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24 Aprile 2012 - 22.16


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bagnai euro 20120414

di Alberto Bagnaiwww.goofynomics.blogspot.it

A grande richiesta. Sentite, vi racconto una storia. In “20 anni dopo”, se non ricordo male, d”Artagnan deve tornare in Inghilterra. Il suo lacchè, Mousqueton – sempre se non ricordo male – è preoccupato, perché non sa l”inglese. E d”Artagnan, con il suo aplomb guascone, gli dice: “ma di che ti preoccupi? Sai, l”inglese è solo un francese parlato peggio!”.

Ecco, entrate in questo ordine di idee. Noi parliamo la lingua archetipica. Se la parliamo male, diventa francese. Se la parliamo peggio, diventa inglese. Se la parliamo peggissimo, diventa americano. Qual è il problema? Vi chiedessi di parlarla meglio… Ma quello ormai non lo chiedo più nemmeno ai miei studenti! Un grazie sentito a elu ei che ha tradotto in modo molto efficace. Impossibile da tradurre il calembour su “panneau”. Ho rivisto alcune piccolissime cose.

Lo scorso agosto (2011) Rossana Rossanda, esponente di spicco della pseudo-sinistra italiana, un”intellettuale che aveva espresso la sua solidarietà al “compagno Mao” all”epoca del “Grande Passo Avanti” (20 milioni di morti), e dalla quale era dunque naturale attendersi sostegno all”euro nel 2011 (decine di suicidi), pubblicava su “Il Manifesto”, il giornale della pseudo-sinistra italiana, un articolo nel quale, col pretesto di porre domande agli economisti e ai “padri” dell”euro, dava le sue risposte sulla crisi: risposte, ahimè, tragicamente false, come ci si poteva ben attendere da qualcuno che aveva speso i suoi anni migliori, ormai lontani, a criticare l”economia di mercato, senza far prima lo sforzo, all”epoca giudicato superfluo, di comprenderla.

Seguì un dibattito sul giornale della pseudo-sinistra.

Meglio sarebbe dire uno pseudo-dibattito: non tanto per simmetria, quanto per la stessa ammissione della gentile direttrice del giornale di pseudo-sinistra, che assai candidamente confessò, dopo le sue dimissioni in ottobre, che il dibattito sul suo giornale e sul sito “Sbilanciamoci” (che a quel giornale si ispira), era stato sapientemente orientato in modo da “scongiurare la follia del ritorno alle valute nazionali” (vedi qui gli squallidi dettagli). Lo sapevo bene, visto che il mio contributo a quel dibattito, pubblicato non senza qualche resistenza, era stato astutamente presentato come il delirio di un nazional-fascista, nemico della vedova, dell”orfano, del proletario. E questo semplicemente perché mi ero permesso di ricordare una cosa ben nota agli economisti e scritta in tutti i testi di economia monetaria internazionale: ovvero, che l”imposizione della moneta unica a una zona che non è ottimale dal punto di vista monetario implica che il peso degli aggiustamenti macroeconomici si scarichi interamente sui salari. Quello che oggi chiamiamo, pudicamente, “svalutazione interna”, e che io chiamavo, nel mio articolo, col suo vero nome: lotta di classe. Buffo paese l”Italia, dove un economista non marxista si trova censurato, su un quotidiano che si definisce “comunista”, per aver nominato la lotta di classe! La “distorsione deflazionistica” dell”euro era quindi assolutamente prevedibile, prevista, e voluta. L”attacco ai salari non è che uno dei due pannelli del fiammeggiante dittico della moneta unica; l”altro è la finanziarizzazione spinta dell”economia. Le due tavole compongono un quadro organico, dove tutto torna.

E in Italia, come in Francia, la sinistra ci è cascata!

Ma ad ogni peccato misericordia… Il povero giornale della pseudo-sinistra attendeva la mancia del potere (il finanziamento pubblico, che non ha avuto): non si può volergliene se l”istinto di sopravvivenza gli ha fatto fare un passo falso… o svariati, visto il numero di intellettuali che si sono lamentati con me di essere stati censurati in questo pseudo-dibattito, solo perché avrebbero voluto esprimersi criticamente riguardo all”euro. Ma in Natura non c”è che un elemento più duro del diamante: il pensiero unico della destra neoliberale. E non c”è che un elemento più duro del pensiero unico di destra: il pensiero unico di sinistra, quand”è, come oggi in Italia, di destra!

Dimentichiamoci ora lo pseudo-giornale della pseudo-sinistra. Se ne occupino i tribunali: è fallito: il mercato (ironia della sorte) ha vendicato i lettori comunisti.

Torniamo all”attualità.

Nel mio articolo facevo una previsione che ieri si è realizzata. E siccome ciò succede rarissimamente a un economista, mi scuserete se ci tengo a sottolinearla. Sono troppo pigro per tradurre integralmente il mio articolo: vi traduco la fine, che è quella che ci riguarda oggi:

“Dall”euro usciremo, perché alla fine la Germania segherà il ramo su cui è seduta. Sta alla sinistra rendersene conto e gestire questo processo, anziché finire sbriciolata. Non sto parlando delle prossime elezioni. Berlusconi se ne andrà: dieci anni di euro hanno creato tensioni tali per cui la macelleria sociale deve ora lavorare a pieno regime. E gli schizzi di sangue stonano meno sul grembiule rosso. Sarà ancora una volta concesso alla sinistra della Realpolitik di gestire la situazione, perché esiste un”altra illusione della politica economica, quella che rende più accettabili politiche di destra se chi le attua dice di essere di sinistra. Ma gli elettori cominciano a intuire che la macelleria sociale si può chiudere uscendo dall”euro. Cara Rossanda, gli operai non sono “scombussolati”, come dice lei: stanno solo capendo. “Peccato e vergogna non restano nascosti”, dice lo spirito maligno a Gretchen. Così, dopo vent”anni di Realpolitik, ad annaspare dove non si tocca si ritrovano i politici di sinistra, stretti fra la necessità di ossequiare la finanza, e quella di giustificare al loro elettorato una scelta fascista non tanto per le sue conseguenze di classe, quanto per il paternalismo con il quale è stata imposta. Si espongono così alle incursioni delle varie Marine Le Pen che si stanno affacciando in paesi di democrazia più compiuta, e presto anche da noi. Perché le politiche di destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra.

Come previsto, la pseudo-sinistra si impantana, anche se vince le elezioni.

Le speranze ingenuamente accarezzate da certuni di assistere a uno sfondamento di Mélenchon si sono sgonfiate, come era ovvio. Perché gli elettori francesi hanno capito che Mélenchon non è che una modesta spalla dello scialbo Quisling che deve ora prendere il potere per fare il lavoro sporco, quell”Hollande le cui minacce alla Merkel appartengono al “teatrino della politica” (come l”avrebbe chiamato Berlusconi) e sono prive di credibilità. Poiché è assolutamente chiaro che Hollande è inviato a fare in Francia il lavoro che Schroeder ha già fatto in Germania, e che Monti sta facendo in Italia (e Rajoy in Francia, e…). Un lavoro al quale la Merkel è ben lungi dall”opporsi, visto che anche lei sta al posto suo per lo stesso motivo: distruggere le ultime vestigia dei diritti dei lavoratori, perché la logica del profitto immediato possa definitivamente impadronirsi dello spazio politico, economico, culturale, antropologico, umano dell”Europa.

E gli elettori hanno capito che in questo gioco Mélenchon, evidentemente, non era che un figurante, che ha giocato le sue carte per mercanteggiare una poltrona ma, ahimè, ha perso. Non lo rimpiangeremo troppo, abbiamo ben altro da fare. Dobbiamo prima ammettere il fatto che fin da ora ora il vero vincitore di queste elezioni è il Fronte Nazionale, e dobbiamo trarne le conseguenze. Il Fronte Nazionale non accederà certo al potere (si tranquillizzino i pavidi), ma ha mostrato quale potenziale possa esprimere una forza politica che abbia il coraggio di orientare il dibattito sulle vere questioni politiche ed economiche che tutti abbiamo davanti: le derive della mondializzazione e della finanziarizzazione selvaggia dell”economia, di cui l”euro (e il mito di renderlo sostenibile con una chimerica “unità politica europea”) sono elementi essenziali. Ed è da questi elementi che bisogna cominciare se si vuole smontare il meccanismo che procede a schiacciarci.

C”è ancora tempo. È ormai tempo perché la sinistra, in Francia come in Italia, apra un vero dibattito, un dibattito senza pregiudizi sul significato dell”euro, e sugli scenari di uscita. So bene che la Francia è già molto più avanzata dell”Italia su questo cammino, e non ne sono sorpreso: siete pur sempre il paese della Rivoluzione, mentre noi non siamo stati che il paese delle rivolte, rivolte di corto respiro, per lo più: cacciare gli Angioini per chiamare i Valois… Ma c”è un rischio che correte esattamente come noi: il rischio di lasciare alla destra l”opportunità di definire, in negativo, la vostra agenda politica. “Marine parla di uscire dall”euro? Allora noi non ne possiamo parlare, perché lei è di destra, noi di sinistra, e non sarebbe decoroso per degli intellettuali di sinistra di discutere ipotesi di destra!”. Ecco il rischio. Siate vigili, pensate con la vostra testa!

Cari amici francesi, ora avrete il vostro Quisling per cinque anni, come noi abbiamo il nostro, e dopo averlo provato, è nell”ordine naturale delle cose che darete il potere alla forza politica che vi mostrerà un”uscita dall”orribile incubo dell”euro, di cui gli elettori avranno il tempo di apprezzare la natura.

E se fra 5 anni ci sarà solo la dolce Marine a mostrare il cammino, è lei che i francesi seguiranno. E la colpa non sarà degli “operai scombussolati” di cui parla Mme Rossanda (che non mi pare si orienti più di tanto) ma degli “intellettuali” che non avranno saputo costruire una vera alternativa.

Detto in altre parole: Mélenchon è (era?) il Vendola francese. Che il Vendola (o i Vendola) italiani capiscano qual è il prezzo di non dire la verità. Volete le cifre? Significa entrare alle elezioni proiettati oltre il 15%, e uscirne intorno al 10%. Mentire è un eurodelitto, al quale, come sapete, non può che seguire inesorabile l”eurocastigo.

Fonte: http://goofynomics.blogspot.it/

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