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Comunque vada, Wikileaks lascerà segni molto profondi

Comunque vada, Wikileaks lascerà segni molto profondi
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admin Modifica articolo

7 Dicembre 2010 - 08.25


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wikimildi Aldo Giannuli.

Non siamo in grado di prevedere come finità l” affaire Wikileaks , se Assange sarà assassinato (come consiglia senza troppe perifrasi Tom Flanagan, consigliere del primo ministro canadese), se il sito sarà definitivamente oscurato o se riuscirà a lanciare ancora i suoi temutissimi siluri, se mai verrà fuori che dietro c”era qualcuno e chi. Tutte cose incerte; quello che, invece, è sicuro è che questa faccenda cambierà il Mondo, esattamente come l”attentato alle Twin Towers (l”analogia con l”11 settembre, sotto questo profilo, è evidente).

 

Ammesso e non concesso che Wikileaks sia quello che dice di essere e che questa non sia una operazione di intelligence, la cosa resterebbe comunque negli annali dell” intelligence mondiale, perchè dimostra cosa sia possibile fare usando in un certo modo la rete: se anche nessuno ci aveva pensato sinora, adesso tutti i servizi segreti del mondo staranno sicuramente studiando sia come difendersi da operazioni del genere, sia come realizzarne in sede offensiva. Quantomeno per preparare una eventuale rappresagli ad una aggressione di questo tipo.

E, se in diecimila pensano a fare qualcosa, vuol dire che qualcuno, prima o poi, lo farà. E questo è quello che pensano i servizi di sicurezza pubblici e privati di tutto il mondo.

Dunque, molte cose dovranno cambiare, perchè se la rete è così vulnerabile, si può continuare ad affidare ad un media così fragile comunicazioni riservate? Certamente si proverà a rendere molto più sofisticato il sistema di criptazione, si cercherà di realizzare reti riservate inaccessibili ad altri, tutto quel che vi pare, ma il problema di fondo resterà: la rete è fragilissima, perchè se riesci e penetrarla, porti via in una botta centinaia di migliaia di documenti, quello che sarebbe impossibile con i vecchi cari archivi cartacei, dove fotocopiare centinaia di migliaia di fogli chiederebbe un tempo immenso.

Quanto alla criptazione, il sistema più sofisticato non esclude che qualcuno, prima o poi possa vulnerarlo, ma, soprattutto, non esclude affatto che un infiltrato o un dipendente infedele possa cedere il verme di cifratura, dopo di che, il sistema più sicuro diventa una porta sfondata. D”altra parte, ci sono sistemi organizzativi dove l”accesso alle informazioni (previa pw) è concesso inevitabilmente a migliaia di persone, per cui già questo crea i presupposti per vulnerare in più punti la rete.

Ed il punto debole del sistema sono le banche, sia perchè costrette ad usare quotidianamente la rete per milioni di transazioni, sia perchè è inevitabile che in ogni banca ci siano migliaia di persone che hanno accesso a quelle informazioni. Non solo: le banche sono esposte anche allo “scherzo” di qualche concorrente, oltre che a quella dei servizi segreti, degli hacker e tutto il resto. Si pensi al caso Swift (il server attraverso cui ogni giorno passano 14 milioni di operazioni delle banche di tutto il mondo e della cui memoria centrale si impossessarono gli americani, con un colpo di mano, con il pretesto della lotta al terrorismo).

Nel caso delle banche la questione si fa drammatica, perchè, vulnerandone l”archivio elettronico e orchestrando opportunamente le rivelazioni, si può determinare una corsa agli sportelli dei depositanti che metterebbe a terra qualsiasi banca in tre giorni.

La verità è che l”azione di Wikileaks è -che ne siano consapevoli o no i suoi autori- il primo atto di un nuovo modo di fare guerra. Sotto questo aspetto Wikileaks è peggio dell”11 settembre, perchè, in fondo, l”attentato alle due torri, con tutta la sua spettacolarità, forza devastante e con l”inedita accoppiata di dirottamento aereo ed attacco suicida, alla fine è stato una azione di guerra (per quanto irregolare) di tipo conosciuto. Wikileaks, invece, inaugura un tipo di guerra totalmente nuovo che, mescolando guerra elettronica e guerra economica crea qualcosa che può portarci molto lontani.

Neanche a dirlo, la prima vittima sarà proprio la libertà di espressione: è facile prevedere prossimi vertici internazionali che studino come controllare la rete. Facilmente, nel giro di un anno, verrà fuori una convenzione internazionale, che gli stati saranno tenuti a convertire in legge interna a tamburo battente che preveda lo stretto controllo di ogni sito o server. Nei confronti delle azioni di pirateria informatica servirà a poco ma liquiderà l”attuale regime di libertà nel web.
Decisamente, ce ne ricorderemo di Wikileaks.

Fonte: http://www.aldogiannuli.it/?p=1281.

 

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