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Il bagnasciuga delle speculazioni

Non rinunciamo al dolore per la foto straziante del bimbo affogato. Ma non rinunciamo alla ragione per le scelte di politica migratoria: per non fare errori gravi [D. Scalea]

Il bagnasciuga delle speculazioni
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3 Settembre 2015 - 18.00


ATF

di
Daniele Scalea*
.

Voler impostare un dibattito di politica
migratoria sulla foto straziante del bimbo siriano affogato avrebbe lo stesso
valore di volerlo fare mostrando i cadaveri dei due coniugi siciliani
assassinati dal richiedente asilo di Mineo.

Significherebbe prenderebbe ogni decisione
sull”onda dell”emozione.

Oggi forse la maggioranza vorrebbe
accogliere tutti e aprire totalmente le frontiere. Domani, forse, chiederà di
cacciare indiscriminatamente tutti gli stranieri. Dopodomani, di linciare per
strada chiunque abbia le pelle troppo scura.

No, non è una buona idea puntare sul
fattore emozionale per questioni del genere. L”Uomo possiede la Ragione ed è
quella che deve utilizzare quando si tratta di risolvere problemi logici e
complessi. Solo la ragione evita eccessi sciocchi o drammatici, nell”uno o
nell”altro senso.

Già che ci siamo, un piccolo ragionamento
provo a farlo io. Il fanciullo è affogato cercando di entrare nell”Unione Europea
con un barcone. La famiglia pare avesse precedentemente chiesto asilo in Canada
non ricevendolo. Dopo di ciò, non ha cercato di entrare clandestinamente in
Canada – dove l”avevano respinta – ma nell”UE – dove le è stato annunciato che
tutti i profughi siriani saranno accolti in Germania.

Siamo sicuri che, se proprio vogliamo
trovare responsabilità nell”UE, questo bambino sia annegato più a causa della
poliziotta ceca col pennarello che non di improvvide dichiarazioni di
“grandi statisti” europei?

Inoltre: il bambino è morto non dentro il
territorio dell”UE ma mentre cercava di raggiungerlo. Non è la politica di
accoglienza a determinare le mareggiate o la qualità dei barconi. Se
l”obiettivo è evitare che un altro bambino muoia nello stesso modo, la risposta
non può essere “garantiamo l”asilo a tutti”, o almeno non può essere
solo questa: in sostanza Angela Merkel ciò l”ha già promesso, e comunque per i
siriani almeno l”asilo era già una garanzia, vista la situazione di guerra e
terrore da cui oggettivamente fuggono.

Se l”obiettivo è quello, allora l”unica
risposta influente sarebbe intervenire sui confini siriani per evitare che i
profughi debbano affrontare viaggi lunghi, penosi e pericolosi per arrivare in
Germania o Svezia.

Se l”obiettivo è salvare i prossimi Aylan
Kurdi, allora bisogna intervenire ai bordi della Siria. E poi là si sceglie. Si
possono costruire campi profughi e aree di accoglienza in loco (più semplice,
meno costoso) oppure prenderli e portarli in Europa con mezzi nostri (più
“umanitariamente corretto”).

Ma è così che salverete la vita ai prossimi
bambini siriani. Non certo utilizzando la foto straziante di un piccolo
cadavere per dare su Facebook degli “stronzi razzisti” a tutti quelli
che non considerano Cameron, Salvini o Orban epigoni di Hitler. Questa si
chiama speculazione politica. E sarebbe cosa ben triste se il piccolo Aylan
Kurdi fosse morto solo per questo.

*
Daniele Scalea è Direttore
Generale dell”IsAG di Roma (Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie)
e condirettore della rivista scientifica Geopolitica.
Inoltre è Europe Associate del Centre for the
Study of Interventionism di Londra e Cultore di Geografia Politica ed Economica
alla Facoltà di Scienze Politiche dell”Università Sapienza di Roma. Ha fatto
parte dello Staff Accademico di NEPAS (Universidade do Minho, Braga) e ha
tenuto lezioni e seminari all”Università Sapienza e all”Università di Sassari.
Da anni si occupa di geopolitica, teorica e pratica, e di politica
internazionale. Ha pubblicato tre saggi: La
sfida totale. Equilibri e strategie nel grande gioco delle potenze mondiali
(Roma
2010), Halford
John Mackinder. Dalla geografia alla geopolitica
(Roma 2013) e,
con Pietro Longo, Capire le rivolte arabe. Alle origini del fenomeno
rivoluzionario
(Dublino 2011).

Il suo sito personale è qui.

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