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40 miliardi presto nel nulla

'Il sistema bancario così com''è strutturato è superato, fallito e insalvabile. Dove finirà il ‘salvataggio’ che potrebbe portarci in casa la Trojka? [G. Masala]'

40 miliardi presto nel nulla
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28 Giugno 2016 - 18.03


ATF

di
Giuseppe Masala
.

Sotto la superficie del profluvio di una
retorica europeista avariata, di un politically
correctness
idiota e anche di un certo riflusso di bile, si stanno
prendendo decisioni fondamentali per la sopravvivenza dell”Europa per come la
conosciamo oggi. Sembra emergere che il fulcro
del piano di salvataggio dell”Europa
sia il salvataggio dell”Italia e del
suo sistema finanziario completamente
decotto
.

Infatti stanno diventando sempre più
insistenti le voci di un piano di salvataggio da 40 miliardi per il sistema bancario italiano, ormai decapitalizzato
(se non con il Capitale Proprio completamente disintegrato). Tutto si gioca sul
modo in cui saranno concessi questi 40 miliardi per ricapitalizzare le banche
italiane: le regole europee vietano l”intervento diretto dello Stato e pertanto
il percorso previsto sarebbe quello dell”intervento del fondo Europeo ESM, con
relativo commissariamento politico
dell”Italia
e con lo sbarco della famigerata Trojka a Roma, per dirigere un cosiddetto piano di
“risanamento”: cioè, come sempre, tagli feroci allo stato sociale (il poco che in Italia è rimasto) e
privatizzazioni con la vendita dei
rimanenti gioielli di Stato (tra l”altro qualcuno ci spieghi per quale ragione
se lo Stato non sa amministrare le sue aziende sono invece, sempre, dei gioielli
su cui il capitale privato non vede l”ora di mettere le mani).

Nel caso italiano facile capire che i
gioielli sono: ENI, ENEL, Ferrovie e poco altro ormai. Poi rimarrebbero i gioielli veri, Musei e siti archeologici davvero unici
al mondo e orgoglio della cultura italiana.

Ovvio che un simile epilogo sarebbe la fine
politica di Matteo Renzi e del PD. Infatti – a quanto si legge – i governanti
italiani vorrebbero una deroga alle
regole europee consentendo allo stato di indebitarsi di ulteriori 40 miliardi
per finanziare in proprio la ricapitalizzazione delle banche. La
“scusa” per ottenere questa deroga sarebbe racchiusa in una parolina
magica
#Brexit. In altri termini: si vuole una deroga quando ci sono shock macroeconomici e politici di
grande portata di tipo
esogeno,
ovvero esterni alla politica e all”economia nazionale: tale è appunto il
#Brexit rispetto all”Italia.

Se ottenessero la cosa, sarebbe un bel
miracolo della nostra diplomazia.

Ma questa ricapitalizzazione delle banche
sarebbe risolutiva per l”economia italiana? No, non lo sarebbe affatto, con
buona pace di quel professor Giavazzi
(che capisce molto meno di economia del mio tabaccaio) teorico di questo
“scudo bancario” da 40 miliardi: sull”economia – anzi sarebbe più giusto dire sull”ecosistema economico –
ricade l’influenza di infiniti fattori politici, sociali, propriamente
economici e tecnologici che non funzionano in maniera deterministica come i
circuiti elettronici che l”Ingegner Giavazzi ha studiato. Il sistema bancario
rimarrebbe esposto ad altri shock politici esterni (l”uscita di altre nazioni
quali la Danimarca per esempio), l”aumento ulteriore del debito pubblico
italiano si sostanzierà comunque in ulteriori tagli e di conseguenza in minor
crescita e infine in aumento della povertà e delle crisi aziendali, con
relativo aumento delle sofferenze bancarie stesse: un serpente che si morde la
coda.

Entro due o tre anni si ritornerebbe al
punto di partenza di banche gravate da infinite perdite sui soldi prestati.

Non solo: le cripovalute, il blockchain
e il social-home-banking rendono il
nostro sistema bancario – fondato sulla filiale e sul back-office – un modello
vecchio che genera (e genererà sempre di più) perdite anziché profitti.

Bisogna
prendere atto che il sistema bancario per com”è strutturato è superato, fallito
e insalvabile
. E mi fermo qui sulle criticità, ma altre
ce ne sarebbero a partire dai prezzi
super gonfiati delle case
e di conseguenza l”assoluta inadeguatezza di un
sistema bancario fondato, come modello di business, sulla concessione di mutui immobiliari esosissimi.

Insomma, difficile che con questi 40
miliardi si risolva qualcosa: si rimane dove si è. Al di là dell”immediato
aumento della crescita del valore delle azioni che scaturirebbe dalla
ricapitalizzazione. Passata l”euforia montata dai corifei dell”informazione ci
accorgeremo che non è cambiato assolutamente nulla. E bene farebbero le élites a capire che il confondere il reale con la borsa è la
manifestazione suprema del cretinismo e dello “sclerotismo” finanziario

di cui questa nazione sta morendo.
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