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di Cristiano Tinazzi – Il Dottor Gonzo
“Il corrispondente di guerra tipo è di solito una persona modesta, cordiale, disposta a collaborare, adatta per viverci insieme. I corrispondenti costituiscono una categoria di giornalisti molto particolare. Vivono in condizioni estremamente precarie, non solo perchè rischiano di venir feriti o uccisi. Chi va in certi posti non può essere motivato solo dal dovere professionale. Spesso non si trova acqua, i trasporti sono problematici, bisogna sopportare freddo, umiliazioni, percosse, arresti. Tra i miei colleghi non ho mai incontrato avventurieri ma solo persone che cercavano semplicemente di agire per il meglio e di fare il loro dovere”. (R. Kapuscinski, ”Lapidarium”).
Oggi buona parte dei giornalisti inviati di tv e quotidiani difficilmente fa una vita del genere. Più probabilmente, in molti, se l”hotel non è almeno 4 stelle e se non si trovano tutte le comodità è capace di fare casino.Â
Ma esiste ancora la categoria descritta da Kapuscinski? Esistono ancora i reporter di guerra?
Dalla guerra in Libia a quella siriana, si è fatta evidente la presenza di giornalisti e fotoreporter freelance italiani rispetto a quelli ”interni”. Soprattutto nel conflitto siriano, dove i freelance sono l”assoluta maggioranza. Chi ha seguito sul terreno in maniera esaustiva e approfondita gli scontri di Aleppo e Homs, ad esempio, sono tutti freelance. L”unico giornalista che è stato sul terreno, dentro Aleppo, non fuori, con una certa continuità  è Domenico Quirico della Stampa e Salah Methnani di RaiNews24. E tutti gli altri? Tutti gli altri sono freelance. Soprattutto fotografi e videomaker. Come Alessio Romenzi, Elio Colavolpe, Giulio Piscitelli. Con le loro immagini hanno raccontato la guerra. In questo momenti altri due freelance italiani sono nel paese. Non faccio i loro nomi perchè non so se vogliono.
E i giornalisti? Dove sono le maggiori testate italiane? Le tv? Le agenzie di stampa? L”Ansa ha parcheggiato il suo corrispondente in Turchia, Repubblica a Damasco e in Turchia, idem il Sole24Ore (sempre a Damasco). Il Corriere della Sera è l”unico che ha avuto Cremonesi sul terreno. Il Tg1 invece ha fossilizzato il suo unico inviato in Giordania.  Soldi buttati. O entri o è inutile che fai la cronaca da fuori. Mediaset non ha nessuno.
Il Messaggero (e non solo) ha avuto me per una settimana e tornerò a breve nel paese. Sarebbe il caso quindi di fare qualche riflessione anche sul mestiere del corrispondente di guerra o del corrispondente tout court. Come lavora un freelance? Ve lo siete mai chiesti? quali difficoltà incontra sul terreno, quali le problematiche legate agli ingaggi, la sicurezza, la copertura spese?
Ecco, allora la descrizione di Kapuscinski torna veritiera. “Chi va in certi posti non può essere motivato solo dal dovere professionale“. Condizioni di lavoro spesso estreme, pochi soldi (rispetto alla cassa di un inviato interno), nessuna copertura finanziaria o quasi, assicurazione sulla vita a proprie spese. Sul terreno te la devi cavare da solo. Sei tu e nessun altro. E non diventi ricco. Anzi.
Il freelance ha dietro pochi bagagli, pochi vestiti, Il grosso del peso che ti porti dietro è fatto dal materiale che devi usare per lavorare. Computer, fili, cavi, batterie, macchina fotografica, videocamera, registratore, cartine topografiche. Tutto materiale che costa soldi. Tanti. E che se si rompe o lo perdi o lo rubano son solo cazzi tuoi. Poi, ma non tutti, c”è chi ha dietro giubbotto antiproiettile con elmetto, telefono satellitare e una assicurazione sulla vita che costa (questo è quanto l”ho pagata io) ben 326 euro per una settimana.
Spesso in redazione non si rendono conto che le spese, sommate, portano a un grosso gap di partenza. Il freelance deve recuperare prima le spese affrontate. Poi può pensare a mettere via qualcosa. Il volo aereo, gli spostamenti, il telefono, gli imprevisti (un contrabbandiere che alza il prezzo per il passaggio al confine, ad esempio) e il tuo margine di guadagno si assottiglia ancora di più.
Quache giorno fa è uscito un interessante articolo su chi sta coprendo la guerra in Siria  da parte dell”agenzia di stampa francese Afp e ripreso da Al-Arabyia. Anche per quanto riguarda l”estero, sono i freelance i protagonisti.
Mayte Carrasco, ad esempio, giovane collega freelance spagnola che è stata premiata come miglior corrispondente spagnolo all”estero del 2011 dal Club Internacional de la Prensa, prestigiosa associazione di stampa spagnola.
In Italia invece, si dequalifica la professionalità del freelance, da parte di Sindacato e Ordine, equiparandolo a un precario o a un abusivo da 5 euro a pezzo.
Misteri, tutti italiani,. dell”informazione.
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Fonte: http://ildottorgonzo.wordpress.com/2012/08/19/chi-sta-coprendo-la-guerra-in-siria/.
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