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Qaddafi, l'ultima mossa: dividere la Libia per contrattaccare

Qaddafi, l'ultima mossa: dividere la Libia per contrattaccare
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23 Febbraio 2011 - 22.02


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qaddafisordaudi Lorenzo Adorni.

Entrato nella storia nel 1969, con un colpo di stato pressoché incruento, oggi è ad un passo dall”uscirne come uno dei tanti brutali e sanguinari dittatori africani. Nel mezzo, in più di quarant” anni di dittatura, tutto e il contrario di tutto. Certamente Qaddafi ( italianizzato in “Gheddafi” ) era a conoscenza che queste rivolte,sulla scia di quelle negli altri paesi del Mediterraneo, sarebbero sorte anche in Libia. Si trattava solo di una questione di tempo, ne era consapevole. Le sue minacce di violente repressioni sono iniziate ancor prima che i manifestanti scendessero in piazza. Quello a cui assistiamo in queste ore non è nient”altro che il suo piano sanguinario, ben calcolato, per contrastarle.

Sapendo di non poter mantenere il controllo sull”intero paese, e in particolare sulla zona a lui più ostile la Cirenaica, ha lasciato che queste potreste sorgessero e si diffondessero proprio in quell” area , per utilizzare successivamente la Tripolitania, tradizionalmente più stabile, come retroterra per contenerle e contrastarle. Infatti, le proteste sono giunte nella capitale Tripoli ma, non si sono diffuse nel resto della Tripolitania dove lo stesso Qaddafi può trovar rifugio. Anche se con ogni probabilità ora si trova ancora nel suo bunker .

Nei suoi piani vi è proprio l”intento di ripartire da Tripoli, per riconquistare una seconda volta la Libia, riportando cioè la Cirenaica sotto il suo controllo.

In principio ha lasciato che le proteste si diffondessero anche nella capitale,per alcuni giorni, in modo da intervenire successivamente, proprio in una fase avanzata delle stesse, dando l”ordine di massacrare i manifestanti.Una volta condotta a compimento questa folle azione, Qaddafi pensa di poter liberare Tripoli dai manifestanti, farvi ritorno e successivamente estendere un”azione violenta, di duro contrasto, anche ai manifestanti nella Cirenaica. Nel mentre qualche comparsa in televisione, con messaggi video registrati chissà quando, sullo stile di Saddam Hussein durante le guerre del Golfo, per dimostrare la sua presenza e la sua capacità di mantenere il controllo.

Qaddafi ha saputo porre i manifestanti di Tripoli in una condizione assai difficile da mantenere.

Da una parte l”esercito pronto a sparare sulla folla, come ha già ampiamente fatto nelle scorse ore, dall”altra un”eventuale resa dei manifestanti stessi porterebbe Qaddafi al rientro nella capitale, alla sua ripresa dei poteri e con ogni probabilità ad una ulteriore azione di rappresaglia nella Cirenaica.

Nel mezzo di questo piano esistono però molte incognite.

Il potere di Qaddafi oggi si basa unicamente sulla sua forza militare.Essendo a conoscenza del fatto che il suo esercito avrebbe registrato alcune defezioni, ha fatto giungere preventivamente, e già da alcune settimane, mercenari dall”Africa sub-sahariana, assoldati con il compito di massacrare i manifestanti nel caso in cui l”esercito libico o parte di esso si sarebbe rifiutato. Defezioni che negli effetti si sono registrate,con anche casi di fucilazioni di soldati ma, che nel complesso non hanno ancora visto emergere un leader in grado di contrastare quella parte dell” esercito rimasta fedele a Qaddafi.

Vi è poi l”ulteriore eventualità che il supporto di quelle aree tribali, fedeli al leader libico, possa venir meno, lasciando Qaddafi sprovvisto di quel retroterra su cui si basa oggi la sua strategia.

Mentre la crisi libica sembra sempre più acutizzarsi, le potenze straniere stanno intervenendo con un ampio lavoro messo in atto dai servizi segreti occidentali presenti in Libia.Da una parte il tentativo di allontanare i mercenari stranieri presenti in Libia, eliminando parte del supporto militare a disposizione del dittatore libico, dall”altra il tentativo di favorire un colpo di stato militare.

Nel complesso, questa crisi libica andrà presto delineandosi come la peggiore fra quelle che ad oggi hanno investito i paesi del Mediterraneo.La condanna da parte delle Nazioni Unite, votata in queste ultime ore, è poco più che un atto formale.

Nelle prossime ore se i massacri continueranno, verrà aumentata la pressione militare sul paese, inviando sempre più navi da guerra al largo delle coste libiche, cercando di esercitare la massima pressione possibile sui vertici militari libici per porre in essere un colpo di stato.

Se la divisione all”interno della Libia fra Cirenaica i Tripolitania dovesse persistere, la comunità internazionale dovrebbe valutare attentamente quali azioni porre in essere,anche militari, per evitare che si verifichi una guerra interna, e il relativo rischio concreto che l”esercito libico giunga ad effettuare un vero e proprio massacro in Cirenaica.


Fonte: http://www.lorenzoadorni.com/wordpress/?p=455.

 

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