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La salvezza del mondo, nella teologia del dio della Mano Invisibile

La salvezza del mondo, nella teologia del dio della Mano Invisibile
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7 Marzo 2011 - 14.54


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chinese-traffic-jamdi Miguel Martinez

Sono anni che qualche ecologista tira fuori il ragionamento secondo cui, se ogni cinese avesse l”automobile, sarebbe la fine del mondo; e sono anni che qualche progressista ribatte che i cinesi hanno diritto all”automobile quanto gli italiani.

Siccome i due discorsi operano su piani completamente diversi – il primo su quello scientifico, il secondo su quello morale – è difficile dire chi abbia ragione.

Per i credenti nella teologia della Mano Invisibile, invece una cosa molto più devastante costituirebbe addirittura la Salvezza del Mondo.

Un certo Giampaolo Visetti ha scritto su Repubblica un articolo (uscito il 7 dicembre, ma ce lo segnalano solo ora) intitolato, trattenete il fiato:

Seconde case , auto e tanto lusso i consumatori cinesi salvano il mondo

La notizia non è che un miliardo trecentomila cinesi vogliano avere la Cinquecento. La notizia è che

“Oltre 800 mila famiglie guadagnano 1 milione di euro l” anno, 65 mila cinesi possiedono un patrimonio superiore ai 10 milioni e nelle metropoli vivono 950 mila individui con un reddito annuo pari a 2 milioni. Ma ciò che conta non è che in Cina si concentra il secondo numero più alto di miliardari: è che 250 milioni di cinesi hanno uno stipendio annuo di diecimila euro e che il 5% della popolazione viaggia oltre i tremila al mese.”

E questa minoranza di cinesi (perché restano pur sempre fuori oltre un miliardo di pezzenti) ha deciso di consumare più di ciò che produce:

“Ricorrono ai prestiti bancari, usano la carta di credito, investono in Borsa, si indebitano e fanno esplodere i prestiti delle finanziarie. Nel 2010, per la prima volta, in Cina oltre 3500 miliardi di credito saranno fuori bilancio e il 35% della popolazione avrà un mutuo da pagare.”

Vendendo agli americani che si sono indebitati con le carte di credito – e che adesso stanno pagando nella maniera ben nota – una minoranza di cinesi ha quindi fatto abbastanza soldi da indebitarsi per più di ciò che ha. E con quel più-di-ciò-che-ha si appresta a fare la spesa:

“Le priorità sono la seconda casa e l” automobile, ma la novità è la scoperta del superfluo. Le tendenze 2010 sono viaggi, acquisto di animali domestici, apparecchi tecnologici, chirurgia estetica, mobili di design, abiti e accessori di lusso, gioielli, caccia grossa e sport d” èlite.[…]

Il rapporto “Hurun” sul lusso rivela che tutti i big producono ormai appositamente per la Cina. Orologi da 200 mila euro, vini da 30 mila a bottiglia, fuoriserie da 400 mila e yacht senza prezzo vantano linee in esclusiva per i nuovi consumatori cinesi. Ma parlano mandarino anche alta moda, calzature e accessori top, aste d” arte e di tartufi, commercio di diamanti e oro. Chi sognava la lavatrice riflette oggi sull” ampiezza dello schermo della tivù al plasma 3D e la mutazione è talmente rapida che anche i brand dominanti della middle class occidentale perdono terreno. A Pechino, Shanghai e Hong Kong, come nei distretti più ricchi, acquistare luxury è già fuori moda. L” immagine cult è quella di Tian Mingqiao, importatore di carbone dalla Mongolia Interna, che sotto l” occhio delle telecamere parcheggia la sua Bentley rosa tra due Ferrari gialle nel centro di Shenzhen. Entra in un hotel a sei stelle e dopo un” ora il suo compagno esce carico di borse, spiegando di aver speso 45 mila dollari in scarpe e 51 mila dollari in caviale, ostriche e aragoste». «Nulla di famoso – dice Tian – nulla del cheap che possiedono tutti. Compro solo a-logo, pezzi unici, confezionati su misura».”

Sarà il risultato di un processo inevitabile, che non va giudicato moralmente, d”accordo.

Ma nella mia religione, si chiama eutrofizzazione. Nella loro, salvezza del mondo.

E che ci piaccia o no, mentre il mondo può convivere con la mia religione (e pure con quella dei cannibali, se è per questo), non può convivere con la loro.

 

Fonte: kelebeklerblog.

 

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