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Contadini con la laurea

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19 Maggio 2012 - 23.03


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Sardegna: chi lascia la carriera per aprire un”azienda bio.

di Antonetta Demurtas – lettera43.it.

Milena Carta ha 35 anni, Bobore Bussa 37, sono laureati (lei in Scienze ambientali, lui in Scienze politiche) sposati, hanno un bambino di un anno. E fanno gli agricoltori.
Per capire come mai dopo tanti anni passati sui libri abbiano deciso di aprire un”azienda biologica tra Nuoro e Orgosolo, non c”è bisogno di scomodare Jean-Jacques Rousseau e il suo auspicato «ritorno alla natura». E neanche il filosofo Ludwig Feuerbach che sosteneva: «Siamo quello che mangiamo».

CONQUISTARE IL MERCATO INTERNO. Per capire la loro scelta basta fare due conti. «In Sardegna importiamo l”80% di prodotti ortofrutticoli, arrivano tutti dal Continente o dalla Spagna», dice a Lettera43.it Milena, «quindi il mercato c”è, dobbiamo solo provare a conquistarlo».
Ad avere spinto la giovane coppia ad aprire nel 2009 l”azienda Massajos non sono però solo l”entusiasmo e l”ottimismo, ma un”esigenza personale, quasi primaria: «Volevamo coltivare prodotti biologici per la nostra famiglia e così abbiamo deciso di iniziare a farlo anche per i cittadini di Nuoro».

«Non servono finanziamenti ma agevolazioni per i costi che sosteniamo»

È il sogno di un”economia a chilometro zero ad aver fatto sì che riprendessero in mano i terreni ereditati dal nonno di Bobore per trasformarli in un”oasi verde dove l”agricoltura convenzionale a base di pesticidi è bandita.
Producono solo frutta e verdure bio, e ogni settimana riescono a soddisfare una trentina di famiglie. «Consegniamo a domicilio cassette miste con i prodotti di stagione». Dieci euro a cassetta, una media di due euro al chilo, a cui si aggiunge ciò che si riesce a vendere al mercato biologico cittadino.

L”AIUTO DEI GENITORI. Il capitale per iniziare l”attività è stato minimo, dicono, e comunque anche per quello l”aiuto dei genitori è stato fondamentale. «Non abbiamo ricevuto nessun incentivo né finanziamento dell”Ue o della Regione, siamo partiti con le poche risorse che avevamo», raccontano.
Anche per questo l”azienda non ha dipendenti, ma viene mandata avanti con il sudore e la fatica dei due ragazzi. E quello di alcuni familiari e amici che nei periodi di semina e raccolta offrono le loro braccia.

IL PESO DELLE TASSE. «Ci arrangiamo», spiega Milena, «avere un dipendente, tra stipendio e tasse ci costerebbe 2.500 euro e per ora non ce lo possiamo permettere». Quello che pesa di più infatti è il carico fiscale.
«Per fare i contadini», conferma l”imprenditrice, «non servono finanziamenti a fondo perduto o incentivi ma agevolazioni per i costi che sosteniamo».
Secondo Milena il problema non è tanto riuscire ad acquistare o affittare i terreni, sui quali – se pubblici -con il decreto liberalizzazioni gli agricoltori under 35 dovrebbero avere un diritto di prelazione.
«La difficoltà più grande è riuscire a mantenerli». Tra il costo del carburante, le bollette dell”energia elettrica e dell”acqua per l”irrigazione, «i costi diventano spesso insostenibili».

AGRICOLTURA INTELLIGENTE. Per fortuna ci sono l”agricoltura intelligente e l”uso sapiente delle colture. «Qui non ragioniamo come nell”agricoltura tradizionale dove in ettari ed ettari di terreno si pianta un solo prodotto, ma diversifichiamo anche per evitare il rischio che la malattia di una pianta mandi all”aria un intero raccolto».
Niente di nuovo. In realtà, infatti, «un tempo si faceva proprio così», continua Milena, «poi la globalizzazione ha convinto i contadini a dedicarsi a una sola coltura per vendere maggiori quantità di prodotto. Ma questo ha determinato anche un abbassamento del prezzo».

Orto sinergico e filiera corta: il segreto del successo

Bambini al lavoro nell''orto sinergico dell''azienda Massajos (Nuoro).

Bambini al lavoro nell”orto sinergico dell”azienda Massajos (Nuoro).

A Massajos invece la parola d”ordine è diversificare. Nei quasi cinque ettari dell”azienda, Bobore e Milena hanno iniziato a coltivare un orto biologico e uno sinergico, un oliveto, e da quest”anno hanno creato anche un frutteto della biodiversità.

LE PIANTE ANTICHE. Nessuna mela Golden o uva Italia, ma varietà di frutti antichi che si coltivavano un tempo e che «sono più resistenti alle avversità climatiche e agli attacchi dei parassiti».
L”idea è quella di offrire ai propri clienti frutta e verdure diverse da quelle che si possono trovare in ogni supermercato del Paese.

IL RECUPERO DELLA TRADIZIONE. Attraverso il recupero della tradizione e una ricerca svolta tra gli agricoltori più anziani, che ancora conservano i semi dopo il raccolto, Milena e Bobore sono così riusciti a ”salvare” piante autoctone. Come per esempio la «pira camusina» (un tipo di pera), la cicerchia (una specie di pisello schiacciato come la fava), lo scalogno e tantissime varietà di fagioli, tra cui il «brent”e monza» (pancia di suora), di color nero con la pancia bianchissima.

LA LOGICA DELLA COLTIVAZIONE. Proprio in questi giorni in azienda sono iniziati i preparativi per la semina di questi prodotti. «Bobore ha già tagliato l”erba, preparato i cumuli di terra e disposto l”impianto di irrigazione». A guardare l”orto sinergico di Milena e Bobore, tutto sembra coltivato in maniera casuale, ma in realtà la logica è chiara: «Creare un ecosistema che si autosostenga senza impoverire troppo il terreno», spiega Milena.

SOLO TERRA E PAGLIA. Alla base del cumulo di terra di solito si mettono aglio e cipolla che, con il loro odore, allontanano alcuni insetti dannosi; in cima stanno invece le piante più delicate, come fagioli e pomodori.
Tutto viene poi coperto con la paglia che «ha la funzione di proteggere il terreno, mantenerne l”umidità e, attraverso la sua decomposizione, di fertilizzarlo in maniera naturale».

PIANTE ANTI-PARASSITI. Tutto intorno inoltre ci sono siepi di piante aromatiche che attirano gli insetti in grado di combattere i parassiti. Quelle profumate come la lavanda e il rosmarino, per esempio, «richiamano le coccinelle che si nutrono di afidi e sono quindi fondamentali».

«Se usassimo la zappa, non avremmo il tempo di fare altro»

Dopo la semina, si lascia che la natura faccia il suo corso.
«Tra un mese e mezzo inizieremo a raccogliere i primi frutti», dicono con soddisfazione.
Milena non è però spaventata dalla mole di lavoro che l”aspetta. «Non usiamo più la zappa come un tempo, anche perché sarebbe proibitivo: non avremmo il tempo di svolgere quelle attività integrative che ci permettono il sostentamento per tutto l”anno».

ATTIVITÀ INTEGRATIVE. «Vivere di sola coltivazione è infatti ancora un sogno», aggiunge Milena, «per ora lo possiamo fare solo da giugno a dicembre».
Per il resto serve l”ingegno. Così i due giovani agricoltori offrono la loro consulenza ad altre imprese, associazioni ed enti, e hanno creato una fattoria didattica.

LA FATTORIA DIDATTICA. La struttura, accreditata dalla Regione, ogni giorno ospita scolaresche a cui Milena e Bobore mostrano come funziona un”azienda agricola. «La mattina curiamo l”orto insieme e il pomeriggio svolgiamo attività di laboratorio».
E se la montagna non va da Maometto, sono Milena e Bobore ad andare nelle scuole e trasmettere l”amore per l”agricoltura. «Molti bambini sono abituati a mangiare tanta carne e conoscono pochissime verdure». Per questo avvicinare i piccoli al mondo bio «è fondamentale».

IL FILO CON IL CONSUMATORE. Il sogno della coppia, infatti, è che un domani «siano i clienti a venire in azienda e raccogliersi le verdure da soli».
Se infatti già oggi i due sono riusciti a ricreare l”antico rapporto tra produttore e consumatore, un «domani si potrebbe dar vita a una nuova sinergia». Un”agricoltura davvero sostenibile e produttiva.

 

Fonte: http://www.lettera43.it/economia/aziende/contadini-con-la-laurea_4367549379.htm.

 

 

 

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