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Ce l”hanno fatta: incentivi al termoelettrico, limitazioni al fotovoltaico (che produceva troppo e gratis). E chi paga? Naturalmente, noi.
di Debora Billi – Petrolio
Da quel giorno, è infatti cominciata la battaglia dei produttori tradizionali contro la produzione di energia rinnovabile, che li costringeva a rimetterci fior di soldoni. “Non cederanno senza combattere”, qui raccontavamo la storia successiva. Con buona pace delle tanto sacre leggi del mercato, si è cercato in tutti i modi di porre un freno all”enorme produzione italiana di energia gratuita solare affinché le centrali a olio combustibile e turbogas non dovessero chiudere i battenti. Il bello è che abbiamo praticamente un problema di sovrapproduzione (ma non dovevamo fare le urgentissime centrali nucleari?
Ora si scopre che abbiamo energia in avanzo?), e quindi invece di privilegiare il rinnovabile lo si blocca. Come? Col trucchetto del capacity payment, ovvero le centrali saranno ora remunerate in base alla potenza e non alla produzione effettiva. Tutto ciò serve, ehhh, per “stabilizzare la produzione“.
Toh. E chi paga?
Pantalone, con altri soldi presi dalla bolletta.
Socializziamo le perdite dei prenditori, come al solito. Ci si incavola persino Confindustria, il che è tutto dire. Ma un senatore risponde indignato, e difende il capacity payment: un senatore del PD, naturalmente. Quando c”è di mezzo l”Enel sono sempre in prima fila.
Intanto, ad agosto distacchi programmati per gli impianti fotovoltaici. Producono troppo, ancora.  (foto:infophoto)
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