'Quel sottile trait d''union tra le Terre Rare, l''industria elettronica, la Cina e la guerra in Afghanistan' | Megachip
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'Quel sottile trait d''union tra le Terre Rare, l''industria elettronica, la Cina e la guerra in Afghanistan'

'Quel sottile trait d''union tra le Terre Rare, l''industria elettronica, la Cina e la guerra in Afghanistan'
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30 Ottobre 2010 - 16.30


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afgane-terrerareda solodettagli.blogspot.com.

Le terre rare sono utilizzate in una vasta gamma di prodotti di consumo: dagli iPhone ai motori delle auto elettriche, dalle batterie ricaricabili alle tecnologie presenti nelle auto ibride, dagli schermi televisivi o monitor dei PC ai laser, passando per le fibre ottiche, i superconduttori, i magneti, i convertitori catalitici, le lampade fluorescenti; vengono utilizzate in tecnologie quali la refrigerazione magnetica, nelle turbine eoliche e, massicciamente, anche nel settore militare.

La Cina che ne controlla il 97% circa della produzione mondiale, negli ultimi dodici mesi ha ridotto le esportazioni di quasi la metà. In uno scenario di svalutazione competitiva dei vari paesi che cercano di deprimere le proprie valute per esportare di più e sostenere la crescita, con l”effetto collaterale di un apprezzamento delle materie prime e quindi inflazione, si potrebbe innescare un violento rialzo del costo di questi elementi rari, che inevitabilmente si riperquoterebbe sul consumatore finale.

Ma cosa sono le Terre Rare? In inglese “rare earth elements” o “rare earth metals” sono un gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica dai nomi curiosi come ad esempio lutezio, ittrio, scandio, europio o neodimio. Sono le materie prime del futuro per eccellenza, quelle alla base di gran parte delle tecnologie più promettenti del ventunesimo secolo, una tra tutte le Energie Rinnovabili (non quelle che conosciamo adesso, come le conosciamo adesso), che dovrebbero “traghettarci” verso un futuro più “green” e sostenibile. I maggiori consumatori sono Cina e Giappone e la domanda mondiale di questi elementi è destinata a crescere rapidamente nei prossimi anni; ad esempio quella di disprosio, terbio, neodimio, europio e praseodimio si stima sia destinata ad aumentare di un 8% minimo all”anno, e soltanto per quanto riguarda l”impiego di questi elementi nei veicoli elettrici studi in materia ipotizzano aumenti del 790% nei prossimi cinque anni.

Una loro qualità minerale, particolarmente richiesta in ambito militare, è che esercitano un magnetismo resistente ad altissime temperature.

Ma la particolarità strategica più vistosa è che il 97% della produzione globale di questi materiali viene dalla Cina; e Pechino mostra tutte le intenzioni di far leva sul suo potere di mercato in questo campo per obbligare il resto del mondo ad accettare le proprie condizioni e cioè non solo un trasferimento netto di capitali, ma anche di lavoro e soprattutto di segreti industriali dall”Occidente verso la Repubblica Popolare.

“I rapporti di forza in questo campo sono tutti a favore della Cina” recita un rapporto del Government Accountability Office (Gao) dell”amministrazione Usa; senza questi 17 elementi rari della terra non esisterebbe niente di tutto ciò che oggi dà speranza all”industria più avanzata: Philips, Siemens, Nokia, Toyota, Hewlett Packard, Apple, Sony, Canon, nessuna grande multinazionale delle democrazie industriali potrebbe produrre i propri beni.

Secondo quanto riferisce il rapporto del Gao al Senato Usa, il monopolio di Pechino in questo campo in realtà è frutto della lungimiranza del governo più che della dotazione di materie prime. In Cina si trova infatti il 37% delle riserve conosciute di questi 17 elementi, nell”ex Urss il 18%, negli Stati Uniti il 12%. Ma la Russia non ha i mezzi per l”estrazione e l”America negli ultimi 12 anni l”ha bloccata (a Mountain Pass, in California) in nome della tutela ambientale.

I minerali rari infatti sono spesso uniti a sostanze radioattive e le miniere inquinano molto: in una democrazia nessuno le vuole, nessuno vuole pagarne il costo ambientale e sociale. Servono tecnologie di tutela dei minatori e tecnologie per limitare l”elevato inquinamento derivante dall”estrazione, investimenti elevati, complesse autorizzazioni, tutto ciò di cui in realtà la Cina non si è mai interessata; è per questo motivo che ne controlla il 97% della produzione mondiale, perchè nessun altro è disposto ad estrarli a tali condizioni almeno in occidente. E” infatti notizia di qualche mese fa la “scoperta” in Afghanistan di un importante giacimento minerario del valore di circa un trilione di dollari.

L”Afghanistan poterebbe diventare il più grande produttore mondiale di rame e ferro ma avrebbe anche a disposizione grandi depositi di niobio, un metallo usato nella produzione di superconduttori, terre rare e depositi di oro di grandi dimensioni nelle problematiche zone pashtun del sud.

Il litio invece si troverebbe in grandi quantità nei laghi salati dell”Afghanistan occidentale e le prime analisi in un”area della provincia di Ghazni hanno svelato la presenza di litio a livelli di quelli della Bolivia.

Forse non a caso, subito dopo l”annuncio della scoperta mineraria, è rispuntato immediatamente il fantasma di Osama bin Laden per minacciare gli invasori statunitensi e Barack Obama, ma certamente non a caso l”annuncio della scoperta dell”immenso tesoro minerario è stata dato direttamente dal generale David H. Petraeus, comandante in capo del comando centrale Usa, che ha detto al New York Times: «Qui c”è un potenziale impressionante. Ci sono molti “se”, ma penso che sia potenzialmente estremamente importante».

A “noi” non è dato sapere altro se non quello che si vuole far sapere; per il resto si può solo cercare di ricomporre, magari sbagliando, un puzzle difficilissimo con molti pezzi mancanti, una domanda, ed una certezza: l”Afghanistan non è l”occidente… e viene a questo punto naturale da chiedersi: “forse qualcuno già lo sapeva cosa c”era lì sotto?”

 

Fonte: http://solodettagli.blogspot.com/2010/10/quel-sottile-trait-dunion-tra-le-terre.html.

 

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