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La bomba di Bibi diventa palestinese

La bomba di Bibi diventa palestinese
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21 Gennaio 2013 - 22.04


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Il parlamentare arabo Tibi usa la bomba iraniana del premier Netanyahu per criticare le discriminazioni a cui sono sottoposti i palestinesi cittadini d”Israele.

bibi-tibidi Emma Mancini Nena News.

Betlemme, 21 gennaio 2013 – Ricordate la bomba di Netanyahu, il cartoon alla Wile E. Coyote con cui il premier israeliano intendeva convincere a settembre l”Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il mondo della minaccia iraniana?  Oggi quella bomba è caduta in mano palestinese. Utilizzata per inviare un messaggio pre-elettorale a Bibi: i diritti politici, civili, sociali ed economici dei cittadini palestinesi d”Israele (Il 20% dell”intera popolazione) vengono calpestati ogni giorno. L”idea è del parlamentare della Knesset e leader del partito arabo-israeliano Ta”al (Movimento Arabo per il Rinnovo), Ahmad Tibi. Lo stesso concetto con un significato opposto.

Netanyahu mostrò la sua bomba per convincere la comunità internazionale ad intervenire per fermare il programma nucleare iraniano. Una linea rossa che non poteva essere superata. La bomba di Tibi indica un”altra linea rossa, quella dei diritti di cittadinanza dei palestinesi israeliani, alla vigilia delle elezioni parlamentari di domani: disoccupazione, demolizioni di abitazioni palestinesi, confisca di terre, discriminazioni e violenze di coloni e esercito contro cittadini d”Israele. Il cui solo crimine è aver una carta d”identità che li identifica come arabi.

“Parlerò a Netanyahu nella sola lingua che conosce, il linguaggio delle bombe che minacciano tutti noi – spiega Ahmad Tibi in un video, ricordando le quaranta leggi discriminatorie contro la popolazione araba di Israele – Dei crimini e delle violenze contro i palestinesi nemmeno se ne parla”. A cui si aggiunge, prosegue Tibi, un tasso di disoccupazione alle stelle: il 50% dei palestinesi cittadini di Israele non ha un lavoro.

Una situazione stagnante, che comprime lo sviluppo della comunità palestinese e impedisce di vivere una vita normale. Le quotidiane discriminazioni – impossibilità di costruire nuove abitazioni a Gerusalemme, demolizioni di case nelle comunità della costa mediterranea, difficoltà nel trovare un impiego, mancanza di servizi pubblici nei quartieri palestinesi, un tasso di povertà che è tre volte più alto della media israeliana – spingono molti palestinesi a boicottare le urne.

Perché votare per il parlamento di un Paese a cui si pagano regolarmente le tasse, senza avere indietro alcun servizio? I sondaggi parlano chiaro: se nel 1955 il 91% degli aventi diritto al voto palestinesi andarono a votare, nel 1999 la percentuale scese al 75% ed oggi si prospetta inferiore al 50%. Tutti loro possiedono un passaporto israeliano e godono del democratico diritto di presentarsi alle urne. A bloccarli, le discriminazioni che rendono nullo quel democratico diritto.

“Sembra che la frustrazione, l”apatia e l”indifferenza di alcuni politici siano la principale ragione dell”allontanamento della gente dalle urne – spiega Tibi ad Al Jazeera – Il razzismo è diventato il leitmotiv della società israeliana”. Ma Tibi è preoccupato: il boicottaggio da parte palestinese non sarà altro che un regalo alla destra israeliana e alla coalizione Likud-Yisrael Beitenu, guidata dal premier Netanyahu e dal ministro degli Esteri Lieberman.

Un boicottaggio che trova le sue radici nella percezione, che è realtà, delle proprie condizioni in Israele: una ricerca del 2012 condotta dall”Università di Haifa mostrava come il 60% degli arabi cittadini di Israele ritenevano quella israeliana la propria patria. Ma allo stesso tempo, il 73% si riteneva considerato un cittadino di serie B.

“I palestinesi israeliani sentono che la loro situazione economica sta peggiorando e che il razzismo aumenta – spiega Suheir Daoud, professoressa di Scienze Politiche – Non c”è fiducia nei parlamentari palestinesi che riescono a entrare alla Knesset. Ma se viviamo nello stesso Paese, dovremmo godere degli stessi diritti”.

 

Fonte: Nena News.

 

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