Homs, un testimone racconta il terrore: sono gruppi armati, non è Damasco | Megachip
Top

Homs, un testimone racconta il terrore: sono gruppi armati, non è Damasco

Homs, un testimone racconta il terrore: sono gruppi armati, non è Damasco
Preroll

admin Modifica articolo

10 Febbraio 2012 - 23.34


ATF

siriebelIntervista di Silvia Cattori a un abitante di Homs (Siria). Con nota di Megachip in fondo all”articolo, più un pezzo tratto dal Corriere della Sera.

Il Siriano di cui ho raccolto la testimonianza vive a Homs, nel quartiere dove è stato ucciso Gilles Jacquier [giornalista francese, inviato di Antenne 2, morto lo scorso 11 gennaio, n.d.t.] e insieme a lui otto simpatizzanti siriani del governo Assad. I colpi di cannone cadevano intorno al suo edificio mentre parlavamo. Paralizzato dalla paura e dall”angoscia di una morte in agguato, parlava a voce bassa, con difficoltà.  Crediamo al quadro raccontato con sobrietà da questo uomo, padre di due figli. Crediamo alla sua sincerità. Ciò che lui afferma contraddice quanto affermano le autorità politiche – implicate nel conflitto – e i nostri media che persistono nel negare la realtà;

ad attribuire distruzioni ed assassini alle forze armate siriane e affermare, a torto, che torturano bambini, violentano ragazze, uccidono intenzionalmente civili.

Ponendo il veto alla risoluzione proposta da Occidente e alleati arabi dei paesi del Golfo, Cina e Russia hanno dimostrato di non essersi lasciate ingannare da questa colossale disinformazione. Ma, dopo che il Consiglio di sicurezza dell”ONU si è riunito, le bande armate in Siria hanno raddoppiato i loro attacchi selvaggi sentendosi evidentemente forti del sostegno della cosiddetta «comunità internazionale».

Silvia Cattori: In un articolo del 4 febbraio, il giornalista della AFP, Khaled Soubeih [1], afferma che, secondo i militanti anti-regime, «durante la notte, forze del regime hanno bombardato a colpi di mortaio e carri armati diversi quartieri ribelli come Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Bayada, Wadi Araba, e soprattutto Khaldiyé». Il Consiglio nazionale siriano (CNS) parla di 260 morti e centinaia di feriti. È questo quanto accaduto, secondo lei, nella notte tra venerdì 3 e sabato 4 febbraio 2012?

Risposta: Sparano da ogni parte.. vogliono uccidere.. I loro colpi hanno ucciso 20 militari che si trovavano nel nostro quartiere (Hadara).. Sono loro che sparano e ci bombardano. Li sente? Stanno bombardando il nostro quartiere proprio ora [11,40 di domenica 5 febbraio]. Sparano e uccidono all”impazzata tanto gli alauiti che i sunniti nei quartieri che controllano.

Silvia Cattori: Ma quando dice «loro», a chi si riferisce?

Risposta: Parlo dell”opposizione armata contro Bashar [il presidente siriano Bashar Assad, n.d.t.].

Silvia Cattori: Si sono viste immagini che mostravano oppositori davanti a decine di corpi ricoperti da lenzuola bianche e si diceva che erano stati uccisi nel quartiere di Khaldiyé. Quindi secondo lei erano corpi di civili e militari uccisi dai gruppi armati?

Risposta: Sì. Li hanno uccisi loro. Tra questi corpi, persone del nostro quartiere hanno riconosciuto persone che erano state rapite [2], alcuni da molto tempo. Molta gente è stata portata via. I prelevamenti sono cominciati ad aprile.

Silvia Cattori: Tra questi corpi è stato riconosciuto qualcuno che lei conosceva? Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, ha parlato di 100 bambini uccisi a Homs l”altro giorno..

Risposta: Parenti del mio quartiere hanno riconosciuto, tra i cadaveri, una ventina di uomini che erano stati rapiti. Portavano segni di torture. Non hanno potuto vedere tutti i corpi. Non hanno visto donne né bambini tra i cadaveri. Hanno visto corpi di uomini, gente scomparsa, di parenti, che presentavano sicuramente tracce di torture apparentemente anteriori alla morte; hanno assicurato che questi uomini erano stati prelevati tempo prima, che sembravano essere stati giustiziati, non uccisi dalle cannonate.

Silvia Cattori: Sa quante persone sono state prelevate da questi gruppi armati da aprile?

Risposta: Non si sa con esattezza.. ma molti uomini sono scomparsi. Tra loro c”è un mio cugino. È stato rapito 15 giorni fa. Non se ne ha più alcuna notizia. Ci sono famiglie, qui, che hanno figli, padri, zii, rapiti. Si stima che circa 400 persone sono state prelevate, scomparse.
Conosco un altro caso recente. Il fratello di una amica. È partito in auto il 24 gennaio e non è stato più visto. La sua famiglia ha avuto notizie 4 giorni fa, i rapitori chiedevano un riscatto, una grossa cifra. È accaduto che il denaro è andato perso, il mediatore è stato ucciso in strada..

Silvia Cattori: Ma qui si dice che è l”esercito che stupra, tortura i bambini.. Chi legge dirà che forse è proprio l”esercito a far sparire le persone..?

Risposta: Quello che lei dice non è quello che noi vediamo qui. Sono gli oppositori armati che assediano, rapiscono, uccidono e torturano i bambini di cui poi vediamo le foto su Al Jazeera. Attribuiscono i loro crimini all”armata siriana. Le distruzioni, i morti, i feriti… la responsabilità è degli oppositori armati.

Silvia Cattori: Sempre a proposito di questi 260 civili uccisi [3] «tra cui un centinaio di bambini e donne» che sarebbero morti sotto le cannonate dell”esercito di Assad nel sobborgo di Khaldiyé, a Homs, la notte di venerdì 3 febbraio, e che hanno emozionato il mondo; c”è qualcosa che non torna. Dunque, tra i corpi esposti a Khaldiyé non si vedono donne né bambini. Si vedono giovani uomini i cui corpi portano segni di torture. Non sembrano essere stati uccisi negli scontri, in seguito ai bombardamenti. Tutto ciò conferma quanto ci ha appena detto. Ovvero che le uccisioni sono opera dei gruppi armati. È importante chiarire questo punto; se quello che lei dice è vero – che i corpi mostrati sono quelli di persone che gli oppositori avevano prelevato e giustiziato – questo incrimina coloro che, come Obama e Sarkozy, sostengono gli oppositori, coprono le loro atrocità perché vogliono la fine di Assad, ad ogni costo. Ci sono foto di edifici che sono stati bombardati?

Risposta: Sì. Hanno bombardato Hadara, il nostro quartiere (dove è stato ucciso anche Gilles Jacquier – Nda) venerdì notte. I colpi venivano da Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Khaldiyé.. in ogni direzione. Ma non sparavano da posti in cui si trovavano le forze armate governative che sono qui nel nostro quartiere per proteggerci. È un piccolo quartiere il nostro.

Silvia Cattori: Ma, allora, quello che raccontavano Siriani al telefono al giornalista dell”AFP non è vero?

Risposta: No, non è vero. Loro hanno armi pesanti. Hanno preso il controllo di Baba Amro, Bab Dreib, Bab Sebaa, Bayada, Khaldiyé… Distruggono, uccidono, feriscono. Stanno bombardando, proprio ora… Sono loro (i gruppi islamisti armati) che fanno esplodere i palazzi, che minacciano le persone, ovunque, non solo nel nostro quartiere. Ci sono colpi, in questo momento, che arrivano da diverse parti. Gli abitanti chiamano l”esercito in aiuto.

Silvia Cattori: Ha paura, ora?

Risposta: Sì, siamo terrorizzati. È molto pericoloso per noi.

Silvia Cattori: Si fatica a capire come questi gruppi possano «controllare» la popolazione di interi quartieri nella città di Homs.. ?

Risposta: Sono entrati nei quartieri, si sono installati con il terrore; tengono la popolazione sotto minaccia, li obbligano a collaborare se vogliono protezione, li obbligano a chiudere i loro negozi, le scuole.

Silvia Cattori: Qual è la parte più difficile per voi che siete sotto i loro colpi?

Risposta: Non si può uscire, non si possono vedere le altre persone, si vive nel terrore permanente che una bomba ti cada addosso e ti uccida. Non siamo più sicuri… Non posso andare a lavorare, fuori ci sono continui bombardamenti. Ci ammazzano non appena mettiamo la testa fuori; la casa del mio vicino è stata distrutta…

Silvia Cattori: Da quando la situazione è divenuta insostenibile?

Risposta: Da due giorni le cose stanno andando sempre peggio ma la situazione ha cominciata ad aggravarsi nell”ultima settimana.

Silvia Cattori: Avete l”impressione che l”amministrazione di Assad non faccia quanto necessario per proteggervi?

Risposta: Fanno del loro meglio in un contesto molto difficile.

Silvia Cattori: I giornalisti dei media tradizionali parlano di manifestazioni pacifiche, una rivoluzione che promette democrazia…

Risposta: No, non ci sono manifestazioni pacifiche da parte loro. Tutte le manifestazioni sono violente, sono incitamento alla violenza.

Silvia Cattori: Quello che dice attesta che, ciò che i politici e i media qualificano da noi come «militanti pro-democrazia», sono in realtà gruppi armati che terrorizzano la popolazione. È in ogni caso una dolorosa equazione. Cosa prova quando sente Alain Juppé et Gérard Araud, ambasciatore francese all”ONU, dare ragione a questi oppositori armati che vi uccidono, rapiscono, e uccidono i soldati che, pur con le migliori intenzioni, non riescono a proteggervi?

Risposta: Cosa provo? Tristezza. Sono molto triste per il mio paese, il mio popolo… non smetto di domandarmi perché mentono… noi siamo qui, di fronte all”ignoto… Ringrazio la Russia e la Cina per aver posto il loro veto al Consiglio di sicurezza. Se anche loro lasciassero fare quello che vogliono agli altri paesi, ciò che è accaduto in Libia arriverebbe anche qui, ma molto peggio… Vorrei dire ai giornalisti e ai responsabili politici che con le loro menzogne, le loro parzialità a favore degli oppositori armati che ci terrorizzano, distruggono lo spirito e soprattutto l”anima dei nostri giovani.

Silvia Cattori: La ringraziamo per aver accettato di rispondere alle nostre domande. Faremo del nostro meglio per fare conoscere la vostra testimonianza.

*****

Sgomenta per quanto avevo appena ascoltato, ho abbassato la cornetta ben sapendo che i nostri politici e media non avrebbero nemmeno ascoltato [4]. (5 febbraio 2012)

Post scriptum
Questa mattina, 6 febbraio, mentre ci apprestavamo a pubblicare questa testimonianza, sentendo dire su France Culture che l”esercito siriano stava martellando incessantemente da sabato gli oppositori, e l”ospite del mattino, Salam Kawabiki, oppositore siriano residente a Parigi, lamentarsi per il fatto che «sfortunatamente i media del regime sono ripresi da siti di estrema destra francesi..» [5], abbiamo drizzato le orecchie. Salam Kawabiki parlava di più di 400 morti tra gli oppositori durante la notte di venerdì. Oppositori che egli rappresentava come assolutamente pacifici, che manifestavano e cantavano, anime di una rivoluzione che aveva «risvegliato lo spirito siriano».
Non ci abbiamo creduto. Tutto ciò che diceva sapeva di propaganda, non collimava in alcun modo con quanto, da mesi, i nostri contatti da Homs, terrorizzati dagli oppositori armati, dicevano e ripetevano. Li abbiamo ricontattati per domandare ancora chi stesse attaccando quel giorno. Ci hanno detto: «Oggi i gruppi armati hanno attaccato il centro di comunicazione; hanno fatto esplodere edifici nei quartieri di al-Nazihin e di al-Inshaat; hanno minacciato di far saltare altri palazzi in altri quartieri; sui tetti ci sono copertoni che bruciano [6]; gli abitanti chiedono il soccorso dell”esercito».

Silvia Cattori

Per motive precauzionali non indichiamo il nome del nostro corrispondente. Questa intervista non avrebbe potuto essere realizzata senza il prezioso sostegno di Rim, una giovane Siriana.

 

NOTE:

________________________________________
[1] «Siria: shock e orrore nella città devastate di Homs», Khaled Soubeih, (AFP) 4 febbraio 2012.
[2] Anche monsignor Jean-Clément Jeanbart, metropolita melchite greco-cattolico di Aleppo, sostiene che «persone sono uccise in pieno giorno, altre rapite da criminali che chiedono elevati riscatti» Si veda: http://www.silviacattori.net/article2780.html
[3] Il corrispondente della BBC in arabo, che si trovava a Homs dalla parte dei ribelli, stimava in 50 il numero dei morti (non 260), precisando che, in quel caos, il conteggio era davvero difficile.
[4] Si veda : «Les Syriens sont une majorité à soutenir le président Assad, mais ce n”est pas des médias occidentaux que vous pourriez l”apprendre » [La maggioranza dei Siriani sostiene il presidente Assad ma non lo saprete mai dai media occidentali], di Jonathan Steele, The Guardian, 17 gennaio2012.
[5] Ci sono numerosi siti di informazione, in Francia, di diverso orientamento, che pubblicano autori seri e imparziali (e traducono allo stesso tempo autori stranieri come MAHDI DARIUS NAZEMROAYA, BILL VAN AUKEN, PEPE ESCOBAR, JEREMY SALT, JONATHAN STEELE, ecc.), infinitamente più credibili, a proposito di quel che succede in Medio e Vicino Oriente, di giornalisti come Christophe Ayad o Georges Malbrunot, pubblicati da Le Monde e Le Figaro.
[6] Due giorni fa, su Facebook, sedicenti «rivoluzionari democratici amanti della libertà» avevano chiamato a incendiare pneumatici sui tetti degli edifici di Homs.

 

Traduzione a cura di Simone Santini per clarissa.it. 

Link traduzione: http://www.clarissa.it/esteri_int.php?id=1549.

Fonte: http://www.silviacattori.net/article2787.html.

 

NOTA DI MEGACHIP:

E” molto difficile districarsi fra le notizie provenienti dalla Siria.

C”è un forte “fumo di guerra” che proviene dall”Impero, che va a grandi tappe verso la guerra contro Damasco, mobilitando da mesi enormi risorse sui media, da Al-Jazeera (a lungo in mano a un asset della CIA) fino a Facebook e ad altre reti da saturare di propaganda e manipolazioni.

C”è per contro la difficoltà di verificare le notizie opposte, come quelle fornite da questa intervista.  

Innumerevoli precedenti ci portano a vedere tuttavia come plausibile lo scenario descritto. Vengono forniti dei riferimenti che portano a confermare che lo schema dello scontro non è “tiranno Vs. pacifici dimostranti”, bensì una partita in cui si confrontano strategie militari complesse, con molte armi in mano a milizie spietate, spalleggiate da chi non vuole vedere spiragli di dialogo e vuole il “Regime change” costi quel che costi. Soffia non solo un vento di guerra, ma un vento di guerra totale. Il successivo articolo tratto dal Corriere conferma che si fanno insistenti le voci di un diretto coinvolgimento di forze straniere in Siria.


Brigate internazionali in azione in Siria a fianco degli insorti

di Guido Olimpio (Corriere della Sera)
Pubblicato il 11 Febbraio 2012

WASHINGTON – La «legione» libica che combatte al fianco dei ribelli siriani ricorda i suoi «martiri». Sulla stampa di Bengasi è infatti apparsa la notizia della morte di tre jihadisti partiti dalla città nordafricana. I fratelli Talal e Ahmed Faitouri, insieme al loro amico Ahmed Aqouri, sono caduti in uno scontro a fuoco a Homs.
Chi li conosceva ha raccontato che avevano lasciato la Libia in dicembre per entrare, via Libano, nel territorio siriano. Interessante la data.

Perché è proprio allora che il patto tra le due rivoluzioni entra in una nuova fase. In quei giorni, il presidente del Consiglio nazionale siriano Burhan Ghalioun incontra a Tripoli i nuovi dirigenti.
E scatta il piano d”azione che porta i volontari in Siria. Quanti? Secondo alcuni 100-200 uomini, quasi 600 per altre fonti, sparpagliati tra Homs, Idlib e Rastan. Nessuno li ha fermati e nessuno li fermerà. Come ha detto ieri il ministro degli Esteri libico Ashour Bin Kayal: «È impossibile controllare il desiderio del popolo». Damasco è ormai un avversario, tanto è vero Tripoli ha decretato l”espulsione dei diplomatici siriani.
Allora non stupisce che la missione di sostegno alla rivolta sia coordinata dall”ex qaedista Abdelhakim Belhaj, figura di spicco della nuova Libia, e dal suo vice Mahdi Al Harati.
Quest”ultimo è un personaggio dalla storia singolare. Residente da 20 anni a Dublino (Irlanda), Al Harati è tornato in Libia per combattere Gheddafi e in poco tempo è diventato uno dei leader della Brigata Tripoli, composta da esuli provenienti da Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti. Mille uomini, ben armati, con ottimo equipaggiamento che sono stati tra i primi a entrare nella caserma del Raìs. In seguito, Al Harati è rimasto al fianco di Belhaj ma quando sono nati contrasti con il Consiglio ha deciso di partire per un viaggio tra Dublino e il Qatar. Parentesi accompagnata da un episodio controverso. Il libico ha denunciato il furto di una grossa somma
di denaro che gli sarebbe stata consegnata da «un agente della Cia». Frase che, ovviamente, ha alimentato sospetti e teorie su chi sia veramente l”ex esule. Sicuramente è molto dinamico.
Perché Al Harati, già alla fine di dicembre, è in Siria. Lo testimonia un reporter francese con il quale si muove nei villaggi al confine con la Turchia. Di nuovo, i libici mostrano di essere preparati per la guerra. Visori notturni, telefoni satellitari Thuraya e Kalashnikov. Fonti arabe sostengono che i volontari hanno risalito una filiera che si dirama tra Cipro, Libano (Tripoli, nel Nord), Iskenderun (Turchia) e forse anche Giordania per poi approdare in Siria.
Nuclei che avrebbero l”appoggio di piccoli gruppi di forze speciali del Qatar, saudite e occidentali (in particolari britanniche). I due Paesi arabi, oltre ai consiglieri, ci mettono anche i soldi. Denaro con il quale verrebbe acquistato materiale trasferito con aerei cargo proprio a Iskenderun. In questa città si parla anche della presenza di un «ufficio avanzato» gestito da 007 incaricati di assistere i gruppi di disertori siriani. Per ora la pipeline ha portato solo «gocce», ma è probabile che gli aiuti possano crescere. Negli Usa, infatti, c”è chi invoca una fornitura massiccia agli insorti.
I movimenti di combattenti «stranieri» non sono sfuggiti all”occhio attento dei russi. I servizi segreti sono immersi nella realtà siriana, hanno uomini ovunque. E ieri Mosca ha espresso il proprio «allarme». Il regime, invece, continua gli attacchi a Homs. Quasi 80 le vittime, falciate da un pesante bombardamento.

 
Fonte: Guido Olimpio – CORRIERE DELLA SERA
Venerdì 10 Febbraio 2012 




Native

Articoli correlati