di Pino Cabras
è sentita anche a Roma, nella bella manifestazione del 7 maggio 2016.
La consapevolezza del pericolo rappresentato da questo trattato è
cresciuta nel corso del tempo, anche grazie ai tanti articoli che sono
stati pubblicati in proposito. Raccomando ad esempio la lettura di un articolo del 2014 di Pierluigi Fagan: Geopolitica dei trattati di libero asservimento,
che descriveva in modo esatto la fine della “prima globalizzazione†e
l’apertura di una fase del tutto nuova, che nessuno ancora sapeva
raccontare.
trattato di libero scambio bensì “un contratto di accoppiamento
strutturale per formattare un
sistema che abbia gli Usa come centro
di gravità : è propriamente un trattato geopoliticoâ€.
potrebbe non esser firmato prima della fine della presidenza Obama e, con
ciò, rimandato sine die.
livello paranoico di segreto che è stato imposto alla discussione del
trattato, come è stato spiegato in dettaglio anche a La Gabbia.
Mentre in altri paesi i governi stanno opponendo resistenza, in Italia
la propensione di Matteo Renzi è quella di cedere su tutta la linea.
confrontandolo – come già implicava l’articolo di Fagan – con l’altro
grande trattato geopolitico-economico che gli USA stanno modellando, il Partenariato Trans-Pacifico (TPP), una specie di cugino del TTIP. Cugino sì, ma non poi così somigliante.
ove uno di questi Stati avesse la forza politica di sfilarsi dal
trattato, il TPP sopravvivrebbe e potrebbe essere bilanciato
dall’aggiungersi di altri Stati.
TTIP è diversa dal TPP, perché unirebbe USA e UE, e quest’ultima non è
(ancora) uno Stato ma a sua volta un’organizzazione che si basa su un
Trattato. Dunque, se il trattato UE dovesse rompersi, ecco che
automaticamente anche il TTIP crollerebbe, azzerando tutto. Inoltre, dal
punto di vista politico interno degli Stati aderenti alla UE, ai mal di
pancia dei settori già euroscettici si assommerebbero quelli anti-TTIP,
per cui prenderebbe grande slancio l’idea che UE+TTIP sono
irriformabili e l’unica possibilità sarebbe la rotturaâ€.
passato, a muoversi non sono solo i cortei di manifestanti, ma ingenti
forze economiche “nazionaliâ€. Santini lo sottolinea: “Sembrerebbe che ai
piani alti di qualche grattacielo americano si siano accorti di questo
pericolo e che il TTIP ora basato sull’accordo USA-UE possa essere molto
fragile. Le sollecitazioni che sta vivendo la UE (Brexit, Grexit,
Schengen, ecc.) ma anche le stesse “fughe di notizie†del TTIPleaks, potrebbero, in parte, arrivare anche da quella direzione».
ovunque la voglia di rompere la dittatura del regime europeo. Ogni crisi
– in Gran Bretagna, in Grecia, in Spagna, più la grande crisi delle
migrazioni – è la faccia di un prisma, il volume di una grande crisi
europea nel suo insieme, dove nessuno osa più parlare, a parte Laura
Boldrini, di “sogno europeoâ€.
sarebbe meglio disarticolare prima la UE, e solo successivamente fare un
trattato con alcuni Stati europei, quelli più affidabili,
singolarmente, come nello schema del TPPâ€. Una sorta di versione “lightâ€
del TTIP. Alcuni rimarrebbero fuori, inizialmente, ma poi ne sarebbero
fatalmente (tempo al tempo) attratti dentro. Insomma, come è accaduto
con la Francia con NATO. Prima fuori, poi dentro.
realtà un progetto geopolitico di lungo periodo che eviterà di
impiccarsi a una formula, se questa dovesse risultare impossibile, ma
cercherà diverse vie per arrivare a blindare un’area geopolitica legata
comunque agli USA. È un progetto che vuole formattare il sistema in
tanti modi diversi tendenti allo stesso obiettivo.
dal lato dalla futuribile “NATO Economicaâ€, vanno intanto avanti gli
atti della NATO che c’è già , quella militare:
dove si incrementano le esercitazioni militari e il tutto si salda a un
incoraggiamento della “russofobia†nelle classi dirigenti, fino alla
riabilitazione delle correnti naziste;
europeo e tralasciamo in questa occasione le crisi che si originano nel
Medio Oriente – dove la NATO ha giocato ugualmente un ruolo perturbatore
– nonostante anch’esse si proiettino sull’Europa.
separazione artificiosa fra interessi europei e russi, che altrimenti
sarebbero complementari e reciprocamente convenienti in termini di
sicurezza militare, energetica ed economica.
USA. Nel 2017 si voterà in Francia, Nel 2018 in Italia e Germania. Nel
2019 si rinnoverà la Commissione europea. L’opzione di “comprare tempoâ€
(temporeggiare, tirare a campare) a questo punto piacerà a molti.
Qualcuno perciò si premunisce per il momento in cui i nodi verranno al
pettine: la NATO-che-c’è-già sta creando una nuova cortina che circonda
un sistema europeo in trasformazione-disgregazione. Chissà se il tempo
che tutti compreranno basterà a far prevalere la trasformazione sulla
disgregazione. In ogni caso, il volto dell’Europa sarà cambiato,
sottoposto a una preponderanza del progetto militare. Inutile
sottolineare i pericoli di guerra. Finché i popoli europei non si
batteranno per la loro sovranità , questo pericolo incomberà , in aggiunta alle altre insicurezze economiche.
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