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Niente pace ai siriani: Washington vuole la rivincita

Il Wall Street Journal ha reso noto i tipi di armi che la CIA sta fornendo alle milizie islamiste, per distruggere completamente l’artiglieria del governo siriano.

Niente pace ai siriani: Washington vuole la rivincita
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14 Aprile 2016 - 18.48


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di Maurizio Blondet


La grande offensiva di Russia e Siria per la riconquista di Aleppo è
sospesa. Mosca sa che i jihadisti sono stati riforniti di armamento 
tale da infliggere alle sue forze aeree perdite  insostenibili.   Il
Wall Street Journal ha reso noto i tipi di armi ad alta tecnologia che
la Cia sta fornendo alle milizie islamiche, in grado di abbattere aerei e
di distruggere completamente  l’artiglieria del governo siriano. Già
ai primi d’aprile Al Nusra ha abbattuto un caccia siriano, un vecchio
Su-22, con un missile  a spalla MANPAD;  missili che lo stesso ministro
della guerra saudita Al-Jubeir s’è vantato di aver consegnato ai
terroristi a febbraio.



Altre fonti hanno rivelato le 3 mila tonnellate di armi  che gli Usa
hanno cominciato a trasportare dalla Romania ad Aden, per riarmare i
terroristi.   Obama ha dispiegato i minacciosi bombardieri B-52 
nell’area nella base del Katar, ed è la prima volta in 25 anni: i B-52
sono i bombardieri strategici per l’apocalisse nucleare.  La US Navy
sta  conducendo  la più grande esercitazione aeronavale, con 30 alleati,
avvenuta da anni nel Golfo: la  International Mine Countermeasures
Exercise (IMCMEX),   sempre allo scopo dichiarato di “fronteggiare
minacce di Daesh e Al Qaeda” – che non pare abbiano forze navali.   Uno
dei portavoce del Pentagono, Mark Toner, ha ripetuto ancora lunedì che
il governo Usa resta impegnato a rovesciare Assad: “Per noi non è un
legittimo capo, né oggi né in futuro, per il paese”.




È un aperto e provocatorio sabotaggio dei negoziati di pace
imbastiti da Putin e Lavrov per la Siria, per farli fallire. La Cia ha
detto al Wall Street Journal che le tonnellate di armi ad alta
tecnologia (che sta già spedendo) sono pronte alla consegna “se
dovessero fallire i colloqui di pace a Ginevra o fosse  violato il
cessate il fuoco”.  Samantha Power, l’ambasciatrice Usa all’Onu, ha già 
dichiarato giovedì  che una soluzione politica del conflitto siriano “è
improbabile”, perché Siria e Russia avendo lanciato la grande 
offensiva per Aleppo, significa “che il governo siriano non rispetta i
suoi impegni”



I russi – dalla base di Hmeimim dove hanno allestito il centro “per
la riconciliazione” – registrano un netto  intensificarsi delle
violazioni da parte dei jihadisti, di cui 6 nelle ultime 24 ore.  Il
governo Assad  ha denunciato attacchi jihadisti contro le sue truppe ad
Al-Ais, e poi all’aeroporto dei Deir Ezzor  e Dumeir,  operato con gas
iprite.


Razzi sparati dalla Siria sono caduti in Turchia, cittadina di
Kilis;  attacchi del genere possono dare a Erdogan il pretesto di
invadere il territorio siriano;  le milizie curde riferiscono che 
cento  membri di corpi speciali  di Ankara hanno passato il confine
ad Idlib;  un gruppo piccolo, ma sufficiente per simulare aggressioni
dalla Siria: una fonte ha riferito che Turchia e Arabia Saudita  stanno
accumulando armi chimiche ai confini della Siria





A rendere specialmente inquietante questa informazione, è il fatto
che Usa e Israele hanno simultaneamente lanciato un allarme:  è
imminente “un grosso attentato” in Turchia, i cittadini dei due paesi 
lascino immediatamente il territorio.

Kerry e Brennan (il capo della Cia) hanno detto in colloqui riservati
coi russi che  il fallimento del negoziato di pace  – che così
ostinatamente cercano di far fallire –  provocherebbe “una grande
escalation del conflitto”. Il delegato dell’Onu Staffan De Mistura ha
accettato come controparte nelle trattative un  Comitato di Alta
Negoziazione  che è stato  messo insieme dalla Arabia Saudita: è il
regno wahabita che di fatto sta “negoziando”  come controparte della
presunta guerra civile, non dei  fantomatici cittadini siriani
anti-Assad.



“E poi, questo piano concluso tra Kerry e Lavrov, va condotto in
buona fede”, ha detto (unico) il politico  francese François Asselineau,
presidente dell’Union populaire républicaine (UPR): “Ma se è  applicato
in malafede da una delle parti, che minaccia continuamente di cambiare
registro o che continua a fare  spedizioni di armi – che non sono mai
cessate  â€“ e di finanziamenti da paesi prossimi agli Stati
Uniti…assicura la pace?”.




La sola conclusione è che Washington non lascerà che la Siria abbia
la pace. La guerra, che ha dissanguato  il popolo per cinque anni, deve
continuare: Obama e la Cia, i sauditi e la Turchia, vogliono la
rivincita.  Un immenso crimine sta per essere aggravato:  fra l’altro,
  la fornitura   irresponsabile  di missili a spalla MANPAD a terroristi
dementi e fanatici minaccerà le rotte aeree civili per gli anni a
venire  – anche le nostre vite di viaggiatori e turisti. Quanto ai
profughi siriani  non potranno rientrare nelle loro case.  Anzi, il
numero di quelli che fuggiranno per bussare alle porte d’Europa,
aumenterà.  Sarebbe bene che il Papa,  specialista di “gesti”  
mediatici, nella visita che farà ai “poveri siriani” di Lesbo,
ricordasse chi  è colpevole del caos e del disastro umanitario.



Posto qui di seguito un articolo apparso su Il Giornale, il solo
che  – grazie ai suoi inviati – denunci il doppio gioco americano.




Se il cessate il fuoco in Siria dovesse fallire, la CIA autorizzerebbe la fornitura massiccia di sistemi d’arma ai ribelli per controbilanciare le forze sul terreno.



È questo il piano B che i funzionari della CIA hanno rivelato poche ore fa al Wall Street Journal.


Il “Piano B” diverrebbe operativo qualora il cessate
il fuoco dovesse fallire ed i combattimenti estendersi su larga scala.
Qualora si verificassero queste condizioni, la Central Intelligence Army
invierebbe tramite gli alleati nella regione, sistemi d’arma in grado
di respingere le forze governative appoggiate dalla Russia.



A beneficiare dei sistemi d’arma saranno i gruppi armati identificati dagli Stati Uniti come ribelli moderati.
Il piano della CIA è stato svelato agli alleati poco prima che entrasse
in vigore il cessate il fuoco, il 27 febbraio scorso, durante una
riunione segreta avventa in Medio Oriente. La CIA avrebbe rassicurato
gli alleati e garantito sull’equipaggiamento avanzato che sarebbe stato
fornito qualora le trattative fallissero. Spetterà comunque alla Casa
Bianca approvare la consegna finale dei sistemi. Arabia Saudita e Turchia spingono per armare i ribelli con sistemi terra-aria,
seppur limitati in alcune loro caratteristiche. Il riferimento è
chiaro: negli anni ’80, quando centinaia di missili Stinger americani
giunsero in Afghanistan, cambiarono per sempre le sorti del conflitto
contro l’Unione Sovietica. La Casa Bianca resta ancora cauta, temendo la
destinazione finale dei MANPADS.



Sappiamo che lo Stato islamico possiede centinaia di MANPADS
(della famiglia Strela, Stinger e di produzione cinese) trafugati prima
dagli arsenali di Saddam e poi da quelli dell’esercito regolare
lealista. Senza considerare, infine, gli oltre mille veicoli abbandonati
dalle truppe regolari ed ottenuti dall’Isis senza
colpo ferire: molti di questi erano dotati di armamento antiaereo
supplementare. Il Califfato non dovrebbe possedere una piena capacità
difensiva antiaerea a corto raggio, ma ci sono comunque dei precedenti
che preoccupano. I russi, ad esempio, hanno schierato in Siria
cannoniere a rotore di ultima generazione in risposta ai missili
terra-aria presenti nel paese. Nessun aereo russo impegnato nei primi
mesi del conflitto era dotato di contromisure elettroniche contro i
MANPADS. I sistemi di disturbo L370 Vitebsk, dovrebbero essere in grado
di contrastare la minaccia MANPADS.



Come è ormai noto, la CIA ha avviato il programma volto a
destabilizzare il governo di Assad nel maggio del 2013: è diviso in
cinque fasi. La prima era indirizzata al reclutamento dei “comandanti di fiducia” a cui fornire, nella seconda fase del programma, equipaggiamento e formazione sulla strategia da adottare. La terza fase, prevedeva la fornitura di equipaggiamento “speciale”, come i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided). La quarta fase prevedeva la fornitura dei missili anticarro,
iniziata nel gennaio del 2014, tramite l’Arabia Saudita. Nel 2013,
l’Arabia Saudita ha acquistato 13.975 missili anticarro, fornitura
interamente consegnata. Per contratto, il governo saudita deve informare
gli Stati Uniti della destinazione finale dei missili. L’approvazione
statunitense è implicita. La quinta fase, che avrebbe dovuto ricreare un
Afghanistan 2.0, non è mai divenuta operativa per timore che anche i
missili terra-aria cadessero nella mani dei terroristi. L’entrata in
scena della Russia, ha stravolto l’intera strategia della CIA.




Nelle prime fasi della guerra, il Dipartimento della Difesa si era
posto l’obiettivo di addestrare delle unità in Siria per combattere lo
Stato islamico. Si rivelerà essere uno dei più grossi fallimenti della
storia del Pentagono. Quella forza moderata addestrata in Siria che
avrebbe dovuto contrastare lo Stato islamico (54 unità invece di 5,400),
non esiste più. La Casa Bianca sperava di addestrare 5400 siriani
l’anno per una forza che avrebbe dovuto annoverare 15 mila effettivi
entro il 2017. Per addestrare 54 ribelli, il Pentagono ha speso 41,8
milioni di dollari. Il Pentagono ha confermato che ha ripreso l’addestramento dei ribelli
siriani e che continua la formazione dei 500 operatori JTAC (Joint
terminal attack controller) in grado di coordinare gli attacchi aerei in
ruolo di Close Air Support direttamente sul campo. Dimostrare
l’efficacia del ruolo della CIA in Siria è impossibile, considerando che
tutte le operazioni sono classificate e che solitamente si discostano
dalla linea pubblica intrapresa da Washington. Il piano B della CIA
andrebbe letto sotto un’altra ottica: l’asimmetria. La storia insegna
che il divario tecnologico e numerico, sebbene possa essere incolmabile
tra le parti, non sempre sancisce la vittoria della compagine più forte.
Anzi, proprio la consapevolezza di essere “più forti”, a volte,
impedisce di ipotizzare controffensive efficaci o difese da possibili
sortite, elaborate in un modo del tutto inaspettato, ma ugualmente
letali.


L’ago della bilancia, sembrerebbe pendere per quella forza sul campo
(Siria/Russia) con un assetto strategico tattico migliore ed un supporto
logistico di prim’ordine. Ma se quello stesso vantaggio tecnologico
venisse  annullato, si trasformerebbe in debolezza. La CIA mira a
riscrivere le singolarità in atto in Siria, riequilibrando i valori e
con esiti incerti.


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