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Il corpo estraneo

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5 Agosto 2012 - 08.54


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di Alberto Melotto*

Due notizie, hanno tenuto banco nelle ultime settimane, e pur essendo apparentemente prive di legami fra loro, sono degne di analisi per ciò che possiedono di affine. Da una parte l”ennesimo annuncio di apertura di indagine nei confronti del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, dall”altra la chiusura di sei reparti dello stabilimento siderurgico dell”Ilva, in quel di Taranto.

Cos”hanno in comune questi due eventi? A mio avviso, il ruolo che in entrambi i contesti ha assunto, suo malgrado, la magistratura, un ruolo di supplente, che supplisce appunto alle carenze altrui.

Cominciamo dalle pendenze giudiziarie a carico dell”uomo dalle camicie d”oro, l”uomo alla guida di quella moderna Torre di Babele che è il Pirellone, anche se il parallelo più corretto sarebbe quello con Sodoma e Gomorra.

In una intervista a Panorama, Formigoni afferma che i milanesi non hanno nulla da ridire sulle sue frequentazioni con Daccò, anzi ne sono ben contenti, si dicono l”un l”altro il Formigoni lavora tutto l”anno, è giusto che ogni tanto si diverta. Che un certo tipo di frequentazioni sollevi immediatamente giustificati sospetti di favori in cambio di lucrose commesse, dunque ai milanesi non interessa, secondo “il” Formigoni. D”altra parte, il morso della crisi obbliga a cercarsi un munifico sponsor per potersi recare nei luoghi di villeggiatura, se ne faranno una ragione anche le persone comuni.

Se poi allarghiamo lo sguardo a quella moderna corte dei miracoli che è la giunta lombarda, la tristezza si fa ancora più profonda, da Nicole Minetti al dimissionario Renzo Bossi.

Ragionava Peter Gomez sul Fatto Quotidiano in questi termini: negli altri paesi europei è la stessa opinione pubblica a fungere da filtro al momento di andare al voto, impedendo preventivamente che vengano messi in posizioni di responsabilità personaggi dalla dubbia moralità, i quali potrebbero comportarsi in maniera poco onesta. Per svolgere questa parte, aggiungiamo noi, occorrerebbe che l”elettorato ragionasse con obiettività e si nutrisse di un”informazione non legata al carro di qualche potentato finanziario o politico. Diventare cittadini, invece di attardarsi a comportarsi da sudditi, come i clientes che elemosinavano il cibo dai patrizi della classicità latina.

Che il voto di scambio sia ancora una realtà ben presente nel nostro paese, lo sappiamo bene, come sappiamo che i partiti oggi presenti in Parlamento possiedono una vasta rete di interessi in grado di calamitare l”attenzione di persone bisognose di lavoro. Del multiforme impero mediatico del pluriprocessato Silvio Berlusconi è quasi inutile parlare (assicurazioni, televisioni, editoria, e molto altro ancora) mentre andrebbe spesa qualche parola sulle cooperative legate all-ex-Pci: una cooperativa del ramo costruzioni, la Cmc di Ravenna, è casualmente impegnata nel tristo affaire della Torino Lione, il famigerato Tav.

Il dominio dei partiti istituzionali sulla società civile sembra una versione estesa, a cerchi concentrici, del familismo amorale di cui parlava il sociologo Edward Banfield.

Si privilegia la dimensione sotterranea e arbitraria del favore che preclude la cura del bene e dell”interesse comune.

Non stupisce che in questo quadro, antropologicamente arcaico e dai tratti fissati per l”eternità, l”azione dei magistrati stoni come l”apparizione del marziano a Roma di Ennio Flaiano. Come alieni venuti da un mondo lontano, i magistrati agiscono sulla base di un disegno (il rispettto delle leggi) percepito come oscuro, e perciò guardato con sospetto, da buona parte della popolazione italiana.

Se questa affermazione può apparire iperbolica, si pensi agli operai, che, davanti al tribunale, applaudono i dirigenti dell”Ilva responsabili della mancata tutela della salute pubblica.

Siamo poi molto lontani dal finale de Il caimano, quando il leader populista Berlusconi, interpretato da Nanni Moretti, aizzava la folla inferocita a fare a pezzi i giudici, colpevoli di aver indagato sui suoi loschi affari?

Non si creda che si voglia, con snobistico distacco, sottovalutare il dramma di tante famiglie che rischiano di perdere il posto di lavoro. La scelta tra l”umiliazione della miseria e la morte per cancro ci sembra comunque non degna di fare da spartiacque del nostro futuro. Inoltre, è l”intera popolazione della città di Taranto a soffrire per questa situazione, a dimostrazione che questa, pronunciata dal capitale contro la salute dei lavoratori è una guerra novecentesca, ovvero una guerra che non fa prigionieri anche fra i civili, oltre che fra i soldati.

Forse, fuori dalla dimensione filmica, i magistrati non dovranno temere per la propria vita, ma di certo numerosi segnali, dal taglio di enti che si occupano di analisi per conto della magistratura alla cancellazione degli stessi tribunali annunciata dal governo Monti, ci dicono di una voce estranea al comune sentire che si vuole ridurre ad innocuo ronzio. La polvere sotto il tappeto, lo scheletro (del caro estinto) nell”armadio .

(5 agosto 2012)

* Alternativa – Alternativa Piemonte

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