanno avendo l”effetto desiderato.

L”impatto, se ci sarà, delle sanzioni annunciate mercoledì sulle prospettive di tali negoziati non è chiaro, ma la Clinton le esaltava come «un nuovo strumento che ci permette di determinare degli individui iraniani, funzionari complici di gravi violazioni dei diritti umani, e lo fa in un modo che non ha in alcuna maniera un impatto sul benessere della popolazione iraniana di per se stessa».

(Inter Press Service)

Jim Lobe è un giornalista esperto di politica estera USA, in particolare sul tema dell”influenza neoconservatrice sulla scena di Washington. È il direttore dell”ufficio di Washington dell”agenzia di notizie internazionali Inter Press Service (IPS).

Lobe ha inoltre scritto per Foreign Policy In Focus, Oneworld.net, Alternet, TomPaine.com, Asia Times, e altre testate on line, oltre ad aver partecipato ai documentari televisivi della BBC e della ABC sulle motivazioni dell”invasione USA dell”Iraq.

 

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

 

Fonte: http://original.antiwar.com/lobe/2010/09/29/obama-imposes-new-iran-sanctions-as-war-chorus-rises/

 

 

 

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