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di Maurizio Musolino – NENA News
Roma, 20 agosto 2012, Nena News – L””Isola” del Qatar rischia di essere ridimensionata dalla “pubblica piazza”. È proprio di questi giorni, infatti, la notizia che la neonata tv satellitare Al Mayadeen (piazza pubblica) sta soppiantando nel cuore di tantissimi cittadini arabi la ben più famosa al Jazeera (isola).
Ma andiamo per piccoli passi. Quando nella metà degli anni novanta del secolo scorso nasce al Jazeera in pochi avrebbero scommesso sulla tv del piccolo emirato del Qatar. Pochi anni e nel 1998 la giovane tv satellitare inizia a far vedere di cosa è capace. Sono i giorni della missione “desert fox” in Iraq e Al jazeera rappresenta il controcanto alle più famose Bbc e Cnn. La tv qatariota è la visione araba di quello che succede nella regione mediorientale e viene percepita dai cittadini arabo-islamici come un strumento di riscossa verso lo strapotere occidentale che sempre di più lega l”aspetto militare a quello mediatico.
Al Jazeera diventa così la voce di chi non ci sta a vedere gli Stati Uniti e i loro alleati comandare il mondo e imporre il loro ordine. Rappresenta quel giornalismo che non ci sta a diventare embedded. Stona certamente il fatto che la tv viva con i soldi di quell”emiro, Hamad bin Khalifa Al Thani, che aveva fatto del suo Paese la più grande base militare degli Usa nella regione, ma tutti sembravano ignorare questo aspetto in favore della possibilità di avere una voce diversa da quella ufficiale.
Al Jazeera, la voce del mondo arabo, si caratterizza presto anche per una impostazione occidentale del suo palinsensto. Una disinvoltura che in pochissimi anni la rende popolarissima e gli permettere di surclassare tutti gli altri media del mondo arabo. Una sorta di mito che inizia a dare fastidio anche ai regimi arabi e in primis alla monarchia saudita che nel 2003 decide di dar vita all”emittente Al Arabiya, con l”esplicito obiettivo di fare concorrenza a al Jazeera. E così per quasi un decennio le due televisioni monopolizzano l”informazione di una parte importantissima del globo.
Di tanto in tanto vengono fuori qualche concorrente, come la palestinese “Palestina News” o la libanese “Al Manar” la tv degli Hezbollah, ma nessuna di queste riesce ad acquisire il carattere universale della tv del Qatar. La guerra dell”Iraq prima e poi l”operazione “Piombo fuso” (i bombardamenti israeliani su Gaza del 2008) segnano le punte più alte del giornalismo di Al Jazeera e ne sanciscono l”indiscussa fama.
Poi però qualcosa si rompe.
Il punto di cesura sono le rivolte arabe, prima la Tunisia, poi l”Egitto, ma soprattutto la Libia, quando Al Jazeera smette di essere controcanto, per uniformarsi all”orchestra dominante. In Libia Al Jazeera diventa capofila dei media interventisti e per ottenere il risultato non rinuncia ad avallare falsi scoop come quello delle fosse comuni nella periferia di Tripoli poi rivelatosi un vecchio cimitero in disuso. La televisione araba fino ad allora voce di chi veniva oscurato in occidente riserva così lo stesso trattamento alle rivolte scomode del Bahrein e dello Yemen salvo invece amplificare a dismisura gli avvenimenti siriani.
In poco tempo aumenta la consapevolezza fra i suoi ascoltatori di una omologazione di fatto che di giorno in giorno trasforma Al Jazeera nella lunga mano dei desideri dell”Emiro del Qatar, questo sia in chiave filo Usa, che in una sottoclasse competitiva verso l”altro grande alleato statunitense dell”area, l”Arabia saudita e la sua tv Al Arabiya. Una linea editoriale che ferisce anche molti giornalisti dell”emittente qatariota, tanto da indurne alcuni a lasciare l”emittente per intraprendere nuove strade.
Nasce così qualche mese fa fa Al Mayadeen, la nuova tv satellitare con sede a Beirut, con l”ambizione dichiarata di recuperare lo spirito iniziale di Al Jazeera e soprattutto di fare del proprio nome “Al Mayadeen” un modello di giornalismo libero e indipendente.
A dar vita a Al Mayadeen, nata con investimenti privati provenienti dal Libano e da altre realtà arabe – anche se non tutto è chiaro su chi la finanzi – sono un gruppo storico di giornalisti che avevano caratterizzato i programmi della tv del Qatar, fra questi Ghassan bin Jiddo, Sami Kleib e Zahi Wahbee, che in questi mesi si sono sforzati di raccontare in modo diverso quello che accadeva nel Medio oriente, non dando mai nulla per scontato e facendo sentire voci differenti da quelle del “solito coro”. Una linea editoriale decisamente vincente visto che in pochissimi mesi la tv ha acquistato sempre più ascoltatori diventando un vero e proprio competitore della più blasonata Al Jazeera.
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