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Siria, prospettive che cambiano

Siria, prospettive che cambiano
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16 Settembre 2011 - 06.14


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syriaimagesdi Antonella Appiano. – lindro.it.

Salman vive ad Damasco. Laureato in lingue, ha due figli e fa la guida turistica. E” disoccupato da cinque mesi. Mi scrive: “Ho trovato finalmente un lavoro, mi pagano 15.000 lire siriane (circa 200 euro) al mese per 12 ore al giorno, senza riposo settimanale o per le feste civili e religiose. Devo accettare, non ho alternative. La crisi economica è forte. Sono confuso. Ormai è difficile capire che cosa sta succedendo nel Paese. Ascoltiamo le notizie trasmesse dai canali pro- regime e contro il regime, sentiamo gli amici e i parenti che vivono in altre città. Le testimonianze spesso sono discordanti“.

E” così: in Siria, come in un caleidoscopio colorato le immagini si compongono e si frantumano per presentarsi in forme diverse. Le smentite si accavallano alle notizie nello spazio di poche ore. Come per esempio quella della visita ufficiale a Damasco del segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi , che avrebbe dovuto proporre a Bashar al-Assad un piano di mediazione (in sintesi la formazione di un governo aperto alle opposizioni, elezioni libere e scarcerazione dei detenuti politici).

Ma ieri, mercoledì, l”incontro è saltato. ” La tv di stato lo aveva già smentito martedì, racconta Salman. Una situazione schizofrenica perché nello stesso momento l”annuncio veniva amplificato dai media panarabi”. Sembra che la decisione definitiva, il Presidente Bashar l”abbia presa quando il segretario della Lega, uscendo dal suo ufficio del Cairo, si è fermato a parlare con alcuni oppositori siriani all”estero. Un comportamento che denunciava una posizione ”di parte”, secondo Bashar- al Assad.

Dopo la Turchia, anche la Lega Araba fallisce dunque nel tentativo di concordare un piano di pace per fare uscire la Siria da uno stato di crisi che dura da cinque mesi. E far cessare una repressione che ha già causato, secondo le Nazioni Unite, più di 2.000 vittime dall”inizio delle proteste a metà marzo.

Salman è cristiano, ”cattolico romano”, come aveva precisato quando ci eravamo conosciuti, ad aprile, nella capitale. Non ha mai partecipato alle rivolte, anche se vorrebbe “un sistema giudiziario meno corrotto, più libertà, uno stato di diritto, una migliore distribuzione delle ricchezze“. Ma appartiene alla fazione di chi ha paura del cambiamento e desidera più di ogni cosa la stabilità. Teme, come quasi tutte le minoranze religiose, lo scoppio di una guerra civile fra sunniti e la minoranza alawita (di cui fa parte la famiglia Assad). Teme il caos per la mancanza di una opposizione compatta con una visione chiara del futuro. “Che le opposizioni si stiano frazionando invece di unirsi è un dato di fatto - ammette Rami, che riesco a sentire solo via skype con difficoltà e in tarda serata. Rami è un oppositore, un dimostrante di strada, ed è amareggiato. “Così diventiamo fragili e avvaloriamo la tesi di quanti dichiarano che non siamo pronti per uno stato democratico. I cristiani temono un effetto Iraq ma le paure sono alimentate dal Regime. Oggi a Damasco circolava la notizia che a Homs i manifestanti hanno distribuito un manifesto nel quale si proibisce alle donne di uscire sole o di vestirsi in modo non appropriato. Non è vero. E” propaganda. Questa è una rivolta laica.” In parte perché in Siria agiscono anche forze conservatrici sunnite che sperano in un ruolo politico alla guida del Paese, almeno secondo le tante testimonianze che ho raccolto ”sul terreno”.

Ancora immagini e prospettive diverse, quindi. E una serie di domande. La leadership di Damasco riuscirà a superare la fase di crescente fragilità economica? L”esercito resterà fedele? E così pure la borghesia commerciale e imprenditoriale? E, soprattutto, fino a che punto sarà disposto a spingersi il regime per mantenere il potere? Una guerra regionale, purtroppo, potrebbe essere la prossima immagine del caleidoscopio.


Fonte: http://www.lindro.it/Siria-prospettive-che-cambiano#.TnL1JOz84qA.


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