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Chi parla di terza guerra mondiale?

'I neocon, tramite Victoria Nuland, volevano fare dell''Ucraina una crisi di valenza internazionale, o addirittura mondiale. Ma perché la fretta? [Giulietto Chiesa]'

Chi parla di terza guerra mondiale?
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6 Agosto 2014 - 16.57


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di Giulietto Chiesa.

Della crisi
ucraina ho già scritto a più riprese. La prima cosa che mi colpì, nel momento
in cui Viktor Yanukovic fu rovesciato da un colpo di stato plateale, appoggiato
patentemente dagli Stati Uniti (meglio dire da loro promosso) con l”attiva
partecipazione della Polonia, della Lituania e dell”Estonia, e dei fantocci al
potere a Bruxelles, fu la sua apparente inutilità. Perché mettere in atto un golpe se Yanukovic poteva essere
tranquillamente tolto di mezzo tra un anno con regolari elezioni
?

E altre
domande portavano tutte a conclusioni analoghe.

Perché
rovesciare il tavolo quando l”Ucraina era già nelle mani degli americani,
completamente – Yanukovic o non Yanukovic – da diversi anni? Sicuramente dai
tempi della cosiddetta “rivoluzione arancione di Yushenko-Timoshenko? Che
consegnarono nelle mani della CIA gli ultimi rimasugli di sovranità nazionale,
dopo quelli svenduti dai precedenti presidenti dell”Ucraina “indipendente”:
Kravchuk e Kuchma?

Perché
infine rovesciare Yanukovic quando lo stesso quarto e ultimo presidente
dell”Ucraina aveva già venduto il
Donbass
alla Chevron e alla Shell: la bellezza di quasi 8000 chilometri
quadrati di territorio per la durata di 50 anni, un accordo segreto in gran
parte valutato 10 miliardi di dollari
alla ricerca del gas da scisti bituminosi che avrebbe liberato “per sempre”
l”Ucraina dalla dipendenza energetica dall”odiata Russia?

Insomma: Yanukovic – presentato come l”«uomo di
Mosca» da tutti i media occidentali – non
era poi quel grande amico di Putin
.

Perché farlo fuori così brutalmente?
Che bisogno c”era?

Solo perché non aveva firmato a Vilnius il documento giugulatorio di “associazione” all”Unione Europea? Ma,
fino al novembre dell”anno precedente Viktor Yanukovic aveva negoziato,
lasciando sperare in un successo europeo totale. Il documento era già pronto,
anche se in parte assai segreto. Bastava aspettare qualche mese e sarebbe stato
imposto, con le buone o con le cattive.

No, tutti
questi interrogativi non avevano risposte adeguate. Doveva esserci qualcos”altro. La fretta con cui Washington aveva
premuto, e Varsavia aveva agito ai suoi ordini, indicava qualche altra impellente necessità.

A me fu
subito chiaro che il golpe – non a caso un golpe con le stigmate naziste così visibili –  era
diretto non contro Yanukovic, pedina
di nessun peso, ma contro la Russia.

I neocon,
tramite la esecutrice Victoria Nuland,
volevano una crisi di valenza
internazionale, se non addirittura mondiale
. Ma perché la fretta? Perché
accelerare lo scontro e portare la NATO praticamente sul portone del Cremlino?
Era, in fondo, uno scenario che io stesso avevo previsto sarebbe accaduto. Ma
assistevo a un”improvvisa e drammatica accelerazione.  Doveva esserci qualcos”altro a spiegare la
fretta. E le dimensioni della rottura che si stava creando. Non si trattava di una crisi regionale, non
un episodio passeggero
. Le potenziali ripercussioni erano evidenti: uno scontro di portata non minore di quello della crisi dei missili a Cuba del 1962.

Bisognava
spiegare il senso e le ragioni dell”accelerazione. Io non sono un economista
(lo ripeto sempre per non eccitare le rimostranze degli scopritori dell”aria
calda). Non sono neanche un esperto dei sotterfugi della finanza mondiale.
Credo poco o nulla ai numeri che arrivano da quella parte, convinto ormai da
tempo che sono in gran parte falsi o comunque molto manipolati. Ma tutto il
nervosismo che da tempo leggo nei commenti di coloro che dicono d”intendersene
(anche perché su quei trucchi ci hanno vissuto e ci vivono), mi ha fatto
pensare che qualcosa non funzionava nei ragionamenti sopra esposti. Così mi
sono trovato, con qualche sorpresa, in
buona compagnia a parlare di
“inizio
della Terza Guerra Mondiale”
.

Devo prima
di tutto esprimere i miei ringraziamenti a Roberto
Savio
, ideatore di quel fondamentale bollettino che si chiama “Other News“, con sottotitolo
esplicativo: “L”informazione che i
mercati eliminano”
. Il primo di agosto “Other News” ha pubblicato una
rassegna, che riprende numerosi spunti dal Washington”s Blog, così intitolata: «Un gruppo di esperti finanziari ai massimi livelli afferma che la Terza GuerraMondiale è in arrivo, a meno che non la fermiamo». Saccheggerò questa
rassegna, che mi pare estremamente istruttiva. In primo luogo i nomi sono
effettivamente grossi calibri, a giudicare dalla frequenza con cui i mercati li
citano.

Prendiamo
per esempio Nouriel Rubini che a
gennaio di quest”anno twittava da
Davos: «Molti oratori qui paragonano il 2014 con il 1914, quando la Prima
Guerra Mondiale esplose e nessuno se l”aspettava. Siamo di fronte a un cigno
nero nella forma di una guerra tra Cina e Giappone?» Fuochino. Ma gli fa eco Kile Bass, multimiliardario manager di hedge
funds
, che prima cita un «influente analista cinese» e poi lo stesso
premier giapponese Abe, che «non escludono un confronto militare tra Cina e
Giappone». Aggiungendo previsioni molto ben descritte, che, in bocca a un gestore
finanziario di quel calibro, non possono essere trascurate. «Miliardi di $ di
depositi bancari saranno ristrutturati – ci informa Kile Bass – e milioni di
prudenti risparmiatori finanziari perderanno grandi percentuali del loro reale
potere d”acquisto esattamente nel momento sbagliato delle loro vite [sempre che
ci sia un momento giusto per perdere i propri averi, ndr]. Neanche questa volta il mondo finirà, ma la struttura sociale
delle nazioni affluenti sarà posta in acuta tensione e in qualche caso fatta a
pezzi. (..) Noi crediamo che la guerra sia un”inevitabile conseguenza
dell”attuale situazione economica globale».

Gli fa eco
l”ex capo dell”Office for Management and Budget ai tempi di Reagan, David Stockman. Anche per lui lo
scontro in atto tra America e Russia condurrà alla terza guerra mondiale. Un
po” più generico sulle modalità, ma convinto anche lui che si sta andando verso una “grossa guerra” (a major war) è l”ex analista tecnico di Goldman Sachs, Charles Nenner, che, ora in proprio,
vanta tra i suoi clienti numerosi importanti hedge funds, banche, e un certo numero di ricchissimi investitori
internazionali. Altrettanto, con qualche variazione, pensano investitori
americani di primo piano come James
Dines
e Marc
Faber
. Quest”ultimo afferma apertamente che il governo americano
comincerà nuove guerre in risposta alla crisi economica in atto. «La prossima
cosa che il governo farà per distrarre l”attenzione della gente dalle cattive
condizioni economiche – scrive Marc Faber – sarà di cominciare una qualche
guerra da qualche parte».

Tutto
chiaro, ma allora come mai i giornali e
le tv ci dicono che l”America va fortissimo?

Pochi
giorni fa Martin Armstrong – un
gestore di fondi d”investimenti sovrani multimiliardari – dice la stessa cosa: «Occorre
distrarre la gente dall”imminente declino economico». Gli ultimi due pezzi che
ha scritto li ha intitolati così: «Andremo in guerra contro la Russia» e «Prepariamoci alla terza guerra mondiale». Non è ben chiaro se tutti questi profeti
stiano enunciando prognosi sincere o siano semplicemente festeggiando in
anticipo i futuri successi economico-finanziari che si aspettano dalla guerra,
essendo evidente, da sempre, che le guerre ingrassano prima di tutto i
banchieri e poi i produttori di armi. Ma l”insistenza con cui il tema viene
sollevato indica comunque che il puzzo
di bruciato
tutti costoro lo sentono in anticipo.

Altri, per
esempio la presidentessa del Brasile, Dilma
Roussef
, osservano che il mondo è attraversato da una «guerra delle valute»
che sta diventando globale, cioè di tutti contro tutti. Da non dimenticare che
la seconda guerra mondiale arrivò dopo una serie violenta di svalutazioni competitive.
Sta accadendo ora la stessa cosa, quando le nazioni svalutano per rendere più
competitive le loro merci e per incentivare le esportazioni. E molti si stanno
accorgendo che la nuova banca, creata dal BRICS, con capitale iniziale di 100 miliardi di dollari,
basata in Cina, costituisce una novità
impressionante nel panorama globale
, dove un numero crescente di
transazioni avviene in yuan, in rubli, invece che in dollari USA. Come scrive Jim Rickards – che nel 2009 partecipò ai primi “giochi di guerra finanziari” organizzati dal Pentagono – c”è il
rischio che gli Stati Uniti si trovino “trascinati” in «guerre asimmetriche» di valute, in grado di accrescere le incertezze globali. È evidente
che Rickards sta dalla parte americana. Ma, se il Pentagono – e non la Federal
Reserve – organizza questo tipo di “giochi” vuol dire che ci siamo già dentro
fino al collo e che il loro carattere
militare
è fuori discussione.

Del resto
(questa volta parla il multimiliardario Hugo Salinas Price)
«sono molti a chiedersi quali siano state le ragioni vere che hanno portato
all”eliminazione di Gheddafi. Egli stava pianificando una valuta pan-africana.
La stessa cosa accadde a Saddam Hussein. Gli Stati Uniti non tollerano
alcun”altra solida valuta in grado di competere con il dollaro».

Altri
mettono il dito sulla crescente scarsità
di risorse
, soprattutto energetiche. Altri ancora guardano alla Cina come a un avversario bisbetico e
sempre più incontrollabile. Forse il protagonista di quella guerra asimmetrica
citata da Jim Rickards. Gerald Celente,
autore di accurate previsioni finanziarie e geopolitiche da molti anni, va
anche lui seccamente alla conclusione: «Una terza guerra mondiale comincerà
presto».

Jim Rogers, un altro investitore
internazionale miliardario, punta gli occhi sull”Europa: «Se si continua a salvare uno stato dietro l”altro
si finirà in un”altra guerra mondiale». Dunque continuiamo a strozzare i popoli
europei, con l”obiettivo di evitare la guerra. Un pacifismo molto sospetto, ma
comunque allarmato. Ovviamente sarà utile guardarsi da certi “pacifisti”.

Ma questa
rassegna è utile per capire che l”allarme
è in aumento
. La Cina, senza
fare troppo rumore, fa provvista di
risorse
, energetiche e territoriali, solo che invece di mandare le proprie cannoniere
(non è il tempo), quelle risorse se le compra, con i denari del debito
americano.

Putin deve fronteggiare la prima
offensiva e non ha tempo da perdere
.
Tra l”altro un tribunale olandese,
senza alcuna autorità o potere, ha decretato che la Russia dovrà pagare 50 miliardi di dollari, più
gl”interessi, alla Yukos, cioè a
quel bandito di Mikhail Khodorkovskij che la Russia ha scarcerato qualche mese
fa con un gesto di distensione verso l”Europa (si noti che il tribunale sedeva
nello stesso paese che aveva avuto il più alto numero di vittime
nell”abbattimento del Boeing delle linee aeree malaysiane). Sarà stato un caso?

Comunque uno
dei più vicini consiglieri di Putin, di fronte alla domanda: cosa farà la
Russia di fronte a quella sentenza?, ha risposto stringendosi nelle spalle: «C”è
una guerra alle porte in Europa. Lei pensa realmente che una tale decisione
abbia qualche importanza?».

Giuridicamente
non ce l”ha, ma sarà usata dai centri di comando dell”Occidente per colpire i
beni russi all”estero, per sequestrare e congelare conti bancari, proprietà
azionarie. Ecco una guerra asimmetrica appena iniziata senza essere stata nemmeno
dichiarata.

Un
influente settimanale americano ha dedicato la sua copertina a Vladimir Putin,
con questo commento: “Il Paria”. Un titolo che è, invece, una dichiarazione di
guerra. Solo che non e stata pronunciata dal Dipartimento di Stato, bensì dal “ministero
della propaganda”, cioè dai media occidentali. È stato Paul Craig Roberts a
usare questa definizione in un articolo di qualche giorno fa. Chi è Paul Craig
Roberts? È stato Assistente Segretario al Tesoro durante la presidenza Reagan,
ex editore del Wall Street Journal,
considerato dal “Who”s Who” americano come uno dei mille pensatori politici più
influenti del mondo.  L”articolo era
intitolato:”La guerra sta arrivando (War is Coming)“.

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