‘Gentile Sig. Chiesa,
Non so da dove abbia preso il dato secondo cui solo il 3% dei cittadini italiani si informa attraverso i giornali ed internet, dato su cui ha costruito il suo articolo Extreme Lie.
E” proprio quel dato ad essere falso, anzi “Extreme Lie”. Proprio per la situazione di estremo controllo della comunicazione e dell”informazione che vive il nostro paese, i cittadini hanno cercato altre vie, esattamente come succede in certi paesi del Maghreb ad esempio dove però le infrastrutture sono più scarse.
L”Italia è al quinto posto nel mondo in partecipazione politica e sociale sul web (in rapporto agli abitanti) subito dietro la Cina, tanto per dire.
Venti milioni di persone usano frequentemente una connessione al web e dieci milioni la usano per informarsi e comunicare al di fuori dei canali tradizionali (tv). Certo non si hanno dati certi sulla qualità dell”informazione che cercano e trovano o del metodo comunicativo che usano ma sono dati che esprimono che un cambiamento è già in atto, lento, a piccoli passi ma inesorabile perché portato avanti dalle nuove generazioni. Sono dati estrapolati da fonti della UE, lei dovrebbe conoscerli. Non sia pessimista.
Con stima,
Riccardo
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Dove ho preso questi dati? Dalla mia esperienza, dall”esplorazione del web, dalla conoscenza diretta, minuziosa, di come la gente legge i giornali e visita il web. Infine dallo stato delle menti nel nostro paese.
Se il quadro fosse così consolante come lei pensa, l”Italia non si troverebbe nel brago in cui si trova. E anche l”America – che è in testa al mondo per uso di Internet, non starebbe precipitando nel totalitarismo, come sta facendo (dia un”occhiatina al volume, appena uscito da Fazi Editore, intitolato Democrazia SpA, autore: Sheldon Wolin). Certo: il cambiamento è in atto.
Solo che non è univocamente verso il “progresso” che lei crede. Provi a ipotizzare anche dei cambiamenti verso il “regresso”. Che non sarebbe neanche la prima volta nella storia dell”ultimo secolo. Inesorabile? Ci sono poche cose inesorabili e spesso sono le manifestazioni di una profonda incultura. Una di queste l”idea che le nuove generazioni siano migliori delle vecchie. Mi chiedo su cosa basi questa sua convinzione. Io dico che “dipende”. Può essere così, oppure no.
Queste generazioni sono state allevate nel pensiero unico. Come potrebbero essere più colte? In massa sono più stupide e più incolte.
Soprattutto sono state già trasformate, in massa, in consumatori compulsivi. Hanno perduto il senso della realtà e, insieme, la loro qualifica di cittadini. Le faccio solo un esempio. Americano. Ai tempi della guerra del Vietnam l”America ebbe un sussulto possente di protesta, che modificò profondamente la coscienza nazionale. Per una certa fase. Ai tempi della guerra contro l”Iraq non una università americana trovò la voce per manifestare il proprio dissenso. Deve lo vede il progresso?
Ma credo di sapere da dove vengono le sue convinzioni. Lei proietta sul resto del mondo la sua personalissima esperienza. Lei legge, e s”informa sul web. E pensa che tutti facciano come lei, e che tutti, tra non molto, faranno come lei. È un classico difetto degl”intellettuali. I quali, com”è noto, non capiscono nulla di quello che accade nelle menti dei non intellettuali, che sono la stragrande maggioranza di ogni popolazione, in ogni stato e paese. Questo le produce una distorsione ottica molto seria.
E ce n”è un”altra. Lei non sa misurare i tempi della crisi. Che è molto, ma molto più veloce della crescita dei frequentatori intelligenti del web (cioè di quelli che vanno sul web per informarsi).
Lei prende per buone le statistiche imbecilli dell”Unione Europea, costruite da ricercatori che sono, per l”80% ingenui e per il 20% pagati per apparire tali. Basate comunque sull”assunto risibile del “progresso” che lei pone alla base delle sue analisi. Lei trascura che la crescita del web avviene con gli stessi parametri della crescita della società dei consumi, cioè è per il 97% mercato e per il 3% scarso per l”informazione e la cultura. E cosa produce questa crescita? Non certo intelligenza e nemmeno cultura, perché il mercato non comporta e non prevede incrementi di cultura. A meno che la cultura non sia la lettura delle strisce a fondo schermo che danno i numeri delle Borse, cioè del lotto.
Lei stesso dimostra il mio assunto. In questa lettera. Lei è in pieno diritto, naturalmente, di essere in completo o parziale disaccordo con quanto io penso e scrivo. Ma considerare i miei eventuali errori (di me, povero frequentatore del web, come lei, come lei senza potere e senza influenza alcuna sull”andamento del mainstream), come extreme lie, significa che lei non ha mai letto una riga di Guy Debord (La società dello spettacolo) e di Neil Postman (Divertirsi da morire). La prego, lo faccia, quando ha tempo, tra una schermata e l”altra del suo computer. Scoprirà che la extreme lie è proprio un”altra cosa.
Cordiali saluti,
Giulietto Chiesa
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