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Come le proteste contro Israele (e Flagman) hanno salvato vite umane a Gaza

Come le proteste contro Israele (e Flagman) hanno salvato vite umane a Gaza
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24 Agosto 2011 - 13.38


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noevil-londondi Ali Abunimah.

Sembra che Israele abbia fatto marcia indietro – per ora – su un attacco ancora più violento contro Gaza principalmente a causa delle proteste in Egitto e di una più generale sensazione che, nonostante la copertura diplomatica assicurata dagli Stati Uniti, un”ulteriore aggressione avrebbe “mancato di legittimità“. È questa una vittoria enorme per il potere del popolo, che senza dubbio ha avuto l”effetto di salvare vite umane.

Negli ultimi giorni i Palestinesi di Gaza, sentendo a tutte le ore il rombo degli aerei da guerra israeliani, esplosioni e droni tutto intorno a loro, hanno temuto che Israele stesse per sferrare su Gaza un massiccio attacco simile alla “Operazione Piombo Fuso” del 2008, che uccise più di 1.400 persone, ne ferì migliaia e distrusse le infrastrutture civili.

 

L” ingiustificato attacco di Israele contro Gaza in seguito all”operazione di Eilat

A partire dal 18 agosto, Israele ha lanciato a Gaza una serie di immotivati raid aerei e di esecuzioni arbitrarie, come rappresaglia per l”attacco di Eilat della mattina di quello stesso giorno nel quale ignoti attentatori hanno ucciso 8 Israeliani tra cui due soldati, secondo i resoconti ufficiali israeliani.

Nonostante le accuse iniziali, Israele non ha fornito assolutamente nessuna prova che l”attacco di Eilat fosse in alcun modo collegato a Gaza. Ciò nonostante, ha proseguito nella carneficina, stroncando 14 vite a Gaza, tra cui un bambino di due anni, un ragazzo di 13, un dottore e diversi membri di gruppi della resistenza.

Ancora prima dell”operazione di Eilat, Israele aveva continuato con le sue uccisioni gratuite a Gaza, come d”abitudine, compreso l”assassino in stile esecuzione di Sa”d al-Majdalawi, un adolescente con disabilità mentale, a cui il 16 agosto le forze di occupazione israeliane hanno sparato 10 colpi in testa.

Ma nonostante questo spaventoso bilancio, Israele ha rinunciato a un attacco ancora più intenso concordando una tregua con i gruppi palestinesi che lanciavano razzi verso Israele in risposta agli attacchi israeliani su Gaza.

Nella città di Bir al-Saba (“Beersheva”), un civile israeliano è stato ucciso da uno dei colpi sparati per ritorsione dai Palestinesi.

Finora la tregua sembra tenere.

 

Israele “manca di legittimità“

Il governo israeliano “ieri ha votato l”astensione da ogni azione che potrebbe provocare un”escalation nel sud e la collaborazione indiretta con la tregua dichiarata domenica da Hamas”, riferisce oggi «Haaretz».

Il giornale aggiunge:

Quel che è emerso molto chiaramente dalle dichiarazioni al governo di Netanyahu e Barak è che a Israele manca la legittimità internazionale necessaria per un”operazione su vasta scala a Gaza. La crisi diplomatica con l”Egitto limita ulteriormente la libertà d”azione di Israele.

 

“Il Primo Ministro ritiene che sarebbe sbagliato lanciarsi in una guerra totale contro Gaza in questo momento” ha detto uno dei consiglieri di Netanyahu. “Ci stiamo preparando a rispondere se il fuoco continua, ma Israele non si farà trascinare in situazioni in cui non si vuole trovare.”

 

Diversi assistenti di Netanyahu hanno enumerato le restrizioni all”azione militare israeliana, la maggior parte delle quali è di natura diplomatica.

 

“C”è la delicata situazione del Medio Oriente, che è un”enorme pentola in ebollizione; c”è la scena internazionale; c”è l”iniziativa dei Palestinesi alle Nazioni Unite, a settembre” con la quale sperano di ottenere il riconoscimento dello stato palestinese da parte dell”ONU, ha elencato un consigliere. “Dobbiamo scegliere la nostra strada con attenzione.”

Il quotidiano riconosceva che il potere deterrente delle armi – l”incapacità di Israele di difendersi in modo efficace dal fuoco di rappresaglia dei razzi sparati dai gruppi della resistenza palestinese – ha giocato una parte minore ma comunque significativa nel fermare l”escalation.

 

Il potere del popolo ha fermato l”attacco di Israele

Quel che è chiaro è che queste restrizioni “diplomatiche” non sono imposte dai governi mondiali, che rimangono in gran parte silenziosi e complici di fronte agli incessanti crimini commessi da Israele.

Sono piuttosto i governi che si trovano costretti a rispondere al potere del popolo – soprattutto in Egitto, dove decine di migliaia di persone hanno manifestato davanti all”ambasciata israeliana del Cairo, protestando contro l”uccisione da parte di Israele di 5 militari egiziani durante l”operazione di Eilat, e contro gli attacchi israeliani contro i Palestinesi.

La protesta ha prodotto un nuovo eroe popolare, Ahmad al-Shehat – soprannominato #Flagman – che ha scalato l”edificio di 22 piani in cui si trova l”ambasciata e ha sostituito la bandiera israeliana con quella egiziana.

La mia valutazione durante questi avvenimenti ̬ stata che a dispetto della sua retorica belligerante, della carneficina e delle minacce Рcompresa quella raccapricciante del ministro della guerra Ehud Barak di decapitare la gente РIsraele non sarebbe andata molto oltre, come ho spiegato in diversi tweet il 20 agosto:

@avinunu

Ali Abunimah Israele vuole “vendicarsi” dei problemi che si è procurata da sé con il suo attacco ingiustificato su Gaza, ma non credo voglia un”ulteriore escalation

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah La prima preoccupazione di Israele ora è salvaguardare l”accordo con l”Egitto & mantenere in gioco la giunta militare egiziana. Un attacco in grande scala su Gaza lo renderebbe difficile

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah Spero di non sbagliarmi, ma con Israele non si può mai sapere. Si è ripetutamente dimostrata capace di violenza insensata, crudele e gratuita

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah Supporto dei regimi arabi e trattato di Camp David hanno lasciato mano libera a Israele in passato. Oggi, “la strada” è un fattore reale che condiziona Israele.

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah Alcuni tweep dicono che ci sono 20.000 persone davanti all”ambasciata israeliana del Cairo in questo momento. Quanti ce ne saranno se Israele invade Gaza?

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah In questo istante – grazie alla collaborazione di Abbas (Autorità Palestinese) – la West Bank è tranquilla. Che succede se si solleva? Molte incertezze per Israele.

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

@avinunu

Ali Abunimah Israele è intrappolata tra il bisogno di mostrare alla sua gente corpi di Arabi morti e una realtà che è strategicamente più obbligata che mai

Aug 20 via Twitter for MacFavoriteRetweetReply

Israele ha il terrore del potere delle masse non violente

Come dimostra il servizio di «Haaretz», i capi militari israeliani sono giunti praticamente alla stessa conclusione: che Israele si trova estremamente vincolata. E se le proteste in Egitto sono state la causa più immediata, possiamo immaginare che la situazione generale della regione non favorisce l”abituale comportamento violento di Israele.

Fin dalle proteste di massa dei rifugiati palestinesi lungo le frontiere israeliane con Libano e Siria, nel giorno della Nakba, Israele ha avuto il terrore che manifestazioni non violente simili si scatenassero anche all”interno della West Bank.

A giugno, le più alte autorità militari israeliane segnalarono che l”esercito non sarebbe stato in grado di fermare una manifestazione popolare neanche di poche migliaia di persone. Come riferì «Haaretz»:

“Una protesta non violenta di 4mila persone o più, anche se marciasse soltanto su un posto di blocco o su un insediamento, e soprattutto se non intervenisse la polizia palestinese, sarebbe inarrestabile” afferma un ufficiale dell”IDF. “Un numero così alto di persone determinate non può essere fermato con i lacrimogeni e i proiettili di gomma.”

 

Un altro ufficiale di alto grado dell”IDF che presta servizio nei territori ha dichiarato che “se dovessimo fronteggiare proteste simili a quelle dell”Egitto o della Tunisia, non saremmo in grado di fare niente.”

Quindi non solo le proteste in corso, ma perfino la semplice minaccia di una protesta di massa, non violenta e popolare può ostacolare gli occupanti israeliani.

E senza dubbio la più vasta campagna di solidarietà internazionale, compresa la Flotilla per Gaza, i tentativi di portare i criminali di guerra israeliani davanti alla giustizia grazie alla giurisdizione internazionale e la campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) stanno costringendo i leader israeliani a interiorizzare l”idea che le loro azioni “mancano di legittimità” e comportano delle conseguenze.

Nonostante il solido muro di complicità internazionale ufficiale, Israele non può più uccidere gli Arabi impunemente come una volta. E questo grazie all”azione popolare.

Ma non ci si può mai accontentare. Il messaggio per tutte le persone che si impegnano nelle campagne di solidarietà popolare e nella rivendicazione dei diritti dei Palestinesi è: sempre avanti! Non solo queste azioni avvicinano al raggiungimento della giustizia e dell”equità, ma a breve termine possono anche salvare vite umane.

 

Fonte: http://electronicintifada.net/blog/ali-abunimah/how-protests-against-israel-and-flagman-saved-lives-gaza

Traduzione a cura di Roberta Verde.

Articolo correlato: Netanyahu al Consiglio dei Ministri: Israele manca di legittimità per una più grande operazione su Gaza.

L”impresa di Flagman:

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